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venerdì 23 ottobre 2009

IMPRESE: PIEMONTE, CON POLI REGIONALI 12 PERCORSI DELL'INNOVAZIONE

da Libero-News.it

Torino, 23 ott. (Adnkronos/Labitalia) - Nuovi strumenti di politica industriale, mutuati dall'esperienza francese, a sostegno della competitivita' delle aziende, volti a favorire l'aggregazione di piccole e medie imprese, grandi imprese e organismi di ricerca per la condivisione della conoscenza e la convergenza degli investimenti su prodotti o servizi innovativi. I 12 Poli regionali dell'innovazione del Piemonte coinvolgono oltre 750 imprese (di cui il 60% circa e' formato da pmi), gli atenei piemontesi, i parchi scientifici e tecnologici e i principali centri di ricerca, per un totale di oltre 50 mila addetti.

"La regione Piemonte - dichiara l'assessore alla Ricerca, Innovazione e Industria, Andrea Bairati - ha investito 60 milioni di euro per la creazione e lo sviluppo dei Poli regionali di innovazione, uno strumento di politica industriale che consente alle piccole e grandi imprese di condividere conoscenza scientifico-tecnologiche e di beneficiare della convergenza di investimenti, anche privati, nello sviluppo di prodotti e servizi innovativi. I Poli, forti della presenza al loro interno di realta' imprenditoriali importanti, oltre a stimolare lo sviluppo di attivita' di ricerca e innovazione, contribuiranno a valorizzare al massimo le potenzialita' presenti, favorendo processi di internazionalizzazione e incrementando investimenti produttivi, anche stranieri, sul territorio".

Giorgio Ferraris ha presentato un OdG al consiglio regionale

Il Consigliere regionale Giorgio Ferraris, ha presentato ieri un ordine del Giorno in Consiglio Regionale sulla chiusura delle sedi decentrate del Politecnico di Torino.
Il Consiglio regionale del Piemonte, venuto a conoscenza della decisione del Rettore del Politecnico di Torino di chiudere le cinque sedi decentrate di Piemonte e Valle d’Aosta e ritenendo la chiusura delle sedi decentrate un inaccettabile impoverimento dei nostri territori, chiede al Rettore ed al Senato Accademico del Politecnico di Torino di rivedere la decisione assunta di concentrare sul capoluogo piemontese tutta la propria attività didattica e sollecita i Parlamentari piemontesi a farsi interpreti presso il Governo affinchè vengano rimossi gli ostacoli di natura economica alla prosecuzione e all’ulteriore sviluppo delle attuali esperienze universitarie decentrate. Si invita anche la Giunta regionale a promuovere un incontro urgente con il Governo per dar corso alla richiesta di passaggio della materia universitaria dallo Stato alle Regioni e per illustrare le linee di riforma del sistema universitario piemontese e a riconfermare, in sede di Comitato regionale di coordinamento universitario, la validità delle scelte a suo tempo assunte riguardo lo sviluppo del sistema universitario piemontese e, di conseguenza, a sostenere con forza l’iniziativa delle istituzioni locali.

CONSIGLIO COMUNALE NELLA SEDE DI VIA COTTOLENGO, POI SABATO UNA MANIFESTAZIONE

Gianna Gancia, presidente della Provincia, e Stefano Viglione, sindaco di Mondovì, sono intervenuti in serata all’assemblea degli oltre duecento studenti del Politecnico che da una settimana occupano la sede monregalese. L’occupazione era iniziata quando era stata ventilata la decisione, confermata successivamente dal Senato accademico di Torino, relativa alla chiusura delle sedi decentrate. “A Torino i cuneesi sono considerati cittadini di serie B e nel loro modo di fare anche i vertici del Politecnico hanno agito così. Non essere stata informata delle decisioni che il rettore Profumo ha preso in modo unilaterale per me è stato un vero sgarbo istituzionale. Sono con voi per rimarcare la solidarietà della Provincia ed essere al vostro fianco in una battaglia che vuole difendere quanto è stato fatto in venti anni di lavoro delle istituzioni, in una coralità di interventi, con una spesa che supera i 20 milioni di euro'' ha detto la Gancia.

Viglione ha spiegato che il Politecnico di Mondovì rappresenta un’espressione della città: la sede di via Cottolengo ospiterà venerdì sera un Consiglio comunale. Sabato mattina ci sarà una manifestazione a cui hanno già aderito i sindaci di molti centri cuneesi, associazioni locali e provinciali.

DDL GELMINI E L’ATENEO DI SIENA: IL BLITZ SULLE UNIVERSITA’

LEGGI DDL GELMINI SULLA RIFORMA DELLE UNIVERSITA’

E’ stato presentato mercoledì 22 ottobre 2009, durante una riunione del CUN, il DDL del ministro Gelmini in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio.
Si sarebbe dovuto discutere già nel Consiglio dei Ministri programmato per giovedì 23 ottobre 2009, riunione che è stata rimandato alla prossima settimana a causa della neve che ha impedito al presidente del consiglio di rientrare dal suo viaggio in Russia.
Il DDL presenta diversi interventi a partire dall’organizzazione e dalle norme e deleghe in materia di qualità ed efficenza del sistema universitario, al reclutamento del personale docente.
Per quanto riguarda la situazione dell’Ateneo di Siena risaltano sopprattutto alcuni interventi che potranno incidere sul futuro prossimo della nostra università.
A partire dalle norme in materia di governance contenute nel titolo primo (art.2),
E’ data poi possibilità gli Atenei e/o Atenei ed enti o istituzioni operanti nei settori della ricerca e dell’alta formazione, di costituire una federazione e fusione e la conseguente razionalizzazione dell’offerta formativa presenta novità in matreia di mobilità del personale del personale docente e del personale tecnico amministrativo. In particolare per il professori e i ricercatori la legge potrà prevedere la mobilità coatta, anche se accompagnata da incentivi finanziari (art. 3 comam 5).
Altra norma di particolare interesse è quella relativa al commissariamento degli Ateni (art.5 comma 3, punti f, g, h) che non possono garantire l’assolvimento delle proprie funzioni indispensabili e far fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti id terzi e comunque con un disavanzo superiore al 10% del proprio bilancio.
In questo caso le università con il bollino rosso avrebbero 180 giorni di tempo per presentare un piano di risanamento quinquennale al MEF e al MIUR, di concerto con il ministero dell’economia e delle finanze. In caso di mancata approvazione del piano, o mancata presentazione o sua incompleta attuazione, su proposta del ministro del MIUR di concerto con quello del MEF, il Governo delibererebbe il commissariamento e la nomina di uno o più commisari con il compito di predisporre e attuare il piano di rientro finanziario.
Il titolo terzo del DDL infine contiene norme in materia di personale accademico e riordino della disciplina concernente il reclutamento. A partire dalal revisione dei settori scientifico disciplinari, all’istituzione dell’abilitazione scientifica nazionale, al reclutamento e alla progressione di carriera dei docenti, agli assegni di ricerca, ai contratti di insegnamento, ai ricercatori a tempo determinato, al collocamento a riposo dei professori e dei ricercatori.

Rassegna Stampa 23/10/2009


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LA REPUBBLICA
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Il Giornale
(Piemonte)












Il Giornale
(Piemonte)

Siracusa: a rischio chiusura la facoltà di Architettura


Da UniMagazine.it

Vivaci proteste dei movimenti studenteschi alla notizia della possibile chiusura del corso quinquennale. Anche una pagina internet creata per firmare la petizione contro la chiusura dell’Università.

Se nei giorni scorsi le brutte notizie sembravano riguardare solo alcuni dei corsi di laurea in beni culturali presenti a Siracusa, adesso il futuro incerto coinvolge anche la facoltà di Architettura. Sono lontani i tempi delle rassicurazioni dei politici locali, i quali affermavano che i tagli previsti dalla riforma nazionale non avrebbero intaccato il territorio aretuseo. In realtà la situazione è ben diversa. Per questo motivo i rappresentanti degli studenti ed il Coordinamento dei precari della ricerca, hanno cercato di far valere le loro ragioni e, in data 18 Luglio, hanno fatto girare per le aule dell’università un volantino, nel quale hanno esposto chiaramente le ragioni del loro malcontento.

Eccone parte del contenuto: “La Facoltà di Architettura di Siracusa sarà la prossima a pagare il conto del regime dei tagli selvaggi e indiscriminati su scuola e università pubbliche messo in atto dal governo Berlusconi già dall’agosto 2008. Nonostante l’ondata di proteste e mobilitazioni di studenti, docenti e lavoratori precari dell’università e della ricerca il Ministro Gelmini prosegue sulla strada della “riforma a costo zero” e pretende di sanare i mali dell’università italiana tagliandole i fondi, già esigui(l’Italia pre-Gelmini spendeva per l’università pubblica il 0,7% del PiL, gli USA l’1,37. Fonte Eurostat 2008). Riducendo una questione politica - la centralità del sistema universitario e della formazione in Italia - ad un “semplice” problema tecnico di gestione più o meno virtuosa delle risorse economiche i vertici dell’Ateneo di Catania e dei consorzi universitari delle sedi decentrate, di fatto, procedono compatti nell’attuare il programma ministeriale: lo smantellamento dell’Università e della Ricerca pubbliche in Sicilia. Dopo l’annuncio della chiusura dei corsi di laurea delle sedi di Modica e Ragusa anche la città di Siracusa si appresta, dunque, a versare il suo tributo alle esigenze di bilancio: si chiudono i corsi di laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e Tecnologie Applicate alla Conservazione e Restauro dei Beni Culturali (Facoltà di Lettere) e si apre la “questione Architettura”. L’Ateneo di Catania a fronte di una situazione finanziaria controversa reclama i propri docenti in sede, il Consorzio Archimede tace mentre le vacanze estive si avvicinano consegnando il futuro della facoltà all’oblio d’agosto”.

Malcontento palesato anche il 20 Luglio, giorno nel quale il rettore dell’Università di Catania, Prof. Recca si è recato a Siracusa per incontrare le rappresentanze locali e le delegazioni di studenti (è stato accolto con croci grige, segno della possibile chiusura della facoltà). Recca ha sottolineato che per far continuare a vivere anche la facoltà di architettura sono necessari 6 milioni di euro, non essendo sufficienti i 3.900.000 euro previsti dal territorio. Una chiusura, quella prospettata dall’Università di Catania, che significherebbe anni di impegni e di spese economiche buttati al vento.

Gli studenti anche in questa circostanza hanno cercato di far valere le loro ragioni con civili rimostranze, attraverso il portavoce Marco Mastriani: “Più che per una chiusura dei diversi corsi di laurea, noi siamo per un potenziamento dell’esistente. Il danno per Siracusa in caso di chiusura dei corsi sarebbe di 600-700 unità in termini di studenti, ma molto di più in altri termini. Anche per questo motivo abbiamo chiesto che venga posto in essere uno studio di fattibilità per valutare la possibilità di costruire un ateneo autonomo. Ed in questo senso chiediamo dialogo ai consorzi universitari, anche a quello ragusano”.

Inoltre è stata appositamente creata una pagina internet (http://www.firmiamo.it/architetturaasiracusanonsitocca), all’interno della quale è possibile firmare la petizione contro la chiusura dell’Università e dove si cercano di spiegare le possibili ripercussioni che una chiusura dei corsi, definiti da più parti “il fiore all’occhiello” dell’Ateneo di Catania, potrebbe avere.

Flavio Sirna

Associazione Insediamenti Universitari: "No a chiusura Poli"

Un accorato appello, contrario ad ogni possibile ipotesi di chiusura del Polo Monregalese del Politecnico di Torino è stato sottoscritto dal Presidente dell’Associazione Insediamenti Universitari in Provincia di Cuneo. E’ semplicemente inimmaginabile che un Polo Universitario di eccellenza, quale quello di Mondovì, possa, dall’oggi al domani, cessare d’esistere. Gli effetti prodotti sarebbero, infatti, dirompenti per gli studenti e per tutti gli Enti, che fin dal 1990 hanno fortemente creduto nel progetto di insediamento, finanziandone la nascita e la continua crescita, e quindi per l’intero tessuto socio-culturale, economico e produttivo territoriale. Una 'partita' che l’Associazione Insediamenti Universitari in Provincia di Cuneo non considera ancora conclusa, nonostante gli indirizzi operativi, volti alla chiusura di tutte le sedi decentrate, espressi, in totale autonomia organizzativa, dal Senato Accademico del Politecnico di Torino. Riteniamo che il sostegno dell’Associazione debba essere indirizzato, in questo difficile momento, a tutti quanti gli studenti iscritti, al corpo docente ed al personale amministrativo del Polo Monregalese. Il danno arrecato agli studenti, qualora l’ipotesi di chiusura della sede Monregalese del Politecnico di Torino, si concretizzi, sarebbe particolarmente grave. Verrebbero così improvvisamente privati di insegnamenti di qualità, della possibilità di proseguire gli studi vicino alle loro residenze, di fruire, conseguentemente, di minori costi, di ottenere curricula di eccellenza, statisticamente migliori di quelli, in media, conseguiti dagli studenti frequentanti i corsi in Torino. La recente storia del Polo di Mondovì non può terminare. E’ quindi auspicabile il raggiungimento di una nuova, appropriata e condivisa soluzione da adottare con il Politecnico di Torino.
IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE INSEDIAMENTI UNIVERSITARI IN PROVINCIA DI CUNEO GIANFRANCO DOGLIANI

Taricco: "Politica ha dovere di pronunciarsi su Politecnico"


Pregiatissimo Prof. Profumo, ho letto, con una certa sorpresa, le interviste da lei rilasciate in data odierna su alcuni importanti quotidiani nazionali. Vi ho trovato una determinata difesa delle scelte effettuate ieri dal Senato Accademico del Politecnico e la rivendicazione di una netta visione strategica per il futuro dell’Università e del Politecnico. La 'politica', lei dice, non dovrebbe impicciarsi e dovrebbe volare più alto. Mi permetta su questo e sulle decisioni assunte ieri, sommessamente, di esprimere alcune considerazioni. Credo la politica abbia non il diritto, ma il dovere, di pronunciarsi su scelte che inevitabilmente avranno impatto sui territori e sulla formazione dei giovani di oggi e dei professionisti e di coloro che avranno responsabilità domani. Ho sempre pensato, e continuo a pensare, che sui modelli organizzativi ci sia spazio per un confronto anche perché nessuna ricetta ha certezze matematiche e garanzia di risultati assicurata. Il decentramento fu, tra le altre cose, una risposta ad un crescente intasamento universitario che permise di sperimentare un modello, sicuramente con pregi e difetti, ma che ebbe il merito, su alcuni territori, di mettere in moto dinamiche positive di sviluppo. A Mondovì, in questi anni, è cresciuta la collaborazione con il territorio. Sono stati avviati programmi di sostegno a ricerca e sperimentazione su temi connessi alle sfide dello sviluppo locale e tutto questo ha riscontrato un grande interesse coinvolgendo gli enti locali e lo stesso corpo studentesco. Credo che buttare via tutto questo, per riconcentrare tutto su Torino, sia una semplificazione che quanto meno avrebbe meritato altro approfondimento. Non ho capito se l’aver avviato una riorganizzazione del Politecnico, che in qualche misura anticipa l’emanazione formale dei provvedimenti ministeriali previsti, sia per totale condivisione degli stessi o per necessità di cogliere al balzo un’occasione. Ciò che percepisco invece, come sommamente vero è, che tutti i discorsi sull’articolazione a rete di un sistema universitario e le chiamate ad un impegno concreto dei territori e delle amministrazioni locali, suonano oggi terribilmente falsi e quasi ironici. Il dover ridurre e riaccorpare i corsi non dovrebbe automaticamente voler dire doverli portare tutti a Torino. Se è vero che si può usare la videoconferenza credo che da Mondovì si possa guardare verso Torino ma credo sia possibile anche il contrario. Di fronte ad una scelta ministeriale che di fatto taglia risorse in modo abnorme, pone parametri a detta delle stesse università inapplicabili, comporta riduzioni di personale drastiche, invece di chiedere flessibilità nella applicazione si è scelto di applicarle pedissequamente smantellando il sistema, ignorando le esigenze e le sfide del territorio. Alle richieste di questa Regione di poterne ragionare anche con il Ministero si è risposto con un sostanziale “non c’è tempo” bocciando come folli le proposte della stessa. Credo la Regione Piemonte, anche alla luce dell’impegno e della collaborazione messa in campo in questi anni, avrebbe meritato attenzione e trattamento diversi. Nella mia concezione di rispetto istituzionale vi è sicuramente consapevolezza dei ruoli di ciascuno e chiarezza sui soggetti che sono chiamati a decidere. Credo però sia giusto rimarcare l’unilateralità di una decisione che non tiene in nessun modo conto del rischio della fine di un processo che forse, non per tutte le sedi decentrate ma sicuramente per Mondovì, stava avviando sinergie positive e che era frutto di importanti investimenti del territorio a suo tempo condivisi con lo stesso Politecnico e che ora diventeranno carta straccia. Se è giusto, in generale, che ognuno risponda delle proprie scelte, credo sia vero, nel particolare, che ciò vale anche in questo caso. Scusandomi per l’intromissione, mi è comunque gradita l’occasione per porgere sinceri saluti. Mino Taricco

COMUNICATO STAMPA WILLIAM CASONI: "INACCETTABILE LA CHIUSURA DEL POLITECNICO DI MONDOVI"

"Non c'è stata nessuna sensibilità da parte della Regione Piemonte. (NDR: la regione nella persona della presidente Mercedes Bresso ha in realtà dato il suo pieno appoggio) In Lombardia le sedi decentrate universitarie sono raddoppiate. In Piemonte invece no.
Tutto questo dimostra la politica fallimentare che ha avuto la nostra Regione in materia universitaria. Il Piemonte e la Lombardia sono due regioni speculari: se in Lombardia le sedi distaccate per lo studio universitario aumentano, non si capisce come mai in Piemonte debbano chiudere quelle esistenti. La chiusura della sede è inaccettabile."
Commenta così il consigliere regionale William Casoni, capogruppo Pdl a Palazzo Lascaris e coordinatore vicario del Pdl della Provincia di Cuneo, la difficile situazione che si è creata sul polo universitario Monregalese del Politecnico di Torino. Secondo il consigliere regionale Casoni, il danno arrecato agli studenti, qualora si dovesse concretizzare l'ipotesi di chiusura della sede, avrebbe conseguenze gravissime. "Bisogna innanzitutto garantire il diritto allo studio -- sottolinea l'esponente del Pdl - se la facoltà chiude viene meno la possibilità per tutti gli studenti del Monregalese, e degli altri Comuni della Granda, di potere usufruire della didattica tradizionale vicino a casa . Sappiamo tutti quanto siano alti i costi da sostenere per gli studenti fuori sede." Inutile poi, secondo il consigliere regionale, è la polemica innestata contro il Governo perché "il Ministero non ha dato indicazioni che implicano la chiusura delle sedi universitarie, gli atenei, in accordo con le rispettive regioni, possono agire in piena autonomia provvedendo a ridistribuire le risorse." "Condivido - conclude Casoni - l'amarezza che prova l'ex sindaco di Mondovì Riccardo Vaschetti che nel 1995 ha presenziato alla consegna dei primi diplomi di laurea
del decentramento monregalese. Da quel giorno Vaschetti ha partecipato a ben otto inaugurazioni dell'anno accademico e ha seguito costantemente l'evolversi della situazione
accademica della nostra Provincia".


UFFICIO STAMPA WILLIAM CASONI

POLITECNICO VERSO LA CHIUSURA

Dopo la visita della Gancia, gli studenti dell’ateneo di Mondovì aspettano la riunione del Consiglio comunale

LA PRESIDENTE: “UNA DECISIONE UNILATERALE”. LA REGIONE SI SCHIERA CON UN ORDINE DEL GIORNO. I RAGAZZI: “NON SIAMO CONSERVATORI!”

http://www.cuneocronaca.it/news.asp?id=21786&typenews=primapagina

MARCO TURCO – “Non sono qua per fare promesse, perché la Provincia può fare poco: ma siamo al vostro fianco”. Così la presidente Gancia agli studenti del Poli di Mohndovì. Questa sera, il Consiglio comunale nella sede.

Nono giorno di occupazione nelle aule dell’ateneo monregalese. Dopo le dichiarazioni del rettore, Francesco Profumo (che dalle colonne dei quotidiani ha bollato come “conservatore” l’atteggiamento degli studenti e delle istituzioni), gli studenti non hanno intenzione di abbandonare la loro battaglia.

Ieri, l’incontro con la presidente della Provincia Gianna Gancia: “È stata una decisione assolutamente unilaterale – ha commentato la Gancia –, che il rettore ha preso commettendo un vero e proprio sgarbo istituzionale. Purtroppo, la Provincia non può fare molto: non abbiamo grandi margini di manovra. Ma rinnovo il mio impegno, non vi lasceremo soli”.

Ancora commenti, da parte degli studenti: “Le parole di Profumo ci offendono – ha ripetuto il rappresentante Bazzano –: non accettare di prendere lezioni da un televisore vorrebbe dire essere conservatori? Non vogliamo affatto un’Università sempre uguale, statica: Noi crediamo che le cose debbano cambiare, certo: ma in meglio, non in peggio”.

Nuova presa di posizione della Regione: un ordine del giorno proposto da Giorgio Ferraris, in cui si dice: “ritenendo la chiusura delle sedi decentrate un inaccettabile impoverimento dei nostri territori, il Consiglio chede al Rettore ed al Senato Accademico del Politecnico di Torino di rivedere la decisione assunta di concentrare sul capoluogo piemontese tutta la propria attività didattica, e sollecita i Parlamentari piemontesi a farsi interpreti presso il Governo delle ragioni sopra enunciate, affinchè vengano rimossi gli ostacoli di natura economica alla prosecuzione e all’ulteriore sviluppo delle attuali esperienze universitarie decentrate; invita la Giunta regionale a promuovere un incontro urgente con il Governo per dar corso alla richiesta di passaggio della materia universitaria dallo Stato alle Regioni e per illustrare le linee di riforma del sistema universitario piemontese; a riconfermare, in sede di Comitato regionale di coordinamento universitario, la validità delle scelte a suo tempo assunte riguardo lo sviluppo del sistema universitario piemontese e, di conseguenza, a sostenere con forza l’iniziativa delle istituzioni locali”.

Questa sera, alle 21, il Consiglio comunale si riunirà nelle aule del Poli, per l’approvazione di un documento in difesa della sede.