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martedì 27 ottobre 2009

Torino: non hai 23 di media? Niente specialistica

Da "La Stampa", ANDREA ROSSI

TORINO
C’è chi dice che potrebbe essere considerata una misura incostituzionale. C’è chi la considera un’introduzione sotto mentite spoglie del numero chiuso. C’è chi la ritiene invece un ulteriore passo verso la costruzione di un’università d’élite, capace di coltivare - e premiare - il talento. C’è infine chi suggerisce calma e prudenza, perché con la rivoluzione in corso tante cose potrebbero ancora cambiare, compresa questa. Però un fatto è certo: la norma è stata discussa in diverse commissioni e licenziata dal Senato accademico. È pure scritta nero su bianco sulla Guida dello studente di tutte le facoltà: dal prossimo anno accademico al Politecnico ci si potrà iscrivere alla laurea specialistica soltanto se si avrà ottenuto durante la triennale almeno la media del 23 (su 30) negli esami. Uno spartiacque piazzato nel bel mezzo del tanto bistrattato e discusso «3+2»: per avere accesso al «+2» non basterà essersi laureati, bisognerà dimostrare un percorso di studi eccellente. Non è finita, l’asticella è destinata a salire ancora: dal 2012/2013 la media delle votazioni dovrà essere 24.

La norma sta già facendo discutere. E soprattutto semina timore tra gli studenti. Basta una rapida occhiata all’ultimo rapporto Almalaurea, nella sezione dedicata ai laureati triennali del «Poli», per capire perché: con i parametri in vigore dal prossimo anno dei 2339 laureati di primo livello nel 2008 tanti sarebbero stati costretti a fermarsi o a cambiare ateneo. La media, infatti, è 23,4, pericolosamente vicina alla soglia critica. Troppo vicina, al punto da far gridare gli studenti del Collettivo all’«attentato al diritto allo studio». «Così la laurea specialistica diventerà un privilegio per pochi», dicono.

Il rettore Francesco Profumo non la pensa così. «Vedo in alcuni studenti la tendenza a chiudere in fretta la laurea triennale, senza troppa attenzione alla qualità dei risultati, puntando invece tutto sulla specialistica. Non credo sia l’atteggiamento migliore». I numeri sembrano dargli ragione: se i laureati della triennale hanno una votazione media del 23,4, tra quelli della specialistica si sale di un punto, 24,4. «Devono capire che, anche per l’ingresso nel mondo del lavoro, quel che conta è la valutazione complessiva, non solo l’ultimo tratto di strada - insiste il rettore - è l’intera carriera a dimostrare la serietà, l’affidabilità e la costanza di una persona. Non è una norma punitiva. Vogliamo sia un segnale ai ragazzi perché cerchino di mantenere un rendimento costante». «D’accordo, però secondo noi non è sostenibile, e forse anche incostituzionale», replica Luca Bazzano, uno dei rappresentanti degli studenti in Senato accademico. «Per di più il Politecnico è l’unica università tecnologica di tutto il Piemonte e la Val d’Aosta. Non ci sono alternative».

A sostenere la scelta del «Poli» c’è un’indicazione di qualche anno fa del ministero dell’Università che lasciava gli atenei liberi di fissare modalità e criteri. Ora il rettore Profumo spiega che con la riorganizzazione complessiva in atto i parametri potrebbero essere rivisti e modificati. Ma la strada sembra segnata: gli studenti sono avvisati.

Fiori d’arancio per Mariastella Gelmini: “Nel 2010 mi sposo”

Da Blitzquotidiano.it

Nozze in vista per . Il ministro dell’istruzione ha annunciato la sua volontà di sposarsi nel 2010 durante la registrazione di una puntata del “”, che andrà in onda domenica prossima.

Resta il mistero sulla data esatta del matrimonio, nemmeno il direttore di “Chi”, Alfonso Signorini, che era con lei sul palco del Teatro Parioli, è riuscito a strapparle qualche informazione.

Fra i progetti futuri la Gelmini ha in cantiere anche un libro di fiabe, una raccolta sulle tradizioni regionali italiane. Il ricavato della vendita andrà in beneficenza.

SCONCERTO PER LA DECISIONE DEL POLITECNICO DI CHIUDERE LA SEDE DI ALESSANDRIA

Da Agenfax.it
(ma. nav. 27/10) - “Siamo sconcertati per come si è conclusa una vicenda le cui decisioni ultime le abbiamo apprese dai giornali mentre continuavano le trattative per la continuità del Politecnico di Alessandria”.
E’ il commento del presidente della Provincia di Alessandria e della vice presidente Maria Rita Rossa esternato al professor Andrea Gilli del Politecnico di Torino al termine dell’incontro convocato dallo stesso presidente Filippi e al quale hanno preso parte il presidente del Consorzio Alessandrino per lo Sviluppo del Politecnico, Giampiero Mazzone, i parlamentari Maura Leddi, Mario Lovelli e Franco Stradella, il consigliere regionale Rocco Muliere, il sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio e l’assessore Giancarlo Forno.
“La Provincia – ha proseguito Paolo Filippi – ha investito oltre 4 milioni di euro a vario titolo per il Politecnico in Alessandria, così come gli altri enti locali e la Fondazione Cassa di Risparmio hanno fatto in questi anni.
E’ stata una scelta che ha favorito i nostri studenti e valorizzato anche gli istituti tecnici superiori del nostro territorio.
Il Politecnico manterrà l’attività di ricerca e il proseguimento dei corsi di laurea in itinere, perciò, da parte nostra dovremo valutare le nuove scelte da compiere”.
Da parte della vice presidente e assessore al Politecnico e Ricerca scientifica, Maria Rita Rossa, è stato sottolineato che fino a nove giorni fa, con Confindustria, Fondazione Cral e Comune di Alessandria veniva concordata la nuova convenzione per il futuro del Politecnico di Alessandria.
Le forti preoccupazioni dei giorni scorsi da parte della Provincia di Alessandria di fronte alle notizie di stampa e all’intervista del rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, avevano indotto il presidente Paolo Filippi a convocare d’urgenza un incontro con i parlamentari e i consiglieri regionali eletti in provincia per valutare la nuova realtà venutasi a creare con la decisione del Senato Accademico.
Di fronte a quanto comunicato dal professor Andrea Gili nella riunione odierna, la Provincia di Alessandria valuterà come soddisfare le esigenze manifestate dai settori della plastica che rappresenta un bacino occupazionale mai venuto meno. Inoltre, come è stato sottolineato dal rappresentante del Politecnico, i nostri laureati riescono a trovare occupazione in termini più brevi rispetto a laureati di altre università.

UNIVERSITA': CHIUSURA VERRES, ROLLANDIN INCONTRA RETTORE

(ANSA) - AOSTA, 27 OTT
Il presidente della Regione Valle d'Aosta, Augusto Rollandin, incontrerà il 3 novembre a Palazzo regionale il Rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo "per discutere sul futuro della sede universitaria di Verres, in seguito alla decisione del Ministero dell'istruzione di ridurre le ore di didattica del Politecnico a discapito delle lezioni nelle sedi distaccate". E' quanto si legge in una nota dell'amministrazione regionale.

Chiusura Politecnico di Mondovì: 'No' unanime del Consiglio

Da TargatoCN.it

Incursione oggi pomeriggio, a consiglio provinciale iniziato da qualche ora, degli studenti del Politecnico di Torino giunti all’assemblea provinciale per ribadire il ‘No’ alla chiusura della sede decentrata di Mondovì. I giovani hanno fatto il loro ingresso in maniera silenziosa e portando uno striscione con la scritta: “Siamo persone, non numeri”. A onor del vero hanno trovato poca solidarietà nei colleghi della facoltà di Economia in sala per assistere alla seduta del Consiglio nell’ambito dello studio previsto dal corso di diritto pubblico sulle autonomie locali. Solo dopo il lungo dibattito sulla manovra finanziaria provinciale gli studenti hanno trovato spazio. L’ordine del giorno proposto dal consigliere e presidente dell’Associazione Insediamenti Universitari in Provincia di Cuneo, Gianfranco Dogliani (Pdl), ha avuto voto unanime seppure a seguito di opinioni incrociate. Ha affermato Dogliani: “Gli enti locali hanno profuso ingenti risorse negli anni e formato giovani che sono prontamente entrati nel mondo del lavoro. La posizione del rettore Profumo non è condivisibile”. La presidente Gianna Giancia ha ribadito la propria solidarietà aggiungendo: “Quello di Profumo è un gesto di scortesia e sgarbo istituzionale. Con un atto unilaterale si è cercato di cancellare tutto il lavoro svolto”. Ha ribadito Mino Taricco (Pd): “Qui siamo in presenza di una riforma, non di uno sgarbo di Profumo”. Infine Gancia: “Il dottor Profumo ha rivendicato un’autonomia non ascrivibile al decreto Gelmini”.

Francesca Aimo

11:29 UNIVERSITA':PRC-PDCI-SV,CHIUSURA VERRES FA DANNI A 360 GRADI (V.'UNIVERSITA': CHIUSURA VERRES, ROLLANDIN...' DELLE 11.19)

Da Regionevda.it
(ANSA) - AOSTA, 27 OTT - "Un provvedimento che fa danni a 360 gradi". Così Rifondazione comunista, i Comunisti Italiani e Sinistra Valdostana definiscono in una nota l'ipotesi di chiusura dele sedi periferiche del Politecnico di Torino "a seguito dei tagli governativi sull'istruzione, che mette clamorosamente in evidenza qauli siano i criteri della politica governativa sull'istruzione e le sue conseguenze".

Danni - prosegue il comunicato "nei confronti degli studenti e delle loro famiglie, per i quali diventerà molto più difficile, se non impossibile, proseguire gli studi e conseguire una formazione alta, uno dei pochi atout per sfuggire al destino del precariato che segna il futuro dei giovani; nei confronti delle imprese, per le quali la presenza di un polo universitario non rappresenta solo la possibilità di avere lavoratori qualificati, ma anche uno stimolo all'innovazione ed alla ricerca; per le realtà locali, per le quali una sede universitaria rappresenta occasioni di lavoro e di rinnovamento culturale".

"Tutto ciò il governo lo ottiene mirabilmente - si legge ancora - senza neppure mettere le mani nelle tasche degli italiani. Saranno gli studenti, le loro famiglie, gli enti locali (ed anche le imprese) a doversi mettere le mani in tasca e sborsare quanto necessario per riuscire a mantenere iniziative fondamentali per rilanciare un'economia sempre più in crisi. Di fronte a questi provvedimenti-massacro, crediamo che solo la mobilitazione in prima persona dei protagonisti della vicenda, degli studenti e dei lavoratori dell'Università possa dare una svolta positiva a questa vicenda". (ANSA).

Anche il Consiglio provinciale si schiera a favore del Politecnico di Mondovì e vota un documento all’unanimità/L’ateneo è ancora occupato

Da CuneoCronaca.it

GIANNA GANCIA: “LA SCELTA DEL RETTORE E’ UN VERO E PROPRIO SGARBO ISTITUZIONALE. IL SENATO ACCADEMICO RITIRI LA SUA DECISIONE”



MARCO TURCO – Anche il Consiglio provinciale si è schierato in difesa del Politecnico di Mondovì: un secco “no” alla chiusura dei corsi nelle sedi decentrate, voluta dal rettore Profumo, era il primo punto all’ordine del giorno nella seduta di lunedì.

La discussione è stata aperta dal consigliere Gianfranco Dogliani, presidente della Commissione Cultura della provincia di Cuneo, che ha rinnovato il pensiero fermamente contrario alle scelte del rettore, sottolineando che si tratta di un vero e proprio “tradimento” rispetto agli intenti espressi a giugno, al Tavolo di trattativa.

Un pensiero del tutto in linea con quello dell’Amministrazione comunale, che appena tre giorni prima aveva descritto l’intera manovra-Profumo con queste parole: “un teatrino, a cui noi siamo stati chiamati ad assistere, mentre da una parte ci veniva detti che le sedi decentrate non avrebbero chiuso, e dall’altra si lavorava per chiuderle”.

La presidente Gancia si è espressa duramente, assicurando che la solidarietà manifestata in questi giorni dall’Amministrazione provinciale si tradurrà presto in provvedimenti concreti in sedi più opportune, presumibilmente romane, e definendo intollerabile il poco rispetto mostrato per gli investimenti dei vari Enti durante questi vent’anni e lo sgarbo istituzionale commesso.

Sono intervenuti a ruota i consiglieri Taricco, De Marchi, Pedussia, Delfino. Il documento approvato è simile, nella forma e nella sostanza, a quello già votato dal Consiglio comunale di Mondovì: si chiede che la decisione del Senato accademico di tagliare la didattica nelle sedi decentrate venga sospesa e riconsiderata, dando mandato al presidente e alla Giunta di impegnarsi a riguardo. Il voto è unanime.

Intanto, nell’ateneo monregalese, l’occupazione continua con la determinazione dei giorni scorsi: le lezioni di didattica sono riprese, in forma autogestita, mentre gli studenti mantengono la loro presenza ogni notte. Martedì gli universitari monregalesi porteranno la loro voce anche in regione, dove sono stati chiamati a presentare un particolare coltello in ceramica da loro studiato e progettato per la manifestazione monregalese “Peccati di Gola”.

Savigliano: Rubiolo scettico sulla nuova Giunta

Da TargatoCN.it
Dopo la candidatura a sindaco, Piergiorgio Rubiolo oggi guida il gruppo del PdL in consiglio comunale. Nell’ultima seduta di settembre ha risollevato la questione sulla difficile situazione della casa di riposo.

Consigliere Rubiolo, a qualche mese dall’insediamento, come valuta l’operato della nuova giunta?
Sono contento che il sindaco Soave abbia deciso di dare fiducia a personalità molto giovani, ma ritengo che fino ad oggi sia stata fatta “ordinaria amministrazione”: si pensa a risolvere i problemi immediati senza progettare un rilancio reale della nostra città. Credo che se questa amministrazione resterà in carica per tutta la legislatura, fra cinque anni Savigliano non sarà molto diversa da oggi.

Come sono i rapporti fra le diverse forze di opposizione? E con la maggioranza?
Ciascun gruppo porta avanti le sue battaglie e esprime le proprie opinioni liberamente: proprio per questo sia i rapporti con la Lega che con l’Udc sono molto buoni. Credo che le scelte fatte da Gosio possano essere condivisibili, anche perché nessuno vuole imporre una linea politica univoca. Con la maggioranza esiste una dialettica costruttiva: non siamo per il muro contro muro, ma per un confronto equilibrato delle diverse posizioni.

Durante la campagna elettorale, il Pdl aveva ipotizzato una soluzione particolare per la casa di riposo: costruire i nuovi locali nella sede dell’istituto professionale superiore. Resta valida questa ipotesi?
Si stanno valutando diversi progetti. Quando, a suo tempo, parlai con l’assessore provinciale responsabile si ipotizzò una soluzione del genere: la casa di riposo nei locali della scuola in cambio di una permuta con un terreno fuori dal centro. Ora allo stato attuale, non so più dire se questa soluzione possa soddisfare le esigenze dell’amministrazione della casa di riposo. Credo, comunque, che ci sarà l’appoggio di tutte le parti politiche per trovare una soluzione al problema.

Tra i primi provvedimenti della nuova giunta, la delibera sulle aperture domenicali. Crede che in questi mesi sia cambiato qualcosa nell’equilibrio fra piccola e grande distribuzione?
Quello che ho duramente contestato è la mancanza di un vero dialogo fra le parti, in questo caso i piccoli commercianti. In questi mesi il commercio di vicinato non è cambiato: i negozi del centro continuano a rimanere chiusi la domenica (anche perché non possono permettersi economicamente questa spesa), mentre le grandi superfici distributive traggono giovamento da questa situazione. Per rilanciare il commercio si doveva progettare qualcosa di diverso, per esempio rendere più flessibili gli orari di apertura.

Nel prossimo consiglio presterà un’interrogazione per conoscere le spese sostenute per la Festa del Pane. Non sembra troppo soddisfatto delle manifestazioni cittadine.
Credo che l’unica festa di reale richiamo per la nostra città si la Fiera della Meccanizzazione Agricola. Negli altri casi, sebbene il progetto e l’idea siano interessanti, manca un coordinamento efficiente delle varie iniziative: dobbiamo creare sinergia fra i vari enti (in primis, Pro Loco e Ente Manifestazioni), ma anche con città a noi vicine. Sarebbe stato bello, ad esempio, che la Festa del Pane si fosse sposata con la kermesse di Cheese di Bra: pane e formaggio, un matrimonio di sicuro successo. Ma probabilmente non siamo ancora capaci di ‘venderci’ in giro.

Nella sua campagna elettorale, tra le sue promesse vi era quella di nuovi parcheggi. Crede che potrà portare avanti questa battaglia anche se in minoranza?
La maggioranza potrebbe convenire sul nostro progetto di riqualificazione delle piazze cittadine, in particolare piazza del Popolo e piazza Cavour, che potrebbero prevedere nuovi parcheggi. Credo che sia un’esigenza che sente tutta la città, non solo una parte di popolazione


Pochi giorni fa è stato inaugurato il ponte di via Monasterolo e la relativa rotatoria. Cosa può dirci sulla viabilità cittadina in generale?

Credo che il ponte sia nato vecchio. Si poteva progettare qualcosa di più avveniristico, più moderno. La rotonda è troppo vicina all’imbocco del ponte, quindi le manovre di svolta sono molto difficoltose. Resto scettico, e mi opporrò nel caso voglia essere applicato, sul nuovo piano urbano del traffico che prevede l’istituzione di sensi unici nelle vie principali. Mentre per le circonvallazioni, credo che Savigliano necessiti di due bretelle che partano all’altezza del cimitero: una in direzione Marene, l’altra verso Saluzzo.


Università. La notizia della possibile chiusura del Politecnico di Mondovì avrà, secondo lei, ripercussioni negative sulla nuova sede saviglianese?
Sono molto preoccupato perché abbiamo una bellissima sede poco utilizzata. Mi domando: se il Politecnico, che a quanto mi dicono richiamava moltissimi studenti, rischia la chiusura che ne sarà dell’Università di Savigliano? Inoltre credo che la convenzione stipulata per la gestione potesse essere pensata meglio: è una spesa di circa 300 mila euro all’anno, quasi il 5% del bilancio comunale.


Andiamo al gossip politico. Cosa ci dice del presidente del consiglio, Antonio Motta, che nonostante abbia dichiarato pubblicamente di essere uomo di centrodestra, oggi è consigliere di maggioranza? E del capogruppo D’Alessandro che si candida come uomo del dialogo fra le parti?
Conosco personalmente il presidente Motta: sta imparando quelli che sono i meccanismi della politica e le funzioni del suo ruolo istituzionale. Sinceramente il richiamo formale al rispetto delle regole dello scorso consiglio comunale l’ho trovato bizzarro. Per quanto riguarda D’Alessandro, non ho visto tutta questa volontà di apertura e dialogo che dice di incarnare: basti vedere la polemica sulla scelta delle presidenze delle commissioni.

Andrea Giaccardi

Politecnico: il Comune di Cuneo solidale con Mondovì

da TargatoCN.it
Con un ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio comunale Cuneo ha espresso solidarietà alla Città di Mondovì dopo l’annuncio della chiusura del Politecnico. Nel documento si legge: “La chiusura del Politecnico è un primo vero e proprio ‘campanello d’allarme, tale da richiedere la necessaria riverifica e conferma dell’intero modello di sviluppo del decentramento universitario finora adottato dagli Atenei Torinesi in ambito regionale.” “Si rischia di perdere una realtà che aveva messo radici molto profonde – ha detto il Capogruppo del Partito Democratico Mauro Mantellie che riprendeva la tradizione di Mondovì, già sede universitaria nei secoli passati. In questa provincia ormai viviamo un paradosso: nel momento in cui arrivano le infrastrutture e ci si avvicina ad un appuntamento atteso da decenni con il collegamento di Cuneo al resto del mondo assistiamo ad una desertificazione industriale e culturale. L’amministrazione di Mondovì aveva fatto sforzi immani, anche dal punto di vista economico per promuovere la sede decentrata. La sua chiusura crea un pessimo viatico.” “Ricorderete il mio voto contrario alla convenzione universitaria – ha detto invece Giuseppe Lauria (PdL) -. Ciò che mi fa sostenere questo ordine del giorno sono i numeri: 850 studenti iscritti per una capacità di penetrazione nel mondo del lavoro e delle prospettive occupazionali straordinarie. Nella Convenzione sono invece contemplate facoltà con 30 iscritti e c’erano i presupposti per intervenire in modo più lungimirante. Al Politecnico è andata in scena una protesta del tutto pacifica, apartitica ed apolitica. Penso che a poco valga chiamare in causa il Governo. L’intervista del Rettore Profumo su Repubblica ha sgombrato il campo da ogni equivico nel momento in cui dice che, Gelimini o non Gelmini, avrebbero comunque preso la decisione, che viene da lontano e risale ad un anno fa.

Il Ministero – ha obiettato Fabio Panero (PrC) – ha dato sostanzialmente ragione a Profumo per aver anticipato i temi della riforma che prevede la chiusura delle sedi decentrate. Ognuno si prenda le proprie responsabilità: questi sono i risultati della politica del Governo.” “Si paventavano difficoltà anche per le facoltà cuneesi – ha concluso il Sindaco Alberto Valmaggia -. A Torino c’è stata recentemente la riunione del Centro per l’Insediamento Universitario. Sono stati confermati gli iter per i bandi. Il Senato Accademico ha emanato il bando per 9 posti di ricercatori. L’accordo ne prevedeva 30 in tre anni e siamo dunque in linea coi tempi. L’altra novità riguarda il trasferimento dei corsi di medicina presso Mater Amabilis Centro.

Piero Lunati

Il futuro del Politecnico di Verrès fa discutere. Fissato un incontro tra Rollandin e il rettore


La decisione del Senato Accademico in merito alla sede del Politecnico di Verrès di mercoledì 21 ottobre scorso non è ancora stata digerita in Valle d'Aosta. Da Torino è arrivata la notizia che coinvolge tutte le sedi decentrate ovvero Mondovì, Verres, Vercelli, Biella e Alessandria. L'attività didattica si farà in videoconferenza, mentre verranno mantenute le esercitazioni pratiche, i laboratori e ci saranno investimenti sulla ricerca.

"E' un provvedimento che fa danni a 360 gradi - fa sapere Rifondazione Comunista in una nota - nei confronti degli studenti e delle loro famiglie, per i quali diventerà molto più difficile, se non impossibile, proseguire gli studi e conseguire una formazione alta; nei confronti delle imprese, per le quali la presenza di un polo universitario non rappresenta solo la possibilità di avere lavoratori qualificati, ma anche uno stimolo all' innovazione ed alla ricerca; per le realtà locali, per le quali una sede universitaria rappresenta occasioni di lavoro e di rinnovamento culturale".

Del futuro della sede universitaria di Verrès intanto parleranno il Presidente della Regione Valle d'Aosta Augusto Rollandin e il Rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo in un incontro fissato il 3 novembre prossimo a Palazzo regionale.

«Il Politecnico - spiega il Presidente Rollandin - seguendo le indicazioni ministeriali può erogare 100 mila ore di didattica. Attualmente le ore di lezione sono 180 mila tra sede centrale e sedi distaccate. Il mantenimento della didattica nell'Università di Verrès è quindi legato a questo problema e non ad una questione finanziaria. Voglio quindi ricordare che il finanziamento della sede verreziese è coperto solo per il 40% da risorse statali. Il margine di intervento rimane quindi da definire nell'ambito della tipologia di didattica da proporre ai 150 ragazzi che seguono le lezioni a Verrès. Lezioni che potrebbero quindi essere trasformate in videoconferenze in collegamento con Torino».

Il Presidente della Regione Val D'Aosta, Augusto Rollandin, ha inviato oggi una lettera al Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e per conoscenza al Rettore del Poliecnico di Torino, Francesco Profumo, circa la notizia delle ipotesi di chiusura delle sedi distaccate.

In particolare il Governatore la sussistenza di ''una convenzione sottoscritta nel 2007 con il Politecnico che ha portato alla creazione a Verres di un polo di servizi formativi, ricerca scientifica e ingegneria meccatronica, con l'apertura di un centro specialistico all'avanguardia a livello internazionale'', con un impegno della Regione, in questo progetto, di ''6 milioni di euro di investimenti nel periodo 2007/2012''.

Il Presidente Rollandin ha invitato, quindi, il Ministro Gelmini ad intervenire per scongiurare una scelta che costituirebbe ''l'impoverimento dell'offerta complessiva di alta formazione e la conseguente impossibilita' di raggiungere gli ambiziosi obiettivi previsti dalla riforma dell'Universita'''.

di Nathalie Grange


da Aostasera.it

Verrès - Del futuro della sede universitaria Augusto Rollandin e il Rettore del Politecnico Francesco Profumo parleranno in un incontro fissato il 3 novembre prossimo a Palazzo regionale. Intanto Rifondazione contesta il provvedimento: "è un danno per tutti".

Riforma Gelmini: ovvero l'università secondo il ragioniere

Da aprileonline.info, Giuliano Garavini, 27 ottobre 2009, 19:40

Politica La riforma universitaria abbozzata dal ministro Gelmini contiene alcune cose buone che servono prevalentemente a mascherare la tendenza alla formazione di un sistema universitario pubblico sempre più anemico e diseguale. Diseguale sia dal punto di vista della sua distribuzione sul territorio nazionale, sia dal punto di vista delle opportunità formative offerte ai singoli studenti



Il disegno di legge Gelmini rievoca il dibattito sulla politica economica al tempo del governo Prodi II. Si diceva: nella prima fase razionalizzazione e tagli alla spesa per stare nell'euro, nella fase due investimenti nella crescita e nel futuro dell'Italia. Per Prodi si sa com'è andata a finire. Per la Gelmini la fase due non è nemmeno contemplata e la politica sull'educazione si esaurisce totalmente nella fase uno: razionalizzazione e tagli.

Le cose buone del disegno Gelmini, come ha puntualmente rimarcato in un suo commento Salvatore Settis , stanno: nella scelta dello strumento del disegno di legge - che prevede la possibilità di interventi migliorativi in Parlamento -, nell'ipotesi di costituzione di una lista di idoneità nazionale dalla quale scegliere ricercatori e professori, nell'introduzione di un sistema tipo "tenure track" per facilitare la carriera dei ricercatori, nella riduzione dei raggruppamenti disciplinari e dei corsi di laurea che si erano moltiplicati in modo anarchico negli anni passati a discapito della qualità, nella stretta contro le lauree privilegiate a dipendenti di pubbliche amministrazioni.

Ma quanto c'è di buono appare ben poca cosa rispetto alle ombre che il disegno legge non aiuta a dissipare e alle tenebre che fa prefigurare introducendo nuovi istituti e meccanismi da ragioneria contabile. L'università italiana è vecchia nel suo corpo docente e sottofinanziata sul piano della ricerca rispetto alle università degli altri paesi industrializzati. In questo contesto la legge 133 ha previsto, tra una voce e l'altra, tagli alla spesa pari a circa 4 miliardi in 5 anni. La normativa sul "turn over", imposta dal ministro dell'Economia, è stata solo addolcita per l'università, ma significa comunque che meno della metà dei professori che lasciano potranno essere sostituiti da giovani motivati e preparati. Il premio alle università più "produttive" viene attribuito in questo contesto di tagli e significa semplicemente che la sempre più scarsa acqua disponbile per irrorare il terreno della formazione e della ricerca universitaria verrà utilizzata per far sopravvivere alcune terre lasciando le altre, in primo luogo nel Mezzogiorno, ai cardi.

L'impronta principale della riforma universitaria è quella del controllo tecnico-finanziario sulla didattica e la ricerca. Un'agenzia dipendente dal ministero del Tesoro (che c'entra il Tesoro?) deciderà sulle borse di studio per gli studenti più meritevoli. Il Consiglio di amministrazione dell'università, nel quale almeno il 40 per cento dei membri deve provenire dall'esterno del mondo accademico (fondazioni private, banche, imprese etc.), deciderà sulla programmazione finanziaria annuale e triennale e su quella strategica. Un'altra agenzia, sempre con un occhio di riguardo alla virtuosità finanziaria, stabilirà le università da premiare con fondi aggiuntivi. Non si capisce bene perché questo sistema, oltre a far risparmiare soldi e magari consentire l'assunzione di qualche raccomandato da un'impresa o fondazioni bancaria, dovrebbe migliorare la qualità dell'insegnamento e della ricerca e contribuire a placare la costante ma inesorabile trasformazione dell'Italia in una società classista, in cui i figli dei privilegiati restano tali e quelli degli emarginati non riescono ad emergere perché il sistema educativo non conta nulla. C'è poi un tentativo di controllo del lavoro dei docenti che implicherà più che altro un enorme dispendio di energie burocratiche, aggiungendo molti moduli e timbrature di cartellini alle scrivanie già sovraccariche di burocrazia dei professori universitari.

Più controllo per chi lavora e niente di niente rispetto a quella gigantesca massa di lavoro qualificato e precario che preme alle porte dell'universitàe che costituisce il suo presente e il suo futuro. Sono circa 48mila i docenti a contratto e circa 15 mila assegnisti di ricerca che hanno trattamenti assolutamente incongrui e mortificanti rispetto al personale che svolge lo stesso lavoro e con le medesime responsabilità. A questo proposito un contributo importante è venuto recentemente nel documento conclusivo della Giornata Nazionale del Ricercatore Scientifico che si è svolta presso l'Università della Calabria - un'istituzione pubblica che potremmo definire di frontiera - nel quale fra le altre cose si propone:
- Piano straordinario di reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato e pianificazione relativa al reclutamento ordinario;
- Introduzione dell'obbligo, per gli Organi di governo delle Università, dell'istituzione dellʹAnagrafe dei ricercatori e docenti precari presenti in ogni ateneo;
- Adozione di un'unica forma contrattuale per i ricercatori e docenti non strutturati, che assicuri il diritto alla giusta remunerazione e alle relative tutele giuridiche, al pari di un rapporto di lavoro subordinato;
- Accesso di tutti i ricercatori precari ai finanziamenti per progetti di ricerca di cui assumere la titolarità;
- Sblocco delle procedure dei fondi Firb già banditi, con l'immediata nomina della commissione di valutazione e, per il futuro, rafforzamento del bando Firb, con l'eliminazione dei limite d'età per i ricercatori non strutturati;

Dalla battaglia dei giovani docenti e ricercatori precari per i propri diritti e per qualche supporto rispetto al proprio impegno potranno venire indicazione anche per il futuro dell'università a patto che questa battaglia non esaurisca in singoli episodi di protesta, plateali quanto spesso inconcludenti, ma riesca a bloccare strutturalmente, anche con l'organizzazione di scioperi, la didattica universitaria. Allo stesso spetta anche a docenti e ricercatori precari la responsabilità di formulare concrete proposte per la modifica del sistema universitario il cui prestigio sembra in costante declino e non semplicemente la rivendicazione un'inclusione di massa nel mondo dei garantiti, magari attraverso meccanismi "ope legis" che tanto dannosi si sono rivelati in passato.