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domenica 18 ottobre 2009

Mondovì: per il Politecnico 1500 firme e una proposta


Tra un mese esatto il Politecnico di Mondovì compirà 20 anni, la domanda che tutti si fanno è se ci sarà da festeggiare o da celebrare un lutto. Oggi intanto si sono tenuti due appuntamenti di notevole e significativa importanza sulla questione: alle 9.30 nel palazzo comunale si è tenuta una riunione a cui ha partecipato il gotha della politica cuneese, alcuni assessori provinciali, l’amministrazione monregalese, l’assessore regionale all’università Andrea Bairati, il pro rettore del Politecnico Marco Gilli e i rappresentanti della sezione di Mondovì, tra cui il presidente Massimo Sorli e l’ex presidente Sebastiano Sordo, si è invece fatta sentire l’assenza, vista la delicatezza della questione, della Presidente della Provincia Gianna Gancia, da cui ci si aspetta una presa di posizione. Posizioni bipartisan per tutti i presenti, il Politecnico a Mondovì va salvaguardato in virtù di ciò che rappresenta, degli sforzi fatti fin qui e degli ottimi risultati ottenuti, non dimentichiamo poi le peculiarità delle facoltà monregalesi che sono strettamente connesse con la realtà locale, sarebbe infatti, come sottolineato da più parti, estremamente difficile sviluppare i progetti portati avanti in questi anni in una realtà urbana come il capoluogo piemontese.

Alle 13.30 il Pro-rettore Gilli ha invece dovuto sostenere un incombenza ben più ostica: l’assemblea con gli studenti, in cui ha dovuto spiegare i motivi per cui si sta giungendo all’ipotesi di chiusura e dove ha inoltre per lungo tempo risposto alle domande degli studenti. Il clima è apparso sin da subito estremamente rispettoso e aperto al dialogo, Gilli ha potuto descrivere con chiarezza come le leggi approvate dal Governo abbiano portato a dei tagli drastici per cui l’offerta didattica attuale non è più sostenibile, sia dal punto di vista delle risorse umane che da quello delle risorse economiche, e per non rischiare di peggiorare la qualità del servizio si dovranno compiere delle scelte che riescano a bilanciare la situazione. La logica conseguenza sembra essere accentrare tutto a Torino e offrire, forse, un servizio di istruzione in teledidattica affiancato da esercitazioni con docenti locali a cui si andrebbe ad aggiungere un aumento del settore dedicato alla ricerca. La soluzione per quanto non sia nulla di definitivo sembrerebbe un contentino per calmare gli animi, ma né i ragazzi né i docenti sono disposti ad accogliere benevolmente una soluzione simile: infatti le lezioni in videostreaming eliminerebbero quel contatto che oggi i ragazzi hanno con i professori, contatto che è indispensabile soprattutto quando si parla di materie tecniche in cui il dialogo è fondamentale. Dopo le numerose ed interessanti domande poste dagli studenti è stato consegnato al sindaco, al prorettore ed inviato alla Regione un documento propositivo formulato dai ragazzi, con allegate le oltre 1500 firme raccolte in questi giorni per salvare il Poli.

Di seguito le proposte dei ragazzi:
1) Apertura di un tavolo di discussione tra il Politecnico, la Regione e le rappresentanze di studenti e docenti.
2) Rafforzamento, a livello amministrativo, del rapporto tra università ed enti locali: maggiore cooperazione da entrambi i fronti al fine di favorire un’interrelazione proficua tra università e tessuto sociale-imprenditoriale del territorio circostante (basta cattedrali nel deserto!). Sottolineiamo, a titolo d’esempio, come il settore agroalimentare, di fondamentale importanza per il nostro paese e per l’UE, trovi qui un’eccezionale opportunità di integrazione tra ricerca applicata e aziende locali (non altrettanto riproponibile nel polo metropolitano torinese)
3) Rafforzare l’alto grado di specializzazione dei corsi di laurea del polo di Mondovì onde giustificare il radicamento sul territorio -di cui al punto precedente- e renderlo un polo di eccellenza la ricerca applicata. Attualmente a Torino non esistono Corsi di Ingegneria Civile Per la Gestione delle Acque, Ingegneria Agroalimentare e Architettura (Ambiente e Paesaggio), corsi indubbiamente strategici. Chiediamo all’Ateneo di ragionare circa un nuovo assetto del decentramento, fondato sul criterio della specializzazione e peculiarità dei poli.
4) Capire come mai il Politecnico di Torino sia la prima università in Italia a dar seguito alla nota ministeriale n° 160 del 4/09/2009, considerata soprattutto la posizione di altri importanti atenei politecnici italiani, i quali stanno ancora portando avanti nei confronti del Ministero la discussione circa le modalità attuative migliori della riforma dell’Istruzione Pubblica (Legge 6 agosto 2008 n.133, Legge 9 gennaio 2009 n.1) cui la suddetta nota fa riferimento.
5) Valutare la possibilità di un appello alla Corte dei Conti da parte dei sindaci della Provincia.

Nella foto, gli studenti davanti al Politecnico

Alessandro Chittolina 
www.targatocn.it



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