Appuntamenti

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domenica 18 ottobre 2009

Continua l’occupazione del Politecnico da parte degli studenti : ecco le loro richieste.

Dopo l’Assemblea degli studenti avvenuta ieri pomeriggio alla presenza del Pro Rettore Marco Gilli, abbiamo definito a livello studentesco cinque punti (che alleghiamo in copia) che sono stati consegnati in copia al Rettore Francesco Profumo, al primo cittadino della Città di Mondovì e all’Assessore Regionale Andrea Bairati.

Questa assemblea ha segnato un punto di svolta molto forte in quanto si è ribadito l’importante quadro di ricerca e di integrazione con le realtà più vive espresse dal territorio: sin dal 1990 si sono caratterizzati i Corsi di Laurea in Architettura per il Progetto (Ambiente e Paesaggio), ed il corso di Ingegneria Civile per la gestione delle Acque unici sia nella loro caratterizzazione sia per la loro presenza sul territorio a livello nazionale.

A fronte di questo impegnativo lavoro sia nel campo della didattica come in quello della ricerca testimoniato da diverse collane editoriali della Sede del Politecnico di Mondovì come ad esempio La collana “Documenti e Ricerche”, i workshop su architettura e paesaggio fino all’Atlante dell’edilizia montana nelle valli della Provincia di Cuneo tutte incentrate sulle problematiche del territorio..

Questi Corsi di Laurea sono sempre stati finanziati dal Comune di Mondovì, la Fondazione C.R.C. ed altri enti locali permettendo di avere un bilancio sempre attivo che ha permesso la continuazione del percorso formativo degli studenti, per tutto il ventennio passato a favore di un’importante implementazione sia a livello regionale che nazionale della qualità della didattica facendolo diventare un importante punto di riferimento.

Il grande lavoro di ricerca effettuato in tutti questi anni non può andare perso anche perché le ricerche sono state caratterizzate da uno strettissima interazione umana fra l’ambiente ed il territorio, proponendo soluzioni architettoniche di grande livello.

La negazione di tutto questo lavoro sarebbe una grave perdita per tutta la comunità sia provinciale che regionale e riteniamo pertanto, ribadendo la nostra posizione, di non meritare la chiusura di questa sede in quanto autosufficiente dal punto di vista economico e dal punto di vista della proliferazione della ricerca.

La teledidattica è solamente un pagliativo ed una soluzione sitemica nonché temporanea atta solamente alla centralizzazione di tutto il sistema Politecnico offrendo una qualità didattica di bassissimo livello che tieni solamente conto dei numeri e non degli studenti, non in linea con le tanto decantate aspirazione del Magnifico Rettore di eccellenza

I prossimi giorni saranno caratterizzati da un grande lavoro didattico portato avanti in collaborazione con i docenti: domani partirà un workshop di tre gg che cercherà di indagare e proporre soluzioni architettoniche per un luogo ricreativo per studenti, una lezione sul radical design e per quanto riguarda l’ingegneria si terrà un corso sull’energetica e sulle risorse idriche.

Mercoledì si gioca l’ultima carta, Profumo e i senatori del poli decideranno il futuro della sede: tutti gli studenti della sede di Mondovì saranno presenti all’evento manifestando in Corso Duca. Gli studenti invitano i 2000 firmatari a partecipare.

Ecco le loro richieste:

https://docs.google.com/fileview?id=0B2iQdPjv8z3AMzA2OWI1OGQtMTlhOC00N2Q2LTgzYmQtOWU4ZmQzMDBlOTU4&hl=en


Attività della sede di Mondovì del Politecnico di Torino

Ecco un documento ufficiale sottoscritto dai resposabili dei corsi di Ingneria e Architettura, professori Sebastiano Teresio Sordo e Lorenzo Mamino a dimostrazione della qualità della didattica nella sede decentrata di Mondovì e dei risultati ottenuti in 20 di attività.

https://docs.google.com/fileview?id=0B2iQdPjv8z3AYzRkNDJkNzUtYzJhYS00YzFiLThkNmEtOTNhMDU5YTEwMmFk&hl=en

LETTERA DEGLI STUDENTI RETTORE FRANCESCO PROFUMO

Carissimo Magnifico Rettore,

Gli Studenti del Polo di Mondovì all’unanimità chiedono il mantenimento della sede e dell’attuale qualità della didattica.

Ritengono che il Senato Accademico, anche in seguito alla proiezione in streaming della seduta tenutasi il 15/10/2009, non abbia minimamente tenuto in considerazione la qualità della didattica e degli Studenti che in questa città vivono, studiano, sognano.

Siamo esterrefatti dalla facilità con cui la direzione del Politecnico di Torino si stava apprestando a chinare la testa rispetto a tagli di risorse che non solo segnano la morte delle sedi decentrate, ma anche quella della didattica, della cultura e della conoscenza. Siamo inoltre disgustati da come queste decisioni stavano per essere prese senza prima consultare l’anima dell’Università : gli Studenti.

Gli Studenti fino ad ora sono stati considerati numeri e non persone, motivo per cui ora chiediamo di essere trattati con il rispetto che ci meritiamo e pretendiamo da chi decide delle nostre sorti.

Riteniamo inoltre che la didattica svolta in Italia, debba essere prioritaria rispetto a quella svolta all’estero, non accettiamo che una sede universitaria, che ha lavorato vent’anni sul territorio debba essere chiusa, senza prima ritirare i progetti, svolti ad esempio in Cina, che sottraggono ore preziose all’insegnamento in Italia e che rappresentano un ben magro vanto internazionale, rispetto alla sconfinata desolazione che si lascia in Italia.

Chiediamo a Lei e al Senato Accademico di avere coraggio, come già successo per il Politecnico di Milano, e di rifiutare questi tagli che minano in maniera oscena la credibilità e la qualità non solo del Politecnico di Torino, ma di tutte le università italiane.

Una posizione netta del nostro Ateneo contro i tagli permetterebbe a livello nazionale una riflessione molto più profonda su quello che sta succedendo nel mondo dell’istruzione e su quello che si può fare per ottimizzare, senza dover sacrificare a prescindere tutte le sedi decentrate.

“Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili e aprendo la via a una seria riforma dell’università, non potrò che dimettermi insieme agli altri rettori italiani” Questo diceva all’incirca un anno fa sulla Stampa, speriamo davvero che con tutta la foga di quei giorni Lei abbia di nuovo il coraggio di non chinare la testa, noi non lo faremo.

Gli studenti del politecnico di Mondovì

Politecnico di Mondovì, la decisione sul futuro della sede decentrata resta nelle mani di Torino:

“Da qualche parte bisognerà tagliare per forza”

IL PRORETTORE. “NON POSSIAMO MANTENERE LA DIDATTICA ATTUALE”. LE AULE RESTANO OCCUPATE. LETTERA DEGLI STUDENTI AL RETTORE

http://www.cuneocronaca.it/news.asp?cat=23


MARCO TURCO – Dita incrociate: è il giorno del “vedremo”, al Poli di Mondovì. Il prorettore Marco Gilli ha parlato al sindaco e agli studenti: “Non ragioniamo solo coi numeri - ha detto - ma neppure possiamo farne a meno: da qualche parte si dovrà tagliare”.

Tentiamo una cronaca di una giornata densa di avvenimenti. Gli studenti restano nella sede, occupata da tre giorni. Hanno appeso uno striscione che recita: “20 anni in (pro)fumo”. Ma il magnifico rettore, Francesco Profumo, a Mondovì non è venuto: altri impegni. C’era invece il prorettore, Gilli, seduto a un tavolo con uno schieramento di rappresentanze politiche del territorio forse mai visto prima, in una sola stanza.

“Il Poli non è una questione che riguarda solo Mondovì: riguarda tutto il territorio, e questo credo sia evidente” è il commento di apertura del sindaco Viglione. Ha ragione: di fronte a lui c’è l’Amministrazione comunale quasi al completo (maggioranza e minoranza), esponenti dei Comuni vicini (Vicoforte, San Michele, Ceva, Magliano...), la Provincia (Blengini, Cirio, Taricco e ovviamente Raffaele Costa, che del Poli conosce la storia a memoria), la Regione (Ferraris, Rostagno e soprattutto l’assessore Bairati), Enrico Costa come parlamentare, la Fondazione CRC nelle persone di Falco e Ballauri. Poi c’è il Poli: i professori Sordi e Mamino. Poi ci sono gli studenti. E poi c’era Gilli, e accanto a lui il preside Sorli.

Si parla della decisione che il Senato accademico deve prendere: tagliare l’organico nelle sedi decentrate del Politecnico di Torino (Mondovì, Vercelli, Alessandria). Gilli inizia in sordina: “Non c’è ancora nulla di definito, siamo qua proprio per ascoltare e concertare. Auspichiamo di arrivare a una proposta condivisa”. Ma dopo aver spiegato che la Finanziaria chiede di ridurre la spesa, che il Poli oggi “sfora” come numero di ore del doppio di quelle richieste a un’Università con quel numero di docenti, e che non si andrà certo a depauperare Torino... c’è poco da aggiungere. “Da qualche parte si deve tagliare”, dice.

La questione è seria e viene dibattuta a lungo. Enrico Costa propone una moratoria: “Rinviate la decisione di un anno”. Poi si accantona l’ipotesi: sapere che un’Università ha il destino appeso a un filo farebbe crollare le iscrizioni l’anno prossimo. Si cerca una soluzione: “Molte università – continua Gilli -, anche all’estero, oggi fanno un largo uso delle lezioni registrate in multimediale e messe on line”. Scuotono tutti la testa.

Il problema, a cui tutti prima mo poi accennano, è che il futuro del Poli a Mondovì è in discussione da quattro anni ormai: e non si trova mai una quadra. Viglione: “Si è sempre parlato di un futuro di specializzazione, ed è in questa direzione che ci siamo mossi qua a Mondovì: come Comune, col supporto di molti altri tra cui la Fondazione. Ora però sentiamo dire che... le specializzazioni finiranno per essere accentrate. Si è lavorato in due direzioni diverse?”. Gli fa eco Rostagno: “Già anni fa disse: evitiamo corsi-doppioni, uguali a quelli di Torino, che sono stati da sempre un errore enorme, ma studiamo invece qualcosa di diverso e funzionale. Qua a Mondovì è nata Architettura del paesaggio, unica laurea del genere in Piemonte. Ora ci dite che, proprio perché funziona benissimo... volete chiuderla a Mondovì e spostarla in sede a Torino? Non quadra”.

La Fondazione non nasconde lo sgomento: “Abbiamo investito milioni di euro nel Politecnico a Mondovì – sono le parole di Ezio Falco -. Non capiamo questa ‘fretta’ di tagliare da parte di Torino. È una metodologia che ci stupisce: di solito, lo si fa quando le situazioni sono disperate”. Gilli risponde, e rimanda alla nota ministeriale che quantifica il taglio: “Ci dovremo adeguare prima o poi. Perché farlo ora? Perché diventerà legge, e noi entro dicembre dobbiamo pianificare l’offerta formativa per il 2010, e un anno dopo quella del 2011. Non possiamo certo posticipare di un anno una decisione del genere”.

Per la Regione, parla Bairati: “Capiamo che la situazione è critica per il Politecnico, se si tratta di ridurre la docenza. Ma non mi pare che il metodo ‘dell’accetta’ sia una buona soluzione. Non si deve cadere nelle stesse criticità della Legge Gelmini”. Certo, si può puntare più sulla ricerca che sulla didattica: ma non esiste la seconda se non c’è la prima (pochi si iscriverebbero a una laurea specialistica, se la Triennale è a Torino). Ultima replica di Gilli: “Non è solo una questione di risorse: non stiamo facendo questo per batter cassa e trovare nuovi finanziamenti. Le leggi sono tali, e noi dobbiamo adeguarci ai parametri. Ripeto: da qualche parte, si deve tagliare”.

Alla fine non ci sono grida di trionfo, ma neppure pianti disperati. Nessuno si aspettava che arrivasse una smentita al rischio di chiusura. Si parla già del transitorio post-riforma: sarà graduale, se i corsi chiuderanno si darà comunque la possibilità agli studenti di ultimare gli esami per qualche anno.

Gli studenti non lasciano le loro aule: passeranno altre notti nella sede, non si muovono. Hanno preparato un dossier sulle loro attività, una mostra interna sulle tesi di laurea di 20 anni. Il prorettore ha poi ripetuto davanti ai ragazzi le stesse cose dette in municipio. “Oggi abbiamo aperto un dialogo”, dice. Gli rispondo subito i rappresentanti: “Un Politecnico fatti di video-lezioni e senza i corsi che ci hanno reso unici, non interessa a nessuno”.

Il Senato accademico si riunirà mercoledì prossimo: il giorno prima, il rettore incontrerà ancora la Regione (che ha la competenza sull’attivazione dei corsi universitari).

Bresso polemica

«No al taglio delle sedi staccate del Poli»
LA STAMPA - TORINO - La presidente Bresso martedì prossimo incontrerà il vertice del Politecnico di Torino «per verificare tutte le possibilità da mettere in campo per opporsi al diktat del ministro Gelmini». I tagli «obbligherebbero - dice Bresso - alla chiusura delle sedi distaccate sul territorio in base a parametri identici tra sedi centrali e distaccate, tra grandi città e centri più piccoli. Come sulla scuola elementare e media, si obbliga alla concentrazione nelle grandi città, scelta assurda per un Paese fatto come il nostro. Poi ci si lamenta dello spopolamento di valli e montagne». E aggiunge: «Un anno fa, più o meno in questi stessi giorni, lanciavo l’allarme per il rischio-chiusura e impoverimento che il provvedimento del ministro Gelmini rappresentava per le scuole di montagna e di tutte le zone isolate». «Si fanno tagli solo in periferia - conclude Bresso - l’unica cosa che non cala sono il peso dello Stato e dei ministeri. Sempre il contrario del federalismo».

Poli, l’occupazione continua

Molte attese dal vertice di martedì tra la Bresso e il rettore Profumo

LA STAMPA - MONDOVI’ - GIANNI SCARPACE - Tutti chiedono una sospensione della decisione del Senato accademico sul destino della sede decentrata del Politecnico di Mondovì. Oltre all’appello, c’è anche uno spiraglio che si è aperto grazie alla riunione bipartisan, in Comune, ieri, voluta dal sindaco di Mondovì Stefano Viglione con tanti amministratori del Monregalese. La speranza è che il presidente della Regione Mercedes Bresso, martedì, quando incontrerà il rettore Francesco Profumo, riesca a convincere i vertici del Politecnico che le peculiarità e le caratteristiche della sede di Mondovì sono tutt’altro che un doppione di Torino e che la didattica offerta è fortemente legata a temi di carattere locale ed imprenditoriale: ad esempio l’architettura del paesaggio, la gestione delle acque, l’agroalimentare.
Per la Regione, ieri, nella sala del Consiglio comunale, ha ascoltato e accolto queste istanze l’
assessore all’Università Andrea Bairati. Per il Politecnico c’era il prorettore Marco Gilli, che riferirà a Profumo e al Senato accademico gli esiti della riunione. Al centro della discussione, i tagli che colpiranno le sedi decentrate sull’offerta formativa. A rischio c’è tutta la didattica tradizionale: rimarrebbero corsi a Torino, lezioni via internet agli studenti nelle aule monregalesi e qualche master di specializzazione in sede.
Gli studenti, i
eri, hanno ribadito il no alla teledidattica, ma soprattutto il mantenimento dell’offerta formativa a Mondovì così com’è, ipotesi in pratica già negata dal Senato accademico. «Non tutte le sedi sono uguali - ha detto Bairati - per numeri, storia e risultati. A Mondovì s’è fatto un percorso virtuoso trasformato in sede di interesse regionale. Si possono capire i criteri di razionalizzazione, però manca un pezzo: è sbagliato tagliare generalizzando». E ancora: «Il Senato non faccia l’errore della Gelmini: il lavoro fatto a Mondovì dall’università con enti, Fondazione Crc e aziende non si può accantonare. Da altre parti il sistema imprenditoriale assume uno o due laureati all’anno, qui è diverso. Chiederemo a Profumo di non archiviare tutto». Sulla stessa linea l’assessore regionale Mino Taricco, con i consiglieri Giorgio Ferraris ed Elio Rostagno: «Mondovì è una sede con una specificità unica».

«Una considerazione e una proposta -
ha detto l’onorevole Enrico Costa -: due anni fa in questa stessa aula il Politecnico andava in direzione opposta, incitando allo sviluppo dell’attività, tanto che il territorio si è impegnato aumentando i finanziamenti. Oggi si prende a pretesto una circolare del ministro che, in realtà, non dice nulla. L’università non può tornare ad essere il cinema Ferrini con la proiezione delle lezioni. Propongo una moratoria di un anno per Mondovì». Tanti gli interventi dopo un battibecco tra Costa e Bairati, che ha lasciato l’aula al momento della controreplica. Ezio Falco (Fondazione Crc) ha giudicato «eccessiva e incomprensibile» l’interpretazione della circolare, «quasi un segno di disperazione». L’onorevole Teresio Delfino ha parlato del pericolo di «capovolgimento di una tendenza virtuosa di Mondovì», i docenti monregalesi (Teresio Sordo e Lorenzo Mamino in testa) hanno chiesto di «fare come a Milano: rinnovare l’offerta didattica senza tener conto delle indicazioni della circolare ministeriale». La concessione del prorettore Gilli: «Siamo disposti a valutare un’apertura, ma non per adottare soluzioni che non potremmo sostenere». Intanto l’occupazione degli studenti, al Poli, continua.

UNIVERSITA’. IL PIANO PER PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Fronte unico delle città
“No ai tagli del Politecnico”
Scontro finale per evitare il ridimensionamento delle sedi decentrate

LA STAMPA - LORENZO BORATTO - CUNEO - Un colpo di spugna a 20 anni di decentramenti, accordi, investimenti. Ma gli amministratori faranno fronte comune per scongiurare la fine delle lezioni del Politecnico nelle sedi «distaccate».
Giovedì la doccia fredda: il Poli annuncia che a Vercelli, Mondovì, Alessandria, Biella e Verrés non si farà più didattica per 2500 studenti. Dal prossimo anno dovranno trasferirsi a Torino. Domani i dettagli saranno spiegati in un'assemblea pubblica. La presidente del Piemonte, Mercedes Bresso: «Ci opporremo al diktat del ministro Gelmini. Siamo di fronte a un’altra scelta sbagliata di questo governo».
Ieri a Mondovì (dove gli 850 studenti stanno occupando l’università) si è riunito un tavolo di discussione: c’erano il prorettore del Politecnico, parlamentari, assessori e consiglieri di Regione e Provincia di Cuneo. Il sindaco Stefano Viglione: «Dal territorio arrivano 1,1 milioni l’anno per il Poli a Mondovì: diventeranno 1,5 perché da due anni con l’ateneo si ragiona per razionalizzare i corsi e recuperare più risorse. Il territorio è compatto: la chiusura della didattica è da scongiurare».
Gli appelli contro la decisione che segue alla lettera le direttive ministeriali sono destinati a crescere. A Vercelli domani un Consiglio comunale e provinciale aperto, nella sede universitaria di San Giuseppe. Il sindaco Andrea Corsaro: «Faremo pressing sul Senato accademico e ci confronteremo con il resto del Piemonte per un’azione congiunta. Qui ci sono corsi specifici, molti stranieri e siamo sede di Facoltà». Ad Alessandria è in programma una manifestazione studentesca venerdì. Rita Rossa, vicepresidente del Consiglio provinciale, fa parte del Consorzio che sostiene il decentramento: «Ci faremo sentire. Qui c’è l'unica sede distaccata di proprietà dell’ente locale e non in affitto, ci sono accordi per realizzare una “Cittadella della conoscenza”, un legame saldo tra ricerca e aziende. Non rinunceremo all'insegnamento». Il sindaco Piercarlo Fabbio sottoporrà al Consiglio comunale un documento per una presa di posizione unitaria. «Ingegneria tessile è unica in Italia - dice il sindaco di Biella, Dino Gentile -: non deve essere né cancellata e né trasferita a Torino. Disponibile a fare fronte comune».
Analoga la situazione a Verrés. Il sindaco Piera Squinobal: «Non possono chiudere la nostra sede dopo gli investimenti che la Regione Val d'Aosta ha sostenuto. L’offerta didattica va ampliata».
Martedì l’incontro decisivo tra Bresso, il rettore Francesco Profumo e l’assessore regionale all’Innovazione Andrea Bairati, il quale dice: «Il lavoro di 20 anni non va cancellato. Non si deve ripercorre l’errore fatto dal governo: una misura unica per tutti, cioè meno soldi. Si deve salvaguardare l'insegnamento dove è unico, specifico. E credo ci sarà la possibilità di trattare con il Poli a patto che non siano gli enti locali a pagare i tagli del ministero».


DOPO VENT’ANNI

Intervista a Marco Gilli prorettore

«Non possiamo più garantire l’offerta formativa com’è oggi»

LA STAMPA - MONDOVI’ - Non è stato facile, ieri, il ruolo di Marco Gilli, prorettore del Politecnico di Torino. Ha prima risposto e affrontato gli amministratori locali nella sala del Consiglio comunale, poi ha accettato di visitare la sede universitaria monregalese occupata da giovedì dagli studenti, rispondendo alle loro domande nell’aula magna.
Professor Gilli, la razionalizzazione del Senato accademico, qui, nella sede decentrata, fa rima con il «de profundis» dell’università. E’ così?
«Partiamo da un punto fisso: l’università deve stilare bilanci e garantire un servizio di qualità dello studio. Il Senato accademico non sta giocando con i numeri. La decisione, condivisibile o meno, è del legislatore e noi dobbiamo affrontare i tagli. Le ore complessive di lezione passeranno da 182 mila a 96 mila: i docenti da 891 a 847: una scelta obbligata. Il vincolo ministeriale, (e questo lo dice la legge, non una circolare, impone di spendere in stipendi meno del 90 per cento del fondo di finanziamento e vincola il turn over al 50 per cento: ogni due docenti in pensione se ne può assumere uno. Occorre fare delle scelte».
Colpendo le sedi decentrate?
«Non siamo qui per chiudere tutto o per chiedere altri soldi. Cerchiamo soluzioni possibili, come la teledidattica. Oggi (ieri, ndr) ho sentito i rappresentanti della Regione affermare che Mondovì ha peculiarità e specializzazioni che in Piemonte non esistono. E’ una bella base di partenza, riporterò questo “vantaggio monregalese” in Senato e vedremo».
E per la didattica?
«Su questo aspetto non posso fare alcuna promessa. Deciderà il Senato, però sottolineo che la situazione non è così banale: ci sono alcune sedi decentrate con nove persone iscritte. E’ assurdo».
Concorda che non è il caso di Mondovì, che ha numeri importanti di iscritti e risorse finanziarie?
«Non c’è alcuna volontà di mortificare Mondovì né il lavoro fatto in vent’anni, ma non possiamo garantire l’offerta formativa com’è oggi. Con questo sistema nel 2011 non sarebbe più possibile pagare gli stipendi dei docenti».

Rassegna Stampa 18/10/2009

Cliccare sulle miniature per leggere gli articoli:

LA STAMPA
(Vercelli)










LA STAMPA
(Torino)








Il Giornale

Ansa.it - Studenti occupano sede Politecnico di Mondovi'

Contro la paventata chiusura anche appello enti locali

ANSA.it - MONDOVI' (CUNEO), 17 OTT - La sede del Politecnico di Mondovi' e' stata occupata dagli studenti che hanno annunciato di proseguire la mobilitazione. Intanto e' stato sottoscritto un appello contro al chiusura. Sindaci, amministratori, politici ed esponenti delle diverse realta' imprenditoriali, compresi i vertici della Fondazione della Crc, hanno partecipato a un incontro organizzato oggi in Municipio, dal sindaco di Mondovi', Stefano Viglione.

Mondovì: per il Politecnico 1500 firme e una proposta


Tra un mese esatto il Politecnico di Mondovì compirà 20 anni, la domanda che tutti si fanno è se ci sarà da festeggiare o da celebrare un lutto. Oggi intanto si sono tenuti due appuntamenti di notevole e significativa importanza sulla questione: alle 9.30 nel palazzo comunale si è tenuta una riunione a cui ha partecipato il gotha della politica cuneese, alcuni assessori provinciali, l’amministrazione monregalese, l’assessore regionale all’università Andrea Bairati, il pro rettore del Politecnico Marco Gilli e i rappresentanti della sezione di Mondovì, tra cui il presidente Massimo Sorli e l’ex presidente Sebastiano Sordo, si è invece fatta sentire l’assenza, vista la delicatezza della questione, della Presidente della Provincia Gianna Gancia, da cui ci si aspetta una presa di posizione. Posizioni bipartisan per tutti i presenti, il Politecnico a Mondovì va salvaguardato in virtù di ciò che rappresenta, degli sforzi fatti fin qui e degli ottimi risultati ottenuti, non dimentichiamo poi le peculiarità delle facoltà monregalesi che sono strettamente connesse con la realtà locale, sarebbe infatti, come sottolineato da più parti, estremamente difficile sviluppare i progetti portati avanti in questi anni in una realtà urbana come il capoluogo piemontese.

Alle 13.30 il Pro-rettore Gilli ha invece dovuto sostenere un incombenza ben più ostica: l’assemblea con gli studenti, in cui ha dovuto spiegare i motivi per cui si sta giungendo all’ipotesi di chiusura e dove ha inoltre per lungo tempo risposto alle domande degli studenti. Il clima è apparso sin da subito estremamente rispettoso e aperto al dialogo, Gilli ha potuto descrivere con chiarezza come le leggi approvate dal Governo abbiano portato a dei tagli drastici per cui l’offerta didattica attuale non è più sostenibile, sia dal punto di vista delle risorse umane che da quello delle risorse economiche, e per non rischiare di peggiorare la qualità del servizio si dovranno compiere delle scelte che riescano a bilanciare la situazione. La logica conseguenza sembra essere accentrare tutto a Torino e offrire, forse, un servizio di istruzione in teledidattica affiancato da esercitazioni con docenti locali a cui si andrebbe ad aggiungere un aumento del settore dedicato alla ricerca. La soluzione per quanto non sia nulla di definitivo sembrerebbe un contentino per calmare gli animi, ma né i ragazzi né i docenti sono disposti ad accogliere benevolmente una soluzione simile: infatti le lezioni in videostreaming eliminerebbero quel contatto che oggi i ragazzi hanno con i professori, contatto che è indispensabile soprattutto quando si parla di materie tecniche in cui il dialogo è fondamentale. Dopo le numerose ed interessanti domande poste dagli studenti è stato consegnato al sindaco, al prorettore ed inviato alla Regione un documento propositivo formulato dai ragazzi, con allegate le oltre 1500 firme raccolte in questi giorni per salvare il Poli.

Di seguito le proposte dei ragazzi:
1) Apertura di un tavolo di discussione tra il Politecnico, la Regione e le rappresentanze di studenti e docenti.
2) Rafforzamento, a livello amministrativo, del rapporto tra università ed enti locali: maggiore cooperazione da entrambi i fronti al fine di favorire un’interrelazione proficua tra università e tessuto sociale-imprenditoriale del territorio circostante (basta cattedrali nel deserto!). Sottolineiamo, a titolo d’esempio, come il settore agroalimentare, di fondamentale importanza per il nostro paese e per l’UE, trovi qui un’eccezionale opportunità di integrazione tra ricerca applicata e aziende locali (non altrettanto riproponibile nel polo metropolitano torinese)
3) Rafforzare l’alto grado di specializzazione dei corsi di laurea del polo di Mondovì onde giustificare il radicamento sul territorio -di cui al punto precedente- e renderlo un polo di eccellenza la ricerca applicata. Attualmente a Torino non esistono Corsi di Ingegneria Civile Per la Gestione delle Acque, Ingegneria Agroalimentare e Architettura (Ambiente e Paesaggio), corsi indubbiamente strategici. Chiediamo all’Ateneo di ragionare circa un nuovo assetto del decentramento, fondato sul criterio della specializzazione e peculiarità dei poli.
4) Capire come mai il Politecnico di Torino sia la prima università in Italia a dar seguito alla nota ministeriale n° 160 del 4/09/2009, considerata soprattutto la posizione di altri importanti atenei politecnici italiani, i quali stanno ancora portando avanti nei confronti del Ministero la discussione circa le modalità attuative migliori della riforma dell’Istruzione Pubblica (Legge 6 agosto 2008 n.133, Legge 9 gennaio 2009 n.1) cui la suddetta nota fa riferimento.
5) Valutare la possibilità di un appello alla Corte dei Conti da parte dei sindaci della Provincia.

Nella foto, gli studenti davanti al Politecnico

Alessandro Chittolina 
www.targatocn.it



Politecnico di Mondovì, la decisione sul futuro della sede decentrata resta nelle mani di Torino: “Da qualche parte bisognerà tagliare per forza”

IL PRORETTORE. “NON POSSIAMO MANTENERE LA DIDATTICA ATTUALE”. LE AULE RESTANO OCCUPATE. LETTERA DEGLI STUDENTI AL RETTORE



Dita incrociate: è il giorno del “vedremo”, al Poli di Mondovì. Il prorettore Marco Gilli ha parlato al sindaco e agli studenti: “Non ragioniamo solo coi numeri - ha detto - ma neppure possiamo farne a meno: da qualche parte si dovrà tagliare”.
Tentiamo una cronaca di una giornata densa di avvenimenti. Gli studenti restano nella sede, occupata da tre giorni. Hanno appeso uno striscione che recita: “20 anni in (pro)fumo”. Ma il magnifico rettore, Francesco Profumo, a Mondovì non è venuto: altri impegni. C’era invece il prorettore, Gilli, seduto a un tavolo con uno schieramento di rappresentanze politiche del territorio forse mai visto prima, in una sola stanza.

“Il Poli non è una questione che riguarda solo Mondovì: riguarda tutto il territorio, e questo credo sia evidente” è il commento di apertura del sindaco Viglione. Ha ragione: di fronte a lui c’è l’Amministrazione comunale quasi al completo (maggioranza e minoranza), esponenti dei Comuni vicini (Vicoforte, San Michele, Ceva, Magliano...), la Provincia (Blengini, Cirio, Taricco e ovviamente Raffaele Costa, che del Poli conosce la storia a memoria), la Regione (Ferraris, Rostagno e soprattutto l’assessore Bairati), Enrico Costa come parlamentare, la Fondazione CRC nelle persone di Falco e Ballauri. Poi c’è il Poli: i professori Sordi e Mamino. Poi ci sono gli studenti. E poi c’era Gilli, e accanto a lui il preside Sorli.

Si parla della decisione che il Senato accademico deve prendere: tagliare l’organico nelle sedi decentrate del Politecnico di Torino (Mondovì, Vercelli, Alessandria). Gilli inizia in sordina: “Non c’è ancora nulla di definito, siamo qua proprio per ascoltare e concertare. Auspichiamo di arrivare a una proposta condivisa”. Ma dopo aver spiegato che la Finanziaria chiede di ridurre la spesa, che il Poli oggi “sfora” come numero di ore del doppio di quelle richieste a un’Università con quel numero di docenti, e che non si andrà certo a depauperare Torino... c’è poco da aggiungere. “Da qualche parte si deve tagliare”, dice.

La questione è seria e viene dibattuta a lungo. Enrico Costa propone una moratoria: “Rinviate la decisione di un anno”. Poi si accantona l’ipotesi: sapere che un’Università ha il destino appeso a un filo farebbe crollare le iscrizioni l’anno prossimo. Si cerca una soluzione: “Molte università – continua Gilli -, anche all’estero, oggi fanno un largo uso delle lezioni registrate in multimediale e messe on line”. Scuotono tutti la testa.

Il problema, a cui tutti prima mo poi accennano, è che il futuro del Poli a Mondovì è in discussione da quattro anni ormai: e non si trova mai una quadra. Viglione: “Si è sempre parlato di un futuro di specializzazione, ed è in questa direzione che ci siamo mossi qua a Mondovì: come Comune, col supporto di molti altri tra cui la Fondazione. Ora però sentiamo dire che... le specializzazioni finiranno per essere accentrate. Si è lavorato in due direzioni diverse?”. Gli fa eco Rostagno: “Già anni fa disse: evitiamo corsi-doppioni, uguali a quelli di Torino, che sono stati da sempre un errore enorme, ma studiamo invece qualcosa di diverso e funzionale. Qua a Mondovì è nata Architettura del paesaggio, unica laurea del genere in Piemonte. Ora ci dite che, proprio perché funziona benissimo... volete chiuderla a Mondovì e spostarla in sede a Torino? Non quadra”.

La Fondazione non nasconde lo sgomento: “Abbiamo investito milioni di euro nel Politecnico a Mondovì – sono le parole di Ezio Falco -. Non capiamo questa ‘fretta’ di tagliare da parte di Torino. È una metodologia che ci stupisce: di solito, lo si fa quando le situazioni sono disperate”. Gilli risponde, e rimanda alla nota ministeriale che quantifica il taglio: “Ci dovremo adeguare prima o poi. Perché farlo ora? Perché diventerà legge, e noi entro dicembre dobbiamo pianificare l’offerta formativa per il 2010, e un anno dopo quella del 2011. Non possiamo certo posticipare di un anno una decisione del genere”.

Per la Regione, parla Bairati: “Capiamo che la situazione è critica per il Politecnico, se si tratta di ridurre la docenza. Ma non mi pare che il metodo ‘dell’accetta’ sia una buona soluzione. Non si deve cadere nelle stesse criticità della Legge Gelmini”. Certo, si può puntare più sulla ricerca che sulla didattica: ma non esiste la seconda se non c’è la prima (pochi si iscriverebbero a una laurea specialistica, se la Triennale è a Torino). Ultima replica di Gilli: “Non è solo una questione di risorse: non stiamo facendo questo per batter cassa e trovare nuovi finanziamenti. Le leggi sono tali, e noi dobbiamo adeguarci ai parametri. Ripeto: da qualche parte, si deve tagliare”.

Alla fine non ci sono grida di trionfo, ma neppure pianti disperati. Nessuno si aspettava che arrivasse una smentita al rischio di chiusura. Si parla già del transitorio post-riforma: sarà graduale, se i corsi chiuderanno si darà comunque la possibilità agli studenti di ultimare gli esami per qualche anno.

Gli studenti non lasciano le loro aule: passeranno altre notti nella sede, non si muovono. Hanno preparato un dossier sulle loro attività, una mostra interna sulle tesi di laurea di 20 anni. Il prorettore ha poi ripetuto davanti ai ragazzi le stesse cose dette in municipio. “Oggi abbiamo aperto un dialogo”, dice. Gli rispondo subito i rappresentanti: “Un Politecnico fatti di video-lezioni e senza i corsi che ci hanno reso unici, non interessa a nessuno”.

Il Senato accademico si riunirà mercoledì prossimo: il giorno prima, il rettore incontrerà ancora la Regione (che ha la competenza sull’attivazione dei corsi universitari).