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domenica 18 ottobre 2009

Politecnico di Mondovì, la decisione sul futuro della sede decentrata resta nelle mani di Torino:

“Da qualche parte bisognerà tagliare per forza”

IL PRORETTORE. “NON POSSIAMO MANTENERE LA DIDATTICA ATTUALE”. LE AULE RESTANO OCCUPATE. LETTERA DEGLI STUDENTI AL RETTORE

http://www.cuneocronaca.it/news.asp?cat=23


MARCO TURCO – Dita incrociate: è il giorno del “vedremo”, al Poli di Mondovì. Il prorettore Marco Gilli ha parlato al sindaco e agli studenti: “Non ragioniamo solo coi numeri - ha detto - ma neppure possiamo farne a meno: da qualche parte si dovrà tagliare”.

Tentiamo una cronaca di una giornata densa di avvenimenti. Gli studenti restano nella sede, occupata da tre giorni. Hanno appeso uno striscione che recita: “20 anni in (pro)fumo”. Ma il magnifico rettore, Francesco Profumo, a Mondovì non è venuto: altri impegni. C’era invece il prorettore, Gilli, seduto a un tavolo con uno schieramento di rappresentanze politiche del territorio forse mai visto prima, in una sola stanza.

“Il Poli non è una questione che riguarda solo Mondovì: riguarda tutto il territorio, e questo credo sia evidente” è il commento di apertura del sindaco Viglione. Ha ragione: di fronte a lui c’è l’Amministrazione comunale quasi al completo (maggioranza e minoranza), esponenti dei Comuni vicini (Vicoforte, San Michele, Ceva, Magliano...), la Provincia (Blengini, Cirio, Taricco e ovviamente Raffaele Costa, che del Poli conosce la storia a memoria), la Regione (Ferraris, Rostagno e soprattutto l’assessore Bairati), Enrico Costa come parlamentare, la Fondazione CRC nelle persone di Falco e Ballauri. Poi c’è il Poli: i professori Sordi e Mamino. Poi ci sono gli studenti. E poi c’era Gilli, e accanto a lui il preside Sorli.

Si parla della decisione che il Senato accademico deve prendere: tagliare l’organico nelle sedi decentrate del Politecnico di Torino (Mondovì, Vercelli, Alessandria). Gilli inizia in sordina: “Non c’è ancora nulla di definito, siamo qua proprio per ascoltare e concertare. Auspichiamo di arrivare a una proposta condivisa”. Ma dopo aver spiegato che la Finanziaria chiede di ridurre la spesa, che il Poli oggi “sfora” come numero di ore del doppio di quelle richieste a un’Università con quel numero di docenti, e che non si andrà certo a depauperare Torino... c’è poco da aggiungere. “Da qualche parte si deve tagliare”, dice.

La questione è seria e viene dibattuta a lungo. Enrico Costa propone una moratoria: “Rinviate la decisione di un anno”. Poi si accantona l’ipotesi: sapere che un’Università ha il destino appeso a un filo farebbe crollare le iscrizioni l’anno prossimo. Si cerca una soluzione: “Molte università – continua Gilli -, anche all’estero, oggi fanno un largo uso delle lezioni registrate in multimediale e messe on line”. Scuotono tutti la testa.

Il problema, a cui tutti prima mo poi accennano, è che il futuro del Poli a Mondovì è in discussione da quattro anni ormai: e non si trova mai una quadra. Viglione: “Si è sempre parlato di un futuro di specializzazione, ed è in questa direzione che ci siamo mossi qua a Mondovì: come Comune, col supporto di molti altri tra cui la Fondazione. Ora però sentiamo dire che... le specializzazioni finiranno per essere accentrate. Si è lavorato in due direzioni diverse?”. Gli fa eco Rostagno: “Già anni fa disse: evitiamo corsi-doppioni, uguali a quelli di Torino, che sono stati da sempre un errore enorme, ma studiamo invece qualcosa di diverso e funzionale. Qua a Mondovì è nata Architettura del paesaggio, unica laurea del genere in Piemonte. Ora ci dite che, proprio perché funziona benissimo... volete chiuderla a Mondovì e spostarla in sede a Torino? Non quadra”.

La Fondazione non nasconde lo sgomento: “Abbiamo investito milioni di euro nel Politecnico a Mondovì – sono le parole di Ezio Falco -. Non capiamo questa ‘fretta’ di tagliare da parte di Torino. È una metodologia che ci stupisce: di solito, lo si fa quando le situazioni sono disperate”. Gilli risponde, e rimanda alla nota ministeriale che quantifica il taglio: “Ci dovremo adeguare prima o poi. Perché farlo ora? Perché diventerà legge, e noi entro dicembre dobbiamo pianificare l’offerta formativa per il 2010, e un anno dopo quella del 2011. Non possiamo certo posticipare di un anno una decisione del genere”.

Per la Regione, parla Bairati: “Capiamo che la situazione è critica per il Politecnico, se si tratta di ridurre la docenza. Ma non mi pare che il metodo ‘dell’accetta’ sia una buona soluzione. Non si deve cadere nelle stesse criticità della Legge Gelmini”. Certo, si può puntare più sulla ricerca che sulla didattica: ma non esiste la seconda se non c’è la prima (pochi si iscriverebbero a una laurea specialistica, se la Triennale è a Torino). Ultima replica di Gilli: “Non è solo una questione di risorse: non stiamo facendo questo per batter cassa e trovare nuovi finanziamenti. Le leggi sono tali, e noi dobbiamo adeguarci ai parametri. Ripeto: da qualche parte, si deve tagliare”.

Alla fine non ci sono grida di trionfo, ma neppure pianti disperati. Nessuno si aspettava che arrivasse una smentita al rischio di chiusura. Si parla già del transitorio post-riforma: sarà graduale, se i corsi chiuderanno si darà comunque la possibilità agli studenti di ultimare gli esami per qualche anno.

Gli studenti non lasciano le loro aule: passeranno altre notti nella sede, non si muovono. Hanno preparato un dossier sulle loro attività, una mostra interna sulle tesi di laurea di 20 anni. Il prorettore ha poi ripetuto davanti ai ragazzi le stesse cose dette in municipio. “Oggi abbiamo aperto un dialogo”, dice. Gli rispondo subito i rappresentanti: “Un Politecnico fatti di video-lezioni e senza i corsi che ci hanno reso unici, non interessa a nessuno”.

Il Senato accademico si riunirà mercoledì prossimo: il giorno prima, il rettore incontrerà ancora la Regione (che ha la competenza sull’attivazione dei corsi universitari).

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