Appuntamenti

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mercoledì 6 ottobre 2010

L'Università: "Dovremo chiudere le residenze per gli studenti"

Dalla Regione 10 milioni in meno all’Edisu nel 2011
«Così spariranno anche le 12 mila borse di studio»


ANDREA ROSSI
LA STAMPA - TORINO - 06/10/2010

Le statistiche del ministero lasciano pochi dubbi: in Piemonte c’è un sistema del diritto allo studio che funziona, uno dei migliori in Italia. Tutti gli studenti universitari che hanno diritto ricevono un sostegno, da 2000 a 4500 euro l’anno. Ci sono regioni in cui - altro che cento per cento - la copertura non supera il quaranta per cento. La Regione ha cresciuto in casa un piccolo gioiello, ma ora rischia di mandarlo in frantumi. «Nel 2011 non potremo erogare le borse di studio e nemmeno tenere aperte le residenze universitarie. Insomma, possiamo chiudere», si sfoga la presidente dell’Ente per il diritto allo studio Maria Grazia Pellerino.

Colpa dei tagli incrociati Miur-Regione. L’Edisu quest’anno chiuderà il bilancio in pareggio a 65 milioni di euro: circa i due terzi sono stati spesi in borse di studio per oltre 12 mila studenti; il resto in servizi, contratti e manutenzioni delle 23 sedi in regione, di cui 15 a Torino. A luglio l’assestamento di bilancio varato dalla giunta Cota ha ridotto lo stanziamento regionale, ad anno in corso, da 25 a 17 milioni di euro. «Ce l’abbiamo fatta solo grazie agli avanzi di bilancio delle gestioni precedenti», spiega la presidente Maria Grazia Pellerino, «segno che avevamo utilizzato le risorse in modo oculato e virtuoso».

L’anno prossimo non sarà più possibile. Le casse si sono svuotate. E nel bilancio di previsione 2011 la Regione ha pressoché azzerato i fondi: da 17 a 7 milioni, una sforbiciata del 60 per cento che va ad aggiungersi alla cura dimagrante imposta dal ministro Gelmini, altri dieci milioni in meno. Venti milioni da sforbiciare su un bilancio di 65 sono un taglio d’accetta da cui nessuno saprebbe uscire indenne. Figurarsi un ente che non ha possibilità di reperire risorse private perché eroga un servizio pubblico. «A malapena riusciremo a far fronte ai contratti per la gestione delle residenze, i fornitori, i servizi». E il resto? «Con queste cifre non potremo erogare servizi».

La presidente dell’Edisu ha scritto al governatore Cota chiedendo che la Regione riveda il taglio. Le ha risposto, indirettamente, l’assessore al Bilancio Giovanna Quaglia: «Credo siano allarmismi prematuri, visto che il bilancio deve ancora essere discusso. Non ci sono elementi concreti a supporto di queste cifre». Secondo Quaglia «i fondi cui si fa riferimento sono residui dei fondi statali, mentre quelli regionali devono ancora essere stabiliti e fanno parte delle risorse che vogliamo discutere e definire in aula». Il riferimento è al tesoretto di 333 milioni ancora da dividere. Ma il chiarimento non convince l’opposizione. Il consigliere del Pd Roberto Placido, che aveva già sollevato il caso a luglio, attacca a testa bassa: «Alla faccia dell’investimento sul futuro dei nostri giovani. Anziché stare in tv Cota pensi a garantire i fondi necessari a mantenere il Piemonte ai livelli di eccellenza che sempre lo hanno contraddistinto».

Un’altra tegola per le università piemontesi, già alle presi con una valanga di problemi. L’altro giorno, di fronte al bilancio regionale di previsione, che riduceva - almeno per ora - i fondi per università e ricerca da 144 a 7 milioni di euro dai rettorati non si è levata alcuna protesta. Ieri nemmeno, in compenso ci hanno pensato gli studenti: «Qui si calpesta la Costituzione», dice Alice Graziano, presidente del Senato degli studenti dell’Università. «L’articolo 34 dice che capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».

venerdì 20 agosto 2010

Il Politecnico di Torino scrive al Colle

Finanza e Mercati - 30/07/2010





La scheda, stop a rettori e ricercatori a vita. Al massimo 12 facoltà per ateneo

ROMA (29 luglio) - Limite massimo di 8 anni al mandato dei rettori, sforbiciata al numero delle facoltà (al massimo 12 per ateneo), abilitazione nazionale per il reclutamento di professori ordinari e associati, stop ai ricercatori a vita, risorse distribuite agli atenei in base alla qualità della ricerca e della didattica (se saranno gestite male riceveranno meno soldi) e commissariamento per gli atenei in dissesto finanziario: sono alcuni dei punti chiave del ddl di riforma dell'università che ha ricevuto oggi il via libera del Senato per poi passare a settembre all'esame della Camera. Un provvedimento «di regole e di principi», dal momento - hanno spiegato da viale Trastevere - che gli impegni finanziari saranno stabiliti nella prossima manovra.

RETTORI PER 8 ANNI E DISTINZIONE TRA SENATO E CDA I rettori non potranno rimanere in carica per più di 8 anni, con valenza retroattiva (oggi ciascun ateneo decide il numero dei mandati). Per loro è prevista pure la «sfiducia»: se un rettore avrà mal gestito l'ateneo potrà essere sfiduciato dal Senato accademico con maggioranza di almeno 3/4 dei suoi componenti. È prevista una netta distinzione di compiti tra Senato e cda: il primo avanzerà proposte di carattere scientifico ma sarà il Cda - non elettivo, da un minimo di 11 a un massimo di 25 componenti (anche esterni, fino a un massimo di 3) e possibilità di avere anche un presidente esterno - ad avere la responsabilità delle spese e delle assunzioni.

AL MASSIMO 12 FACOLTÀ PER ATENEO Le facoltà potranno essere al massimo 12 per ateneo e i settori scientifico-disciplinari, attualmente 370, saranno dimezzati. Ci sarà la possibilità di federare università vicine (di norma in ambito regionale) per abbattere i costi.

ABILITAZIONE NAZIONALE PER RECLUTARE PROF Per diventare ordinari e associati ci sarà un'abilitazione nazionale. Delle commissioni faranno parte per la prima volta anche membri stranieri. I posti saranno poi attribuiti in seguito a procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. I docenti avranno l'obbligo di certificare la loro presenza a lezione e almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Gli studenti valuteranno i prof e questa valutazione sarà determinante per l'attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero. Quanto all'età pensionabile viene fissata in 70 anni per gli ordinari e 68 per gli associati.

STOP A RICERCATORI A VITA - Peri ricercatori sono previsti contratti a tempo determinato (minimo 4 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali «tenure-track», al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario chiuderà il rapporto con l'ateneo maturando però titoli utili per i concorsi pubblici. Inoltre, il provvedimento abbassa l'età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 2.000 euro. Il ministro Gelmini ha annunciato uno sblocco parziale degli scatti stipendiali che erano stati bloccati ai ricercatori universitari.

GOVERNANCE FLESSIBILE PER UNIVERSITÀ VIRTUOSE Le Università che hanno conseguito stabilità e sostenibilità di bilanci potranno, d'intesa con il ministero dell'Istruzione, sperimentare una governance flessibile, con propri modelli organizzativi.

NASCE UN FONDO PER IL MERITO Sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di studio e di gestire, con tassi bassissimi, i prestiti d'onore. C'è poi la delega al Governo per riformare la legge sul diritto allo studio, d'intesa con le Regioni, con l'obiettivo di spostare il sostegno direttamente agli studenti.

Università: sì agli accordi interregionali per evitare la chiusura dei piccoli atenei


Notizia Oggi Vercelli - 02/08/2010

domenica 25 luglio 2010

Lezioni su iPad e cellulare, comode ma si pagano


Le applicazioni saranno gratuite solo per gli studenti valdostani


ELISABETTA GRAZIANI
TORINO

Stop a levatacce e alle corse in auto per arrivare in aula in tempo. Da settembre le lezioni del Politecnico si scaricano sull’iPad o direttamente sul telefonino. Il progetto ha due versioni. Una a pagamento, il «Poli@home» (600 euro oltre alla tassa annuale), uguale per tutti gli studenti del primo anno. E l’altra che costa quanto un’iscrizione normale ed è più articolata, solo per la sede di Verrès. La convenzione, decennale, è stata firmata ieri tra Politecnico di Torino, Università e Regione della Valle d’Aosta . Gli allievi della Vallèe, registrandosi nella sede torinese, potranno seguire le lezioni online e avranno a disposizione le istruzioni per esercitazioni e laboratori. Non dovranno spostarsi nemmeno per gli esami che si terranno a Verrès con i docenti di Torino.

La novità funziona così: ogni studente segue i corsi in contemporanea ai compagni piemontesi oppure in differita quando viene più comodo, anche in treno. L’importante è avere a portata di mano un palmare e una buona connessione internet. Ma la vera differenza rispetto al «Poli@home» la fanno le ore di laboratorio e di esercizi pratici che si possono effettuare in loco con un tutore. L’insegnante non sarà necessariamente un docente universitario. Il Politecnico vuole attingere anche ai professori degli istituti superiori della Valle: un ulteriore risparmio sui costi della mobilità che in tempi di magra non guasta.

«Il nuovo modello formativo - dice il rettore Francesco Profumo - garantisce una maggiore democrazia nell’istruzione e diventa necessario con i tagli all’offerta didattica imposti dal decreto Gelmini». Per far fronte alla nuova realtà, da settembre le lezioni del primo anno saranno uguali per tutti i corsi di laurea del Politecnico. Ma non a tutto si può rimediare. Contro i provvedimenti del ministro dell’Istruzione, la facoltà di Ingegneria di Torino ha deciso di far slittare gli esami e le sessioni di laurea di settembre. La decisione è stata presa a maggioranza nel consiglio di Facoltà del 21 luglio.

mercoledì 14 luglio 2010

Politecnico, slitta l’inizio delle lezioni

L’avvio non a metà settembre ma il 4 ottobre a causa della protesta contro la Gelmini

La Repubblica - Torino - 11/07/2010



UNIVERSITÀ IN RIVOLTA

Esami all’aperto a Roma, sciopero della fame a Padova, corsi a rischio in tutta Italia
Il Fatto Quotidiano - 14 luglio 2010