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lunedì 19 ottobre 2009

“Nelle metropoli affitti cari, molti lasceranno gli studi"


GIANNI SCARPACE - La Stampa - MONDOVÌ (Cuneo) Luca Bazzano ha 26 anni, studia a Mondovì ingegneria civile per la gestione delle acque, uno dei corsi che potrebbero essere cancellati dalla sede decentrata nel Cunees se sarà confermato il ridimensionamento previsto da Torino. Domani, con una delegazione, incontrerà l’assessore regionale all’Università Andrea Bairati. Mercoledì sarà alla riunione - forse decisiva - del Senato accademico.
Cosa chiedono gli 840 studenti di Mondovì che sono al quinto giorno di occupazione?
«Che il Senato non tenga solo conto di numeri e bilanci, sulla base dell’indicazione del ministero. A Mondovì ingegneria e architettura ci sono dal 1990. Si sono raggiunti obiettivi importanti: 124 docenti (più 21 addetti del personale amministrativo); la struttura costa 1 milione 154 mila euro l’anno, esclusi gli stipendi dei docenti, e la copertura degli enti pubblici (Comune, Provincia, Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo) è di 1 milione 500 mila euro. E potrebbero diventare di più. Dalla nascita dell’università ne sono già stati impiegati venti. Tutto questo non può essere cancellato e sprecato».
Vi propongono «teledidattica» al posto dei docenti nelle aule. Che ne pensate?
«Mondovì non è un doppione di Torino, punta su ambiente, agroalimentare e gestione delle acque. C’è una buona ricaduta sul territorio. Le nostre percentuali di inserimento nel mondo del lavoro sono alte. Ma c’è un altro aspetto fondamentale, che troppo spesso viene sottovalutato».
Quale?
«Il rapporto tra docenti e studenti. Quando facciamo un’esercitazione, possiamo fermare il professore e tornare su un passaggio non capito. Questo rapporto ha un valore enorme, che la distanza telematica non può dare. Il 15% degli 840 iscritti, se Mondovì chiuderà la cosiddetta didattica frontale, non si iscriverà a Torino. Tra gli altri problemi c’è il fatto di non potersi permettere l’affitto di un alloggio. La teledidattica è uno strumento che va bene per alcuni esami, per molti no: difficile, per esempio, fare esercitazioni in quel modo».
Vedete spiragli, a due giorni dalla riunione del Senato accademico?
«Sabato mattina, a Mondovì, il sindaco Viglione è riuscito a convocare un’assemblea, coinvolgendo tutti i protagonisti del territorio, che va da Savona fino alla provincia di Torino. C’era la Regione con l’assessore all’Università Bairati, che ha capito la specificità di Mondovì, accogliendo la richiesta di una sospensione. Confidiamo che la Regione e la presidente Mercedes Bresso riescano a convincere il Senato che Mondovì deve sopravvivere, per l’interesse del Cuneese e di una parte della Liguria».
(19-10-2009)

Ad oggi, abbiamo raccolto più di 2.600 firme.. e il lavoro continua!

Lo streaming che ci prometteva la teleditattica fruibile sull'IPOD ci tradiva mentre lo stesso Rettore lo decantava.

Riforma a metà Torino taglia Milano raddoppia

La Gelmini dà battaglia alle sedi periferiche
Gli atenei sotto la scure del ministero
LA STAMPA - Flavia Amabile
Le università devono dimagrire. Sono già diminuiti del 20% i corsi di laurea ma ancora non basta, il ministro dell’Istruzione Gelmini chiederà nelle prossime settimane con un decreto agli atenei di accorparsi.
Bisogna rientrare nei conti e le conseguenze saranno particolarmente evidenti a Torino dove il Politecnico intende chiudere tutte le sedi decentrate. Questa settimana ci sarà ancora un incontro in Regione e poi il Senato Accademico dovrebbe dare l’annuncio. Le sedi sono cinque, e per il Piemonte è un vero e proprio terremoto. La scorsa settimana i collettivi studenteschi hanno occupato il rettorato per diverse ore ed è difficile prevedere che cosa accadrà quando sarà chiaro che nulla si potrà fare contro la chiusura.
Perché è vero che nelle cinque sedi a rischio c’è Verrès in Val d’Aosta dove c’è un corso di sette studenti, ma è anche vero che la scure del Senato Accademico si sta per abbattere sulla facoltà di ingegneria di Vercelli dove gli studenti sono 900, suddivisi tra gli studi tradizionali di ingegneria civile o meccanica ma anche quelli di «electronic and computer engineering», un corso in inglese con centinaia di studenti provenienti da Giappone, Africa e India. «Il miglior esperimento piemontese di internazionalizzazione», lo definisce Roberto Rosso, deputato del Pdl.
E poi ci sono Mondovì e Alessandria: altre centinaia di studenti decisi a non farsi cacciare dalle aule. Ci sono i percorsi interamente in inglese del Politecnico di Biella e i milioni di euro stanziati in investimenti destinati a andare in fumo, come sottolineano gli enti locali in questi giorni: un’intera palazzina di nuovi laboratori attrezzati a Vercelli, 20 milioni spesi soltanto per la sede Mondovì. Per non parlare delle aziende che intendevano investire per progetti di ricerca e che ora si indirizzeranno altrove.
La delusione è forte in Piemonte. Ma i vertici del Politecnico fanno capire che c’è poco da fare. Il prorettore Marco Gilli ha spiegato che la Finanziaria chiede di ridurre la spesa, che soltanto a Mondovì oggi il numero di ore è il doppio di quelle richieste a un’Università con quel numero di docenti. Per salvare la sede centrale di Torino la parola d’ordine è: «Da qualche parte si deve tagliare».
Eppure il politecnico di Torino è al secondo posto nella discussa classifica degli atenei più meritevoli stilata a luglio dal ministro Gelmini. Ed è ai primi posti nella classifica delle università italiane messa a punto dall'associazione Vision in primavera.


IL GOVERNO
Pronto un nuovo decreto per ridurre gli sprechi

IN LOMBARDIA
Uno stanziamento ad hoc della Regione salva i corsi di Lecco


Ma la lettera inviata un mese fa a tutte le università italiane dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini parla chiaro. E il decreto che il dicastero sta mettendo a punto, e che dovrebbe vedere la luce nelle prossime settimane, trasformerà in legge l’annunciata razionalizzazione degli atenei. Da un lato sono previsti tetti ben definiti al numero di ore dei corsi, dall’altro si chiederà alle università più piccole di unirsi, fondendosi oppure creando sinergie tra loro.
Quel che conta è il risparmio. Perché le cifre lo chiedono, sostiene il ministro. Sono oltre 330 le sedi distaccate, vanno sfoltite. E quindi i rettori stanno procedendo. A Siena, dove il bilancio era in una situazione davvero critica, si è passati da 118 corsi di laurea a 84, le sedi esterne da 5 sono diventate 2 e i docenti da 1060 sono diventati 800, come ha raccontato il rettore Silvano Focardi nella sua relazione alla commissione Istruzione del Senato. In totale i corsi di laurea sono diminuiti del 20%, da 5699 almeno 100 sono già stati cancellati. Ora sono circa 4600, più o meno in linea con il dato della Francia (4878) e della Gran Bretagna (5009).
Ma se c’è chi taglia c’è anche chi non lo fa. Come il Politecnico di Milano che ha una sede decentrata come Lecco dove i tagli della Gelmini e l’appello verso una razionalizzazione delle risorse hanno portato a uno stanziamento di 25 mila euro dalla Regione Lombardia e alla fine di ogni timore da parte degli studenti. «Purtroppo in questo momento si sottolineano di più i problemi di bilancio che le esigenze degli studenti e dell’insegnamento - lamenta Alberto Civica, segretario generale della Uil Università - Sedi decentrate come quelle del politecnico di Torino hanno anche venti anni di corsi alle spalle, non possono essere cancellate in modo così repentino».



Un ministro determinato
Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione

“Le sedi decentrate? Sono da razionalizzare”

A Mondovì gli studenti del Poli ascoltano in videoconferenza il discorso del rettore Profumo

CONTINUA L’OCCUPAZIONE DELLE AULE: “MA VOGLIAMO FARLO IN MODO COSTRUTTIVO”. IL CONSIGLIO COMUNALE PASSERA’ LA NOTTE COI RAGAZZI

http://www.cuneocronaca.it/news.asp?cat=23

MARCO TURCO – Le sedi decentrate sono “da razionalizzare” perché creano “una debolezza intrinseca” nel sistema universitario. Alcuni corsi verranno eliminati. Parola di Francesco Profumo, rettore del Poli di Torino. Che ne sarà della sede monregalese?
Gli studenti della sede di Mondovì hanno assistito in videoconferenza alle parole del rettore, che da Torino illustrava i punti salienti della riforma in arrivo. Ora più che mai, da Mondovì sono intenzionati a capire che cosa riserva il futuro. Mancano due giorni alla prossima riunione del senato accademico, che delibererà sulla nuova pianificazione dell’offerta formativa.

“Una questione – ha detto il rettore – che deve essere decisa entro novembre, perché l’offerta viene programmata in modo definitivo il 15 di dicembre”. Un processo certamente importante: ma allora perché tagliar fuori gli studenti, e non coinvolgerli? Questo è il grande rammarico di tutti i rappresentanti delle sedi decentrate. “Da ora in poi – continua Profumo – li coinvolgeremo nel processo”.

Che cosa si profila? Profumo è categorico: le ore di didattica vanno ridotte della metà, per adeguarsi alla nuova norma ministeriale. Non si parla di licenziamenti: ma docenti e studenti sanno che i paletti della Finanziaria impongono che, per ogni due insegnanti che vanno in pensione, uno solo potrà essere rimpiazzato, Quindi si andrà verso una riduzione dell’organico, parallela alla chiusura di molti dei corsi.

Profumo volge lo sguardo oltre i confini italiani: “A Torino abbiamo il 55% di immatricolati che viene dal Piemonte, e il 27% da fuori regione: il restante 18% viene dall’estero. Ed è in questa direzione che si deve andare, perché il lavoro che attende chi oggi esce dall’università sarà sempre più a contatto col resto del mondo”. Il rettore riconosce il merito avuto in passato dalle sedi decentrate: ma il futuro deve guardare ad altre cose, più specializzate. Il decentramento attuale “crea debolezze”. Addirittura, secondo il rettore, non aiuta più la formazione dello studente che si ritrova a svolgere il suo percorso didattico in un ambiente troppo stretto, poco internazionale.

Nega una chiusura definitiva: ma parla di “razionalizzazione”, e non nega comunque che dall’anno prossimo una serie di corsi verranno eliminati, con una fase di transitorio per chi ora li frequenta. E torna a parlare delle lezioni senza classe e quasi senza docente: la teledidattica, in video streaming, da scaricare sul telefonino.

A Mondovì il clima resta teso e l’umore preoccupato. Mercoledì, quando il Senato si riunirà, gli studenti si recheranno a Torino per manifestare davanti alla sede del Poli, in corso Duca degli Abruzzi. “Dobbiamo far sentire la nostra voce – ripetono i rappresentanti –, o la nostra sede chiuderà molto presto. Per noi la questione non è piccola. Vogliamo che il poli a Mondovì continui a vivere”.

Intanto le aule monregalesi restano occupate. “Facciamo presente che la nostra autogestione è fatta nel rispetto del diritto allo studio – dicono i ragazzi - . L’autogestione permette, a differenza di altre autogestioni, la possibilità di seguire le lezioni istituzionali oppure di scegliere di partecipare alle arie attività culturali che pianifichiamo man mano grazie anche alla collaborazione dei docenti. Abbiamo allestito, nei locali del Politecnico, una mostra di lavori realizzati da noi studenti e dai nostri colleghi che hanno studiato nella sede di Mondovì. La nostra occupazione è sempre più costruttiva: è l'unico modo per non toglierci da soli quello che ci vogliono negare. Continuando le nostre frenetiche attività, attendiamo il responso dell'incontro che si terrà domani tra la Regione Piemonte e il rettore del Politecnico”.

Questa notte, accanto agli studenti che resteranno nella sede occupata, saranno presenti anche i membri del Consiglio comunale di Mondovì.

Per assistere al video trasmesso in streaming, consultare il seguente link:
http://www.celm.polito.it/polistream/gestione/pagina.php?id=191
oppure utilizzare questo link per scaricarlo direttamente
mms://wmserver.polito.it/intranet/organi_centrali/Assemblea_19.10.2009.wmv

Elena Merlatti (UDC) su questione 'Politecnico' di Mondovì



http://www.targatocn.it/it/zone_mo.php?news_code=73496

Elena Merlatti, segretario politico Udc monregalese

La sezione Udc di Mondovì, valutato l’orientamento espresso dal Senato Accademico del Politecnico di Torino, considerate tutte le attività che sono state promosse in questi ultimi venti anni di esperienza universitaria decentrata a Mondovì, considerati inoltre il numero di iscritti, gli ottimi risultati conseguiti dagli stessi in termini di rendimento e profitto, prendendo atto della portata e dell’impatto di tale struttura sul territorio circostante, esprime una totale contrarietà alla scelta di soppressione e/o ridimensionamento della sede decentrata del Politecnico, in quanto risorsa e opportunità per tutta la realtà locale, che non può scontare la scelta di tagliare su un settore cruciale come quello della formazione e della ricerca.


Per tutti questi motivi, si richiede che prosegua un dialogo attivo fra le tutte le istituzioni coinvolte, al fine di definire una opportuna conciliazione fra le esigenze del Politecnico e quelle dell’intero territorio decentrato coinvolto, scongiurando la scelta definitiva di chiusura di tale sede.





Rassegna Stampa 19/10/2009

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