Appuntamenti

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sabato 31 ottobre 2009

Bresso a studenti del Poli:"I giochi non sono ancora chiusi"



Faccia a faccia, nel tardo pomeriggio di ieri, tra la presidente della Regione Mercedes Bresso e una folta delegazione di studenti del Politecnico di Mondovì, capitanati dal loro professore simbolo, Teresio Sordo. L'incontro si è svolto presso la sede del PD, in via Dronero, alla presenza anche dei consiglieri regionali Elio Rostagno e Giorgio Ferraris che, su questa vicenda, si stanno spendendo in tutte le sedi.

Anche la Bresso ha promesso di farlo. Il Politecnico di Mondovì le sta a cuore, non fosse altro che per il fatto che la Regione Piemonte è tra le più virtuose d'Italia: "Se proprio si deve tagliare, perché la questione è principalmente finanziaria - specifica la presidente - lo si faccia in altre Regioni. La Toscana ha un'Università per ogni città, la Lombardia ne ha 13. Il Piemonte, che è la più grande regione d'Italia dopo la Sicilia e ha problemi di connessione e trasporti, ne ha solo 3. Che inizino a tagliare da qualche altra parte". Ai ragazzi, parla di un vivace scambio di battute avuto con il vice Rettore del Politecnico Gigli, rassicurandoli che si è aperto un nuovo margine di trattativa. "Con o senza il Politecnico, Mondovì deve rimanere aperto, con docenza di lauree triennali. Se così non fosse, chiederò all’università di Genova di farsi avanti". Esclude, al momento, l'ipotesi che Mondovì passi sotto l'egida dell'Università del Piemonte Orientale. La Bresso spiega che lunedì prossimo parlerà con il Rettore Profumo per costruire un profilo di proposta con la quale trattare direttamente con il Governo. "Altrimenti faremo da soli" - rassicura.

Per gli studenti parla Luca Bazzano, loro rappresentante al Senato Accademico. Consegna alla Presidente un documento che racconta 20 anni di storia, ricerche, convegni e dati sulla sede di Mondovì, oltre a 5190 firme contro la chiusura del Poli, raccolte direttamente a Mondovì durante il periodo di occupazione da parte di questi studenti che, da qualche settimana, vivono all'interno della loro sede universitaria ma senza impedire il regolare svolgimento delle attività didattiche. Uno studente dell'ultimo anno, Giacomo Gaiotti, cita le parole del Rettore per l'inaugurazione dell'Anno Accademico, non senza una vena polemica. In quel discorso, infatti, nulla faceva presagire una minima intenzione di chiudere la sede monregalese del Poli.

Ed è questo il punto sul quale lo stesso Prof. Sordo richiama più volte l'attenzione della Bresso: il voltafaccia del Politecnico di Mondovì: "Profumo - dice - voleva far crescere questa sede, spingendo anche per ottenere borse di studio per studenti provenienti dall'estero. Cosa è successo?". La Bresso non è stata in grado di rispondere. Rimanderà a dopo il colloquio con la massima autorità del Politecnico di Torino, colloquio che, lo ribadiamo, dovrebbe avvenire già lunedì. O altrimenti si tratterà direttamente con il Governo. In un modo o in un altro, guardando a Genova, diventando un'Università e non un distaccamento del Politecnico di Torino, guardando all'Università del Piemonte Orientale, a Mondovì si continuerà a studiare.


Barbara Simonelli
targatocn.it

Gli studenti del Politecnico di Mondovì a Cuneo per incontrare Mercedes Bresso/ “Non accettiamo la decisione di chiudere le sedi periferiche”

“VALUTEREMO SE PASSARE CON L’UNIVERSITA’ DEL PIEMONTE ORIENTALE”. LA RISPOSTA A CASONI: “LA SEDE DEL PD ERA IL LUOGO PIU ADATTO”

MARCO TURCO – “Non siamo d’accordo con una decisione che va a favore solo del nucleo centrale, a discapito di tutte le sedi periferiche”. Così la presidente regionale Mercedes Bresso, davanti agli studenti del Poli di Mondovì. Guarda anche il video.
L'incontro tra la presidente e i ragazzi è avvenuto venerdì sera, presso la sede cuneese del Partito democratico. Una delegazione di studenti era presente a Cuneo, insieme con alcuni dei docenti. L’occupazione delle aule dell’ateneo monregalese va avanti in modo civile da oltre due settimane: per protestare contro la decisione del Senato accademico di chiudere la didattica nelle università decentrate.



All’intervento del consigliere William Casoni, che contestava la scelta del luogo dell’incontro, hanno risposto così Rostagno e Ferraris: “Questo incontro è stato voluto dal PD e promosso dai consiglieri PD... francamente, questa ci è parsa la sede più naturale. Non siamo qua per fare la tessera ai ragazzi, evitiamo speculazioni di questo tipo. Se pur di contestare  ci si attacca addirittura al luogo di un incontro, significa che siamo davvero a corto di argomenti”.


Gli studenti hanno consegnato alla Bresso un documento steso in questi giorni. Sono quasi quaranta pagine: “È una relazione – spiegano Luca Bazzano e Giacomo Gaiotti – sugli ultimi dieci anni di storia della nostra sede. Avremmo voluto estenderla a tutto il ventennio, ma il materiale è molto. Qui c’è documentata la nostra attività sul territorio, i lavori fatti con le imprese, le interviste agli alunni”. Ne emerge uno spaccato della vita del Poli. “Lo facciamo – aggiungono - per dimostrare che non stiamo difendendo qualcosa solo per campanilismo: difendiamo qualcosa che ha lavorato bene”. “Questa decisione – ha detto la Bresso – è la conseguenza di cosa accade quando si applicano tagli arbitrari come prevede la riforma Gelmini. La Regione è stata chiara col rettore, Francesco Profumo: non siamo d’accordo con un piano formativo che prevede una didattica cancellata e sostituita, al più, con l’istituzione di un biennio di ‘istituto tecnico’. Il Piemonte non ha certo un esubero di offerta universitaria, questo taglio non ha senso”. Soluzione possibile: “Non è obbligatorio che una facoltà di Architettura e Ingegneria sia collocata sotto il Politecnico: quindi, l’ultima carta potrebbe essere quella di trasferirle sotto l’Università del Piemonte Orientale”.


Marco Turco                                                                        cuneocronaca.it

venerdì 30 ottobre 2009

CUNEO/ Casoni (Pdl) polemico con la Bresso che riceverà gli studenti del Politecnico di Mondovì nella sede del Pd

Da CuneoCronaca.it

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. "In occasione dell’ incontro che si terrà oggi a Cuneo, nella sede provinciale del PD fra il presidente della Regione Mercedes Bresso e una delegazione di docenti e insegnanti del Politecnico di Mondovì, il consigliere regionale PDL e vice coordinatore del PDL in Provincia di Cuneo William Casoni, si dice sorpreso per la scelta della sede: “Il Cuneese è ricco di sale istituzionali che sarebbero state adatte ad ospitare un incontro con docenti e studenti del Politecnico. E’ forse l’estremo e disperato tentativo di fare iscrivere dei giovani al Partito Democratico? Fino alla settimana scorsa la locale sede del PD era decorata da artistiche ragnatele che lasciavano intuire una rara frequentazione. Le elezioni per la sceltadel segretario del PD – come hanno riportato tutti i media nazionali - hanno visto una bassissima partecipazione di giovani, una carenza oramai diventata cronica”.
“Invece che spingere i giovani nelle sedi locali del PD, come ultimo ed estremo tentativo di recuperare consenso – spiega Casoni - la Bresso avrebbe dovuto pensare a fare, in questi anni, una politica che rispondesse alle esigenze dei giovani e che desse loro delle risposte, cosa che non ha assolutamente fatto”.

“La Regione – conclude il consigliere sulla chiusura della sede universitaria decentrata che ospita i futuri ingegneri e architetti - forse si dimentica che se la situazione del Politecnico è precitata, la causa è in primo luogo della Regione, perché gli atenei, in accordo con le rispettive regioni, possono agire in piena autonomia provvedendo a ridistribuire le risorse”.

giovedì 29 ottobre 2009

Anche il Consiglio provinciale si schiera a favore del Politecnico di Mondovì e vota un documento all’unanimità - L’ateneo è ancora occupato

GIANNA GANCIA: “LA SCELTA DEL RETTORE E’ UN VERO E PROPRIO SGARBO ISTITUZIONALE. IL SENATO ACCADEMICO RITIRI LA SUA DECISIONE”


MARCO TURCO – Anche il Consiglio provinciale si è schierato in difesa del Politecnico di Mondovì: un secco “no” alla chiusura dei corsi nelle sedi decentrate, voluta dal rettore Profumo, era il primo punto all’ordine del giorno nella seduta di lunedì.
La discussione è stata aperta dal consigliere Gianfranco Dogliani, presidente della Commissione Cultura della provincia di Cuneo, che ha rinnovato il pensiero fermamente contrario alle scelte del rettore, sottolineando che si tratta di un vero e proprio “tradimento” rispetto agli intenti espressi a giugno, al Tavolo di trattativa.

Un pensiero del tutto in linea con quello dell’Amministrazione comunale, che appena tre giorni prima aveva descritto l’intera manovra-Profumo con queste parole: “un teatrino, a cui noi siamo stati chiamati ad assistere, mentre da una parte ci veniva detti che le sedi decentrate non avrebbero chiuso, e dall’altra si lavorava per chiuderle”.

La presidente Gancia si è espressa duramente, assicurando che la solidarietà manifestata in questi giorni dall’Amministrazione provinciale si tradurrà presto in provvedimenti concreti in sedi più opportune, presumibilmente romane, e definendo intollerabile il poco rispetto mostrato per gli investimenti dei vari Enti durante questi vent’anni e lo sgarbo istituzionale commesso.

Sono intervenuti a ruota i consiglieri Taricco, De Marchi, Pedussia, Delfino. Il documento approvato è simile, nella forma e nella sostanza, a quello già votato dal Consiglio comunale di Mondovì: si chiede che la decisione del Senato accademico di tagliare la didattica nelle sedi decentrate venga sospesa e riconsiderata, dando mandato al presidente e alla Giunta di impegnarsi a riguardo. Il voto è unanime.

Intanto, nell’ateneo monregalese, l’occupazione continua con la determinazione dei giorni scorsi: le lezioni di didattica sono riprese, in forma autogestita, mentre gli studenti mantengono la loro presenza ogni notte. Martedì gli universitari monregalesi porteranno la loro voce anche in regione, dove sono stati chiamati a presentare un particolare coltello in ceramica da loro studiato e progettato per la manifestazione monregalese “Peccati di Gola”.

targatocn.it

PENNA: "ECCO COSA INSEGNA ALLA POLITICA LA CHIUSURA DEL POLITECNICO"

(red 29/10) - Pubblichiamo un intervento di Renzo Penna sulla chiusura della sede alessandrina del Politecnico di Torino.
"Sbagliata e arrogante la decisione del Rettore e del Senato accademico del Politecnico di Torino di ridimensionare con la cessazione della didattica e, nei fatti, chiudere le sedi decentrate, compresa quella di Alessandria.
Ma che non dovrebbe sorprendere perché è insita nel modello di Ateneo Torinocentrico che, negli anni, ha modulato le sedi decentrate in base alle convenienze della sede centrale e ha spremuto gli Enti locali e le Fondazioni bancarie senza dare in cambio alcuna garanzia sul futuro. E’ la stessa logica egemonica e corporativa che tenne nel 1997 l’allora Rettore dell’Università di Torino Rinaldo Bertolino quando cercò in tutti i modi di impedire l’autonomia all’Università del Piemonte Orientale proponendo in alternativa un “modello reticolare” che aveva come obiettivo quello di “lasciare in periferia solo le attività di ricerca…e non duplicare inutilmente la didattica”. Nella sostanza chiudere le sedi decentrate di Alessandria, Novara e Vercelli. Come ha rivelato in una recente intervista (la Repubblica - cronaca di Torino - del 23/10/’09) nella quale esprime solidarietà, e forse un po’ di invidia, al Rettore Francesco Profumo del Politecnico, tornando ad accusare per il fallimento del suo progetto “il leghismo della politica”. Il disegno di Bertolino allora fu sconfitto per l’azione e la compattezza degli enti locali e dei parlamentari del Piemonte orientale che convinsero tutta la Commissione Cultura della Camera a sostenere l’autonomia dell’ateneo Tripolare, inducendo il Ministro Luigi Berlinguer a istituire l’Università. Se oggi l’Amedeo Avogadro - dopo solo dieci anni di attività - è, nelle valutazioni dei centri di ricerca, al primo posto tra quelli di nuova istituzione e al quindicesimo tra i sessanta atenei statali davanti a Università di grande tradizione (Torino è al ventiquattresimo), e se, soprattutto, oltre l’80% dei giovani che si laureano provengono da famiglie in cui entrambi i genitori non sono laureati, forse un poco lo si deve anche a quei “politici localisti” che allora concorsero a prendere una decisione che si è rivelata giusta, nell’interesse dei giovani e delle famiglie di una parte importante del territorio piemontese. Ma la vicenda del Politecnico deve offrire anche qualche insegnamento agli amministratori e ai soggetti economici dell’alessandrino. Credo di non sbagliare se valuto come sostanzialmente uguali le risorse economiche investite, negli ultimi dieci anni, da Comune e Provincia per la sede decentrata del Politecnico e per quella dell’Università del Piemonte Orientale. Con la non lieve differenza che gli studenti del Politecnico sono meno di un sesto di quelli dell’Avogadro. Compresa la dura lezione ritengo che si debba, da un lato, approfondire e, nel caso, sostenere la proposta della Presidente della Regione di istituire una nuova facoltà di ingegneria nell’Università del Piemonte Orientale e, dall’altro, impegnare le risorse, sia pubbliche che private, per migliorare e potenziare i servizi e le strutture di accoglienza per studenti e docenti, caratterizzando sempre più Alessandria come città universitaria."

UNIVERSITA': GELMINI, RIFORMA OPERATIVA ENTRO MARZO

(ASCA) - Roma, 29 ott - Non ci saranno problemi di tempi per l'attuazione della riforma universitaria che ha avuto disco verde ieri dal Consiglio dei Ministri. Lo ha assicurato il ministro Mariastella Gelmini, dai microfoni della trasmissione Radio Anch'io. ''L'approvazione dovrebbe essere abbastanza rapida - ha spiegato -. Dopo tutto sulla riforma il dibattito dura da un anno, abbiamo avuto confronti e concertazioni con tutto il mondo accademico ma anche con il mondo politico. Penso che nei primi mesi del prossimo anno - se non sara' febbraio, magari marzo - potra' entrare in vigore''.

mpd/mcc/rob

Venerdì alle 17 Mercedes Bresso sarà a Cuneo per incontrare nella sede del Pd una delegazione di docenti e insegnanti del Politecnico di Mondovì

Da CuneoCronaca.it
I CONSIGLIERI REGIONALI FERRARIS E ROSTAGNO CHIEDONO A RETTORE E SENATO ACCADEMICO DI RIVEDERE LA CHIUSURA DELL'UNIVERSITA' DECENTRATA

I consiglieri regionali del Pd Ferraris e Rostagno, che hanno seguito con particolare attenzione la vicenda della sede decentrata del Politecnico di Mondovì, hanno organizzato un incontro tra Mercedes Bresso e una delegazione di studenti e insegnanti del Poli.

L’incontro si terrà venerdì, alle 17, presso la sede del Partito Democratico di Cuneo, in via Dronero, 8. Ferraris e Rostagno, insieme ad altri consiglieri di maggioranza, hanno presentato un ordine del giorno nel quale ribadiscono di ritenere la decisione di chiudere le sedi decentrate del Politecnico di Torino un inaccettabile impoverimento dei nostri territori e una dispersione di risorse finanziarie e di energie intellettuali, dal momento che costituiscono una importantissima componente del tessuto culturale e socio-economico del territorio piemontese, realtà caratterizzate non da duplicazioni dei corsi torinesi, bensì eccellenti attività didattiche e di ricerca, spesso innovative e peculiari per ogni zona, orientate all’apertura internazionale.

I consiglieri regionali chiedono al Rettore ed al Senato Accademico del Politecnico di Torino di rivedere la decisione assunta di concentrare sul capoluogo piemontese tutta la propria attività didattica, e sollecitano i Parlamentari piemontesi a farsi interpreti presso il Governo delle ragioni dei nostri territori, spiegando quali siano le vere potenzialità delle sedi decentrate.

Infine, Ferraris e Rostagno invitano la Giunta regionale a promuovere un incontro urgente con il Governo al fine di ottenere che l’università diventi materia di legislazione esclusiva delle Regioni, per illustrare le linee di riforma del sistema universitario piemontese e per riconfermare, in sede di Comitato regionale di coordinamento universitario, la validità delle scelte a suo tempo assunte riguardo lo sviluppo del sistema universitario piemontese e, di conseguenza, per sostenere con forza l’iniziativa delle istituzioni locali.

mercoledì 28 ottobre 2009

DOCUMENTO/ Il testo integrale della Riforma Gelmini dell'Università

da Ilsussidiario.net

Disegno di legge in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio

Titolo I
Organizzazione del sistema universitario

Articolo 1
Principi ispiratori della riforma
Articolo 2
Organi e articolazione interna delle università
Articolo 3
Federazione e fusione di atenei e razionalizzazione dell’offerta formativa

Titolo II
Norme e delega legislativa in materia di qualità ed efficienza del sistema universitario

Articolo 4
Fondo per il merito
Articolo 5
Delega legislativa in materia di interventi per la qualità e l’efficienza del sistema universitario
Articolo 6
Riconoscimento dei crediti universitari

Titolo III
Norme in materia di personale accademico e riordino della disciplina concernente il reclutamento
Articolo 7
Revisione dei settori scientifico-disciplinari
Articolo 8
Istituzione dell'abilitazione scientifica nazionale
Articolo 9
Reclutamento e progressione di carriera del personale accademico
Articolo 10
Assegni di ricerca
Articolo 11
Contratti per attività di insegnamento
Articolo 12
Ricercatori a tempo determinato
Articolo 13
Collocamento a riposo dei professori e dei ricercatori
Articolo 14
Disciplina dei lettori di scambio
Articolo 15
Norme transitorie e finali


Titolo I
Organizzazione del sistema universitario



Articolo 1
Principi ispiratori della riforma

1. Le università sono sede di libera formazione e strumento per la circolazione dei saperi; operano, combinando in modo organico ricerca e didattica, per il progresso culturale, civile ed economico della Repubblica.

2. In attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 33 e al Titolo V della seconda Parte della Costituzione, ciascuna università opera ispirandosi a princípi di autonomia e di responsabilità, anche sperimentando modelli organizzativi e funzionali sulla base di specifici accordi di programma con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di seguito denominato “Ministero”.

3. Al fine di rimuovere gli ostacoli all’istruzione universitaria per gli studenti meritevoli e privi di mezzi, il Ministero attua e monitora specifici programmi per la concreta realizzazione del diritto allo studio.

4. Il Ministero, nel rispetto della libertà di insegnamento e dell’autonomia delle università, fissa obiettivi e indirizzi strategici per il sistema e le sue componenti e ne verifica e valuta i risultati secondo criteri di qualità, trasparenza e promozione del merito, anche sulla base delle migliori esperienze diffuse a livello internazionale, garantendo una distribuzione delle risorse pubbliche coerente rispetto agli obiettivi e indirizzi nonché ai risultati conseguiti.

Articolo 2
Organi e articolazione interna delle università

1. Sono organi delle università:
il rettore;
il consiglio di amministrazione;
il senato accademico;
il direttore generale;
il collegio dei revisori dei conti;
il nucleo di valutazione.

2. Le università statali, nel quadro del complessivo processo di riordino della pubblica amministrazione, provvedono, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, a modificare i propri statuti in materia di organi, nel rispetto dell’articolo 33 della Costituzione, ai sensi dell’articolo 6 della legge 3 maggio 1989, n. 168, secondo principi di semplificazione, efficienza ed efficacia, con l’osservanza dei seguenti vincoli e criteri direttivi:
attribuzione al rettore della rappresentanza legale dell’università e delle funzioni di indirizzo, di iniziativa e del coordinamento delle attività scientifiche e didattiche; della responsabilità del perseguimento delle finalità dell’università secondo criteri di qualità e nel rispetto dei principi di efficacia, efficienza, trasparenza e meritocrazia; della funzione di proposta del documento di programmazione strategica triennale di ateneo di cui all’articolo 1-ter del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, e successive modificazioni, del bilancio di previsione annuale nonché del conto consuntivo; di ogni altra funzione non espressamente attribuita ad altri organi dallo statuto;
determinazione delle modalità di elezione del rettore con voto ponderato tra i professori ordinari in servizio presso università italiane in possesso di comprovata competenza ed esperienza di gestione, anche a livello internazionale, nel settore universitario, della ricerca o delle istituzioni culturali; nomina del rettore eletto con decreto del Presidente della Repubblica;
durata della carica di rettore per non più di due mandati e per un massimo di otto anni, ovvero sei anni nel caso di mandato unico non rinnovabile;
attribuzione al senato accademico della competenza a formulare proposte e pareri in materia di didattica e di ricerca; ad approvare i relativi regolamenti previo parere favorevole del consiglio di amministrazione e a svolgere funzioni di coordinamento e di raccordo con i dipartimenti e con le strutture di cui al comma 3, lettera c);
costituzione del senato accademico su base elettiva, composto per almeno due terzi da docenti di ruolo dell’università e, comunque, da un numero di membri proporzionato alle dimensioni dell’ateneo e non superiore a trentacinque unità, compresi il rettore e una rappresentanza elettiva degli studenti;
attribuzione al consiglio di amministrazione delle funzioni di indirizzo strategico, di approvazione della programmazione finanziaria annuale e triennale e del personale nonché di vigilanza sulla sostenibilità finanziaria delle attività; della competenza a deliberare l’attivazione o la soppressione di corsi e sedi; della competenza ad adottare il regolamento di amministrazione e contabilità, il bilancio di previsione e il conto consuntivo, da trasmettere al Ministero e al Ministero dell’economia e delle finanze nonché, su proposta del rettore previo parere del senato accademico per gli aspetti di sua competenza, il documento di programmazione strategica di cui alla lettera a);
composizione del consiglio di amministrazione nel numero massimo di undici componenti, inclusi il rettore componente di diritto ed una rappresentanza elettiva degli studenti; designazione o scelta degli altri componenti secondo modalità previste dallo statuto, anche mediante avvisi pubblici, tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale e di un’esperienza professionale di alto livello; non appartenenza di almeno il quaranta per cento dei consiglieri ai ruoli dell’ateneo a decorrere dai tre anni precedenti alla designazione e per tutta la durata dell’incarico; elezione del presidente del consiglio di amministrazione tra i componenti dello stesso; nomina del presidente designato con decreto del Presidente della Repubblica;
durata in carica del consiglio di amministrazione per un massimo di quattro anni; durata quadriennale del mandato fatta eccezione per quello dei rappresentanti degli studenti, di durata biennale; rinnovabilità del mandato per una sola volta;
sostituzione della figura del direttore amministrativo con la figura del direttore generale, da scegliere tra personalità di elevata qualificazione professionale ed esperienza in campo organizzativo e gestionale; conferimento da parte del consiglio di amministrazione, su proposta del rettore, dell’incarico di direttore generale, regolato con contratto di diritto privato a tempo determinato di durata non superiore a quattro anni rinnovabile; determinazione del trattamento economico spettante al direttore generale in conformità a criteri e parametri fissati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di seguito denominato “Ministro”, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze; previsione del collocamento in aspettativa senza assegni per tutta la durata del contratto in caso di conferimento dell’incarico a dipendente pubblico;
attribuzione al direttore generale della complessiva gestione e organizzazione dei servizi, delle risorse strumentali e del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo; partecipazione del direttore generale, senza diritto di voto, alle sedute del consiglio di amministrazione;
composizione del collegio dei revisori dei conti in numero di tre effettivi e due supplenti, di cui un membro effettivo, con funzioni di presidente, e uno supplente designati da parte del Ministero dell’economia e delle finanze; uno effettivo ed uno supplente designati dalle università tra dirigenti e funzionari del Ministero; nomina dei componenti con decreto rettorale; rinnovabilità dell’incarico per una sola volta e divieto di conferimento dello stesso a personale dipendente della medesima università;
composizione del nucleo di valutazione con un numero di componenti in prevalenza esterni all’ateneo e comunque integrato, per gli aspetti istruttori relativi alla valutazione della didattica, da una rappresentanza degli studenti;
attribuzione al nucleo di valutazione della funzione di verifica della qualità e dell'efficacia dell’offerta didattica, tenuto conto di quanto previsto dall’articolo 4 della legge 4 marzo 2009, n. 15, anche sulla base degli indicatori individuati dalle commissioni paritetiche docenti-studenti, di cui al comma 3, lettera g);
divieto per i componenti del senato accademico e del consiglio di amministrazione di ricoprire altre cariche accademiche, fatta eccezione per il rettore limitatamente al senato accademico; di essere componente di altri organi dell’università salvo che del consiglio di dipartimento; di rivestire alcun incarico di natura politica per la durata del mandato e di ricoprire la carica di rettore o far parte del consiglio di amministrazione o del senato accademico di altre università statali, non statali o telematiche; decadenza per i consiglieri che non partecipano con continuità alle sedute del senato e del consiglio d’amministrazione.

3. Per le medesime finalità ed entro lo stesso termine di cui al comma 2, le università modificano altresì i propri statuti in tema di articolazione interna, con l’osservanza dei seguenti vincoli e criteri direttivi:
a) semplificazione dell’articolazione interna, con contestuale attribuzione al dipartimento delle funzioni finalizzate allo svolgimento della ricerca scientifica, delle attività didattiche e formative a tutti i livelli nonché delle attività rivolte all’esterno ad esse correlate o accessorie;
b) riorganizzazione dei dipartimenti assicurando che a ciascuno di essi afferisca un numero di professori, ricercatori di ruolo e ricercatori a tempo determinato non inferiore a trentacinque, ovvero quarantacinque nelle università con un numero di professori, ricercatori di ruolo e a tempo determinato superiore a mille unità, afferenti a settori scientifico-disciplinari omogenei;
c) previsione della facoltà di istituire tra più dipartimenti, raggruppati in relazione a criteri di affinità disciplinare, strutture di raccordo, denominate facoltà o scuole, con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche e di gestione dei servizi comuni; di coordinamento, in coerenza con la programmazione strategica di cui al comma 2, lettera a), delle proposte in materia di personale docente avanzate dai dipartimenti; di coordinamento del funzionamento dei corsi di studio e delle proposte per l’attivazione o la soppressione di nuovi corsi di studio;
d) previsione che il numero complessivo delle strutture di cui alla lettera c) deve essere proporzionato alle dimensioni e alla tipologia scientifico disciplinare dell’ateneo, fermo restando che il numero delle stesse non può essere superiore a sei, nove e dodici nel caso di università con un numero di professori e ricercatori di ruolo e ricercatori a tempo determinato, rispettivamente, inferiore a millecinquecento unità, superiore a millecinquecento e inferiore a tremila e superiore a tremila;
e) previsione della possibilità, per le università con un organico di professori, di ricercatori di ruolo e ricercatori a tempo determinato inferiore a cinquecento unità, di darsi un’articolazione organizzativa interna semplificata cui vengono attribuite unitariamente le funzioni di cui alle lettere a), b) e c);
f) istituzione di un organo deliberante delle strutture di cui alla lettera c), ove esistenti, composto dai direttori dei dipartimenti in esse raggruppati, da almeno un coordinatore di corso di studio di cui all’articolo 3 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, o di area didattica attiva nella struttura, dal presidente della scuola di dottorato, ove esistente, e da una rappresentanza degli studenti; attribuzione delle funzioni di presidente dell’organo ad un professore ordinario afferente alla struttura eletto dall’organo stesso ovvero nominato secondo modalità determinate dallo statuto; durata triennale della carica, rinnovabilità della stessa per una sola volta e incompatibilità dell’incarico con le funzioni di direttore di dipartimento e coordinatore di corso di studio, di area didattica o di dottorato;
g) istituzione in ciascun dipartimento, senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica, di una commissione paritetica docenti-studenti per l’assicurazione della qualità della didattica, competente a svolgere attività di monitoraggio dell’offerta formativa, contribuendo altresì alla valutazione dei risultati della stessa, e a formulare pareri sull’attivazione e la soppressione di corsi studio;
h) garanzia di una rappresentanza elettiva degli studenti negli organi di cui al comma 2, lettere e), g) ed l) e comma 3, lettere c) ed f), in conformità a quanto previsto dal decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120, convertito con modificazioni dalla legge 21 giugno 1995, n. 236; attribuzione dell’elettorato passivo agli iscritti per la prima volta e non oltre il primo anno fuori corso ai corsi di laurea, laurea magistrale e dottorato di ricerca dell’università; durata biennale di ogni mandato e rinnovabilità per una sola volta;
i) introduzione di misure a tutela della rappresentanza studentesca, compresa la possibilità di accesso, nel rispetto della vigente normativa, ai dati necessari per l’esplicazione dei compiti ad essa attribuiti.

4. Gli istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale adottano, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, proprie modalità di organizzazione fatto salvo quanto previsto dai commi 2, lettere a), c), f), h), i), j), k), l), m), e comma 3, lettere g), h) ed i).

Per le finalità già previste dalla legge e anche al fine di individuare situazioni di conflitto di interesse e predisporre opportune misure per eliminarle, le università adottano entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge un codice etico.

6. In prima applicazione, lo statuto contenente le modifiche statutarie di cui ai commi 2 e 3 è predisposto da apposito organo istituito con decreto rettorale senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica e composto da quindici componenti, tra i quali il rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal senato accademico e sei dal consiglio di amministrazione. Ad eccezione del rettore e dei rappresentanti degli studenti, i componenti non possono essere membri del senato accademico e del consiglio di amministrazione. Lo statuto contenente le modifiche statutarie è adottato con delibere del senato accademico e del consiglio di amministrazione.

7. In caso di mancato rispetto del termine di cui al comma 2, il Ministero assegna all’università un termine di tre mesi per adottare le modifiche statutarie; decorso inutilmente tale termine, il Ministro costituisce, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, una commissione composta da tre membri, compreso il presidente, in possesso di adeguata professionalità, con il compito di predisporre le necessarie modifiche statutarie.

8. In relazione a quanto previsto dall’articolo 2, commi 2 e 3, entro trenta giorni dalla data di pubblicazione dei nuovi statuti nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, i competenti organi universitari avviano le procedure per la costituzione dei nuovi organi statutari.

9. Tutti gli organi delle università decadono automaticamente a decorrere dalla data in cui sono costituiti gli organi previsti dal nuovo statuto, ad eccezione del rettore il cui mandato ha durata superiore al tempo necessario per l’adeguamento dello statuto. Gli organi statutari destinati a scadere nel periodo necessario all’adeguamento dello statuto restano in carica fino alla data di costituzione dei nuovi organi.

10. Ai fini del computo della durata massima del mandato o delle cariche di cui all’articolo 2, comma 2, lettere a), e), h), è considerato anche il periodo di durata degli stessi già maturato al momento della entrata in vigore dei nuovi statuti.

11. Il rispetto dei principi di semplificazione, efficienza ed efficacia di cui al presente articolo rientra tra i criteri di valutazione delle università valevoli ai fini dell’allocazione delle risorse, secondo criteri e parametri definiti con decreto del Ministro, su proposta dell’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).

12. A decorrere dalla data di entrata in vigore delle modifiche statutarie, adottate dall’ateneo ai sensi del presente articolo 2 perdono di efficacia nei confronti dello stesso le seguenti disposizioni:
l’articolo 16, comma 4, lettere b) ed f), della legge n. 168 del 1989;
l’articolo 17, comma 110, della legge 15 maggio 1997, n. 127.

Articolo 3
Federazione e fusione di atenei e razionalizzazione dell’offerta formativa

1. Al fine di migliorare la qualità, l’efficienza e l’efficacia dell’attività didattica, di ricerca e gestionale, di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie e di ottimizzare l’utilizzazione delle strutture e delle risorse, due o più università possono federarsi, anche limitatamente ad alcuni settori di attività o strutture, ovvero fondersi.

2. La federazione può avere luogo altresì tra università ed enti o istituzioni operanti nei settori della ricerca e dell’alta formazione.

3. La federazione ovvero la fusione ha luogo sulla base di un progetto contenente, in forma analitica, le motivazioni, gli obiettivi, le compatibilità finanziarie e logistiche, le proposte di riallocazione dell’ organico e delle strutture in coerenza con gli obiettivi di cui al comma 1. Nel caso di federazione, il progetto prevede che le eventuali strutture di gestione della stessa sono costituite da componenti degli organi accademici delle università federate, e comunque senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica.

4. Il progetto di cui al comma 3, deliberato dai competenti organi di ciascuna delle istituzioni interessate, è sottoposto all’esame del Ministero per l’approvazione, sentita l’ANVUR, di concerto con le competenti amministrazioni.

5. In attuazione dei procedimenti di federazione o di fusione di cui al presente articolo, il progetto di cui al comma 3 dispone altresì in merito a eventuali procedure di mobilità dei professori e dei ricercatori nonché del personale tecnico amministrativo. In particolare, per i professori e i ricercatori, l’eventuale trasferimento avviene previo espletamento delle procedure di mobilità di cui all’articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210. In caso di esito negativo delle predette procedure di mobilità, il Ministro può provvedere, con proprio decreto, il trasferimento del personale interessato disponendo altresì in ordine all’eventuale concessione agli interessati di incentivi finanziari a carico del fondo di finanziamento ordinario, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze.

6. Le disposizioni di cui al comma 5 si applicano altresì a seguito dei processi di revisione e razionalizzazione dell’offerta formativa e della conseguente disattivazione dei corsi di studio universitari, delle facoltà e delle sedi universitarie decentrate, ai sensi dell’articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 43 del 2005.

Titolo II
Norme e delega legislativa in materia di qualità ed efficienza del sistema universitario


Articolo 4
Fondo per il merito

E’ istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze un Fondo speciale per il merito finalizzato a sviluppare l’eccellenza e il merito dei migliori studenti, individuati tramite prove nazionali standard. In particolare, il fondo è destinato a:
erogare ai migliori studenti borse e buoni studio da utilizzare per il pagamento di tasse e contributi universitari, nonché per la copertura delle spese di mantenimento durante gli studi;
garantire prestiti d’onore concessi per il finanziamento delle spese di cui alla precedente lettera a).
Il Ministero, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, disciplina con propri decreti:
i criteri di accesso alle prove nazionali standard;
i criteri e le modalità di attribuzione delle borse e dei buoni e di accesso ai finanziamenti garantiti;
l'ammontare delle borse e dei buoni e i criteri e modalità per la loro eventuale differenziazione;
l'ammontare massimo garantito per ciascuno studente per ciascun anno, in ragione delle spese in tasse e contributi universitari e di tipiche spese di mantenimento;
i requisiti di merito che gli studenti devono rispettare nel corso degli studi per mantenere il diritto a borse, buoni e finanziamenti garantiti;
le modalità di utilizzo di borse, buoni e finanziamenti garantiti;
le caratteristiche dei finanziamenti;
le modalità di utilizzo del Fondo e la ripartizione dello stesso fondo tra le destinazioni di cui al comma 1.

3. L’erogazione delle prove nazionali standard, da effettuarsi secondo i migliori standard tecnologici e di sicurezza, è effettuata dalla società di cui al comma 4, secondo modalità individuate dal Ministero, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, che disciplinano altresì il contributo massimo richiesto agli studenti per la partecipazione alle prove. Per l’elaborazione dei contenuti delle prove il Ministero può avvalersi dell’ANVUR e dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI).

La gestione della operatività del Fondo, dei rapporti amministrativi con università e studenti e del processo di erogazione delle prove nazionali standard, è affidata a Consap s.p.a. la quale, secondo modalità stabilite in apposita convenzione stipulata con i Ministeri competenti, provvede a:
gestire l’operatività del fondo e i rapporti amministrativi con le università e gli studenti, secondo le modalità disciplinate nella convenzione;
erogare le prove nazionali standard;
predisporre gli schemi di contratti di finanziamento secondo gli indirizzi ministeriali nonché prevedendo, per il finanziamento delle proprie attività, un contributo a carico degli istituti concedenti pari all’1 percento delle somme erogate e allo 0,1 per cento delle rate rimborsate;
monitorare, con idonei strumenti informatici, la concessione dei finanziamenti, il rimborso degli stessi, nonché l’esposizione del Fondo;
avviare idonee iniziative di divulgazione e informazione, nonché fornire assistenza a studenti e università in merito alle modalità di accesso ai finanziamenti;
selezionare, con procedura competitiva, l’istituto o gli istituti finanziari fornitori delle provviste finanziarie.

Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo si provvede mediante utilizzo del Fondo.
Il Ministero dell’economia e delle finanze, con propri decreti, determina, secondo criteri di mercato, il contributo per la concessione della garanzia, da prelevarsi a valere sui finanziamenti erogati.
Il Fondo speciale è alimentato con trasferimenti pubblici e con versamenti effettuati a titolo spontaneo e solidale effettuati da privati, società, enti e fondazioni, anche vincolati, nel rispetto delle finalità del fondo, a specifici usi. Il Ministero, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, promuove, anche con apposite convenzioni, il concorso del settore privato e disciplina con proprio decreto le modalità con cui i soggetti donatori possono partecipare allo sviluppo del Fondo.
All’articolo 10, comma 1, lettera l-quater, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo le parole: “articolo 59, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388,” sono aggiunte le seguenti parole: “del Fondo per il merito”.

Articolo 5
Delega legislativa in materia di interventi per la qualità e l’efficienza del sistema universitario

1. Il Governo è delegato ad adottare, senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica, entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi finalizzati a riformare il sistema universitario per il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
valorizzazione della qualità e dell’efficienza delle università e conseguente introduzione di meccanismi premiali nella distribuzione delle risorse pubbliche, anche mediante previsione di un sistema di accreditamento delle università;
revisione della disciplina concernente la contabilità, al fine di garantirne coerenza con la programmazione strategica triennale di ateneo, maggiore trasparenza ed omogeneità e di consentire l’individuazione della esatta condizione patrimoniale dell’ateneo e l’andamento complessivo della gestione; previsione di meccanismi di commissariamento in caso di dissesto finanziario degli stessi;
valorizzazione e qualificazione delle attività didattiche e di ricerca del personale accademico, disciplina delle posizioni a tempo pieno e a tempo definito e valutazione dei risultati conseguiti;
introduzione di un sistema di valutazione ex post delle politiche di reclutamento degli atenei;
revisione della normativa in materia di diritto allo studio e contestuale definizione dei livelli essenziali delle prestazioni destinati a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’accesso all’istruzione universitaria.

2. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, lettera a), il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) introduzione di un sistema di accreditamento delle sedi e dei corsi di studio e di dottorato universitari di cui all’articolo 3 del decreto ministeriale n. 270 del 2004, fondato sull’utilizzazione di specifici indicatori definiti dall’ANVUR per la verifica del possesso da parte degli atenei di idonei requisiti didattici, strutturali, organizzativi, di qualificazione dei docenti e delle attività di ricerca nonché di sostenibilità economico-finanziaria;
b) introduzione di un sistema di valutazione periodica, da parte dell’ANVUR, dell’efficienza e dei risultati conseguiti nell’ambito della didattica e della ricerca dalle singole università e dalle loro articolazioni interne;
c) potenziamento del sistema di autovalutazione della qualità e dell’efficacia delle proprie attività da parte delle università, anche avvalendosi dei propri nuclei di valutazione e dei contributi provenienti dalle commissioni paritetiche di cui all’articolo 2, comma 3, lettera g);
d) previsione di meccanismi volti a garantire incentivi correlati al conseguimento dei risultati di cui alla lettera b), compatibilmente con la disponibilità del fondo di finanziamento ordinario.

3. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, lettera b), il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) introduzione della contabilità economico-patrimoniale e analitica e del bilancio consolidato di ateneo sulla base di apposite linee guida e comuni modalità di rappresentazione dei dati finanziari e contabili stabilite e aggiornate dal Ministero, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), in conformità alla normativa vigente;
b) adozione di un piano economico-finanziario triennale al fine di garantire la sostenibilità di tutte le attività dell’ateneo;
c) predisposizione di un programma triennale diretto a riequilibrare, entro percentuali definite dal Ministero e secondo criteri di piena sostenibilità finanziaria, la consistenza dei posti di personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo, ed il numero dei professori di cui all’articolo 1, comma 9, della legge 4 novembre 2005, n. 230; previsione che la mancata adozione, parziale o totale, del predetto piano, comporta la non erogazione delle quote di finanziamento ordinario relative alle unità di personale che eccedono i limiti previsti;
d) determinazione di un limite massimo all’incidenza complessiva delle spese per il servizio del debito e delle spese per il personale di ruolo, inclusi gli oneri per la contrattazione integrativa, sulle entrate complessive dell’ateneo, al netto di quelle a destinazione vincolata;
e) introduzione del costo standard unitario di formazione per studente in corso, calcolato secondo indici commisurati alle diverse tipologie dei corsi di studio, cui collegare l’attribuzione all’università di una percentuale della parte di fondo di finanziamento ordinario non assegnata ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 180 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1 del 2009; individuazione degli indici da utilizzare per la quantificazione del costo standard unitario di formazione per studente in corso;
previsione della declaratoria di dissesto finanziario nelle ipotesi in cui l’università non può garantire l’assolvimento delle proprie funzioni indispensabili, nell’ipotesi in cui l’ateneo non può far fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti dei terzi e, comunque, quando il disavanzo dell’ateneo risulta superiore al dieci per cento del proprio bilancio;
disciplina delle conseguenze del dissesto finanziario con previsione dell’inoltro da parte del Ministero di preventiva diffida e sollecitazione a predisporre entro un termine non superiore a centottanta giorni, un piano di rientro finanziario da sottoporre all’approvazione del Ministero, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, e da attuare nel limite massimo di un quinquennio; previsione delle modalità di controllo periodico dell’attuazione del predetto piano;
previsione, per i casi di mancata predisposizione ovvero di mancata approvazione ovvero omessa o incompleta attuazione del piano, del commissariamento dell’ateneo e disciplina delle modalità di assunzione da parte del Governo, su proposta del Ministro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, della delibera di commissariamento e di nomina di uno o più commissari con il compito di provvedere alla predisposizione ovvero all’attuazione del piano di rientro finanziario;


4. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, lettere c) e d), il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:
determinazione dell’impegno dei professori universitari e dei ricercatori universitari nei regimi del tempo pieno e del tempo definito anche in relazione alla specificità degli ambiti scientifici di appartenenza e alle connessioni con attività professionali, sentiti l’ANVUR e il CUN;
disciplina delle modalità di passaggio dall’uno all’altro regime di cui alla lettera a);
disciplina dell’impegno, rispettivamente, dei professori e ricercatori a tempo pieno e a tempo definito per attività di ricerca, di studio e di insegnamento con i connessi compiti preparatori e di verifica, e organizzativi, anche con quantificazione dell’impegno complessivo, per i fini che lo richiedono, compresa l’attività di ricerca e di studio, di millecinquecento ore annue e di quello specifico da riservare ai compiti didattici e di servizio per gli studenti di trecentocinquanta ore annue per il regime di tempo pieno e di duecentocinquanta per quello di tempo definito;
disciplina della modalità di verifica dell’effettivo svolgimento nella misura prevista dei compiti didattici e di servizio; disciplina della verifica dell’impegno scientifico dei professori e dei ricercatori a tempo pieno e di quelli a tempo definito, anche attraverso i titoli prodotti e la relazione di cui alla lettera f); esclusione dei professori e dei ricercatori, in caso di valutazione negativa, dalle commissioni di abilitazione, di selezione e promozione del personale accademico, di esame di Stato, nonché dagli organi di valutazione di progetti di ricerca;
individuazione dei casi di incompatibilità tra la posizione di professore e ricercatore universitario e l’esercizio di altre attività o incarichi; definizione delle condizioni per l’assunzione di incarichi anche retribuiti di studio, di insegnamento, di ricerca, gestionali, di consulenza e di collaborazione scientifica per conto di enti pubblici o di soggetti privati, fatta comunque salva la possibilità di svolgere liberamente attività anche retribuite di comunicazione e divulgazione scientifica e culturale, nonché di valutazione;
disciplina dell’obbligo per i professori universitari di presentare periodicamente una relazione triennale sul complesso delle attività didattiche, di ricerca e gestionali svolte, anche ai fini dell’attribuzione dello scatto stipendiale di cui agli articoli 36 e 38 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e delle relative modalità di verifica;
previsione di procedure di mobilità dei professori e ricercatori universitari e introduzione di meccanismi di incentivazione volti a favorire la stessa; previsione che in caso di trasferimento o mobilità, i professori ed i ricercatori di ruolo nonché i ricercatori a tempo determinato responsabili di progetti di ricerca finanziati da soggetti diversi dall’università di appartenenza conservano la titolarità dei progetti e dei relativi finanziamenti;
previsione di procedure di mobilità professionale dei professori e ricercatori per lo svolgimento di attività, previo collocamento in aspettativa, presso soggetti e organismi pubblici o privati anche a scopo di lucro;
previsione di un fondo di rotazione a garanzia del riequilibrio finanziario degli atenei;
revisione della disciplina del trattamento economico dei professori e dei ricercatori universitari già in servizio e di quelli vincitori di concorsi indetti fino alla data di entrata in vigore della presente legge, come determinato dagli articoli 36, 38 e 39 del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980 e successive modifiche, e, in particolare, trasformazione degli scatti biennali di cui agli articoli 36 e 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980 in scatti triennali, con invarianza del complessivo trattamento retributivo;
revisione del trattamento economico dei ricercatori non confermati a tempo indeterminato, con particolare riferimento al primo anno di attività;
riconoscimento ai professori e ai ricercatori universitari, nei limiti e con le modalità di cui all’articolo 103, settimo comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, dell’attività effettivamente prestata in Italia ai sensi del decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 26 gennaio 2001, e successive modificazioni;
rimodulazione della progressione economica e dei relativi importi, anche su base premiale, per i professori e ricercatori assunti ai sensi della presente legge o che hanno optato per la nuova modulazione, con rivalutazione del trattamento iniziale ed eliminazione delle procedure di ricostruzione di carriera;
possibilità, per i professori e i ricercatori nominati secondo il regime previgente, di optare per il regime di cui alla lettera m)
attribuzione di una quota del fondo di finanziamento ordinario delle università correlata a meccanismi di valutazione delle politiche di reclutamento degli atenei, fondati sulla produzione scientifica dei professori successiva al loro inquadramento in ruolo, la percentuale di ricercatori a tempo determinato in servizio che non hanno trascorso l’intero percorso di dottorato e di post-dottorato nella medesima università, la percentuale dei professori e ricercatori in servizio responsabili scientifici di progetti di ricerca internazionali e comunitari e il grado di internazionalizzazione del corpo docente.

5. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, lettera e), il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:
riordino della normativa di principio in materia di diritto allo studio nelle università e nelle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, di seguito denominate “istituzioni di istruzione superiore”, al fine di definire i livelli essenziali delle prestazioni idonei a garantire la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’accesso ed il conseguimento della laurea, della laurea magistrale e del dottorato di ricerca agli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi;
individuazione dei beneficiari delle prestazioni di cui alla lettera a) con riguardo agli studenti iscritti ai corsi di studio delle istituzioni di istruzione superiore;
disciplina triennale, sentiti la Conferenza Stato-Regioni di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, il Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU), il Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica musicale e coreutica (CNAM), la CRUI e il CUN, dei seguenti aspetti:
requisiti relativi al merito e alla condizione economica degli studenti sulla base della situazione economica equivalente di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, e successive modificazioni;
importi minimi delle borse di studio e termine massimo per l’erogazione dei relativi ratei;
criteri per l’attribuzione alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano delle risorse statali destinate allo scopo e per la rendicontazione delle modalità d’impiego delle stesse;
facoltà per le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano di prevedere prestazioni ulteriori rispetto ai livelli essenziali di cui alla lettera a);
incentivazione di accordi di programma tra Ministero, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano e istituti di istruzione superiore compresi nel loro ambito territoriale, al fine di elaborare strategie di intervento per il miglioramento dei servizi in favore degli studenti e favorire la trasferibilità transregionale delle borse di studio e dei sussidi assegnati al fine di favorire la mobilità studentesca;
disciplina da parte del Ministero dei requisiti minimi necessari per l’accreditamento dei collegi universitari e delle residenze universitarie anche gestite da soggetti privati convenzionati con gli atenei.

6. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati, su proposta del Ministro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, e, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni relativamente alle disposizioni di cui al comma 5, sono trasmessi alle commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, le quali esprimono il proprio parere entro quarantacinque giorni dalla data di trasmissione; decorso tale termine, i decreti sono adottati anche in mancanza del parere. Qualora il termine per l’espressione del parere parlamentare scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine di cui al comma 1, o successivamente, quest’ultimo termine è prorogato di sessanta giorni.

7. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può adottare eventuali disposizioni integrative e correttive, con le medesime modalità e nel rispetto dei medesimi principi e criteri direttivi.

Articolo 6
Disciplina di riconoscimento dei crediti

1. All’articolo 2, comma 147, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, la parola: “sessanta” è sostituita dalla seguente: “dodici”. Al medesimo comma è aggiunto il seguente periodo: “Il riconoscimento deve essere effettuato esclusivamente sulla base delle competenze dimostrate da ciascuno studente. Sono escluse forme di riconoscimento attribuite collettivamente.”.

TITOLO III
Norme in materia di personale accademico e riordino della disciplina concernente il reclutamento


Articolo 7

Revisione dei settori scientifico-disciplinari

Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro provvede, con decreto di natura non regolamentare, sentito il CUN, alla revisione dei settori scientifico-disciplinari, assicurando l’afferenza di almeno cinquanta professori di prima fascia in ciascun settore, fatta salva la possibilità di determinare raggruppamenti di dimensioni minori in presenza di particolari motivazioni scientifiche. I settori scientifico-disciplinari affini sono raggruppati in macrosettori scientifico-disciplinari.

Articolo 8
Istituzione dell'abilitazione scientifica nazionale

1. E' istituita l’abilitazione scientifica nazionale, di seguito denominata “abilitazione”. L'abilitazione ha durata quadriennale ed è distinta per le funzioni di professore di prima e di seconda fascia. L’abilitazione attesta la qualificazione scientifica che costituisce, fatto salvo quanto previsto dal comma 3, lettera k), requisito necessario per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori.

Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o più regolamenti emanati ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della pubblica amministrazione e dell'innovazione, sono disciplinate le modalità di espletamento delle procedure finalizzate al conseguimento dell’abilitazione, in conformità ai criteri di cui al comma 3.

I regolamenti di cui al comma 2 prevedono:
l’attribuzione dell'abilitazione con motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche ed espresso sulla base di criteri e parametri differenziati per funzioni e per area disciplinare e definiti con decreto del Ministro;
meccanismi di verifica quinquennale dell'adeguatezza e congruità dei criteri e parametri di cui alla lettera a) e di revisione o adeguamento degli stessi con apposito decreto ministeriale;
l’indizione, con frequenza annuale, delle procedure per il conseguimento dell’abilitazione;
i termini e le modalità di espletamento delle procedure di abilitazione, distinte per settori scientifico-disciplinari, e l’individuazione di modalità, anche informatiche, idonee a consentire la conclusione delle stesse entro cinque mesi dall’indizione; la garanzia della pubblicità degli atti e dei giudizi espressi dalle commissioni giudicatrici;
la formazione, per ciascun settore scientifico-disciplinare, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, di un’unica commissione nazionale di durata biennale per le procedure di abilitazione alle funzioni di professore di prima e di seconda fascia, mediante sorteggio di quattro commissari all’interno di una lista di professori ordinari costituita ai sensi della lettera g) e sorteggio di un commissario all'interno di una lista, curata dall'ANVUR, di studiosi e di esperti di pari livello in servizio presso università di un Paese aderente all’OCSE;
che della commissione di cui alla lettera e) non può far parte più di un commissario della stessa università; che i commissari in servizio presso atenei italiani possono, a richiesta, essere parzialmente esentati dalla ordinaria attività didattica, nell’ambito della programmazione didattica e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica; che ai commissari in servizio all'estero è corrisposto un compenso determinato con decreto non regolamentare del Ministro, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
che il sorteggio di cui alla lettera e) è effettuato all’interno di liste, una per ciascun settore scientifico-disciplinare, contenente i nominativi dei professori ordinari appartenenti allo stesso che hanno presentato domanda per esservi inclusi, corredata dalla documentazione concernente la propria attività scientifica complessiva, con particolare riferimento all’ultimo quinquennio; l’inclusione nelle liste dei soli professori positivamente valutati ai sensi dell’articolo 5, comma 4, lettera d), ed in possesso di un curriculum, reso pubblico per via telematica, coerente con i criteri e i parametri di cui alla lettera a), riferiti alla fascia e al settore di appartenenza;
l’integrazione delle liste di cui alla lettera g) con i professori di prima fascia appartenenti ai settori scientifico-disciplinari dello stesso macrosettore candidatisi ai sensi della medesima lettera, nel caso in cui il numero dei professori afferenti al settore oggetto dell’abilitazione e candidabili ai sensi della lettera g), è inferiore a cinquanta, assicurando comunque un’adeguata presenza dei professori appartenenti a quest’ultimo;
il divieto per i commissari di far parte contemporaneamente di più di una commissione di abilitazione e, per tre anni dalla conclusione del mandato, di commissioni per il conferimento dell'abilitazione relativa a qualunque settore scientifico-disciplinare;
la preclusione, in caso di mancato conseguimento dell’abilitazione, a partecipare alle procedure indette nel biennio successivo per l’attribuzione della stessa, ovvero nel triennio per l’attribuzione dell’abilitazione alla funzione superiore, anche se concernente altro settore scientifico-disciplinare;
le apposite modalità per il riconoscimento dell’abilitazione scientifica nazionale a studiosi italiani o stranieri appartenenti ad università o istituti di ricerca esteri, e le misure volte a garantire pari opportunità di accesso alle procedure di abilitazione anche a studiosi operanti all’estero;
che il possesso dell’abilitazione costituisce titolo preferenziale per l’attribuzione dei contratti di insegnamento di cui all'articolo 11, comma 2;
lo svolgimento delle procedure per il conseguimento dell’abilitazione presso università dotate di idonee strutture e l’individuazione delle procedure per la scelta delle stesse; le università prescelte assicurano le strutture e il supporto di segreteria nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e sostengono gli oneri relativi al funzionamento di ciascuna commissione; di tale onere si tiene conto nella ripartizione del fondo di finanziamento ordinario;
che l’idoneità conseguita ai sensi della legge n. 210 del 1998 è equipollente all’abilitazione limitatamente al periodo di durata della stessa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera g), della predetta legge.

Articolo 9
Reclutamento e progressione di carriera del personale accademico

Le procedure di reclutamento sono avviate sulla base della programmazione triennale di cui all’articolo 1, comma 105, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e di cui all’articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 43 del 2005, nonché delle disposizioni in materia di dotazione organica di cui all’articolo 5, comma 3, lettera c). La programmazione assicura tra l’altro la sostenibilità nel tempo degli oneri stipendiali anche alla luce dei maggiori oneri derivanti dall’attribuzione degli scatti stipendiali, dagli incrementi annuali e dalla dinamica di progressione di carriera del personale. La programmazione assicura altresì, in sede di rinnovo dei contratti di cui all’articolo 12, comma 4, la sussistenza di adeguata disponibilità finanziaria in relazione al verificarsi di quanto previsto dal comma 6 del medesimo articolo.

Le università procedono alla copertura di posti di professore di prima e seconda fascia e all’attribuzione dei contratti di ricercatori a tempo determinato di cui all’articolo 12, eccezion fatta per quanto previsto dall’articolo 12, comma 9, mediante procedure di selezione pubblica basate sulla valutazione delle pubblicazioni scientifiche e del curriculum complessivo dei candidati e disciplinate da apposito regolamento in conformità ai principi enunciati dalla Carta europea dei ricercatori e specificamente ai seguenti criteri:
pubblicazione dei bandi sul sito dell’ateneo e nei siti del Ministero e dell’Unione Europea, nonché inserimento nei bandi di informazioni dettagliate sulle specifiche funzioni, sui diritti e i doveri relativi alla posizione e sul trattamento economico e previdenziale spettante;
ammissione alle procedure di accesso al ruolo di professore di prima o di seconda fascia, fatto salvo quanto disposto dall’articolo 8, comma 3, lettera k), degli studiosi in possesso dell’abilitazione per il settore scientifico-disciplinare e per le funzioni oggetto del bando, ovvero per funzioni superiori purché non titolari di tali funzioni presso altro ateneo;
istituzione, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, di una commissione di almeno cinque membri con il compito di istruire le procedure di selezione e composta da tutti i professori ordinari della struttura di cui all’articolo 2, comma 3, lettera c), appartenenti al settore scientifico-disciplinare oggetto del bando, ovvero, qualora questi siano in numero superiore a sette, da una rappresentanza eletta al loro interno; limitatamente alle procedure di selezione relative a ricercatori a tempo determinato, la commissione è composta anche da professori associati confermati della medesima struttura afferenti al settore scientifico-disciplinare oggetto del bando, in misura non superiore a un terzo del numero dei professori ordinari che fanno parte della commissione; detta rappresentanza è eletta da tutti i professori associati della struttura afferenti al settore scientifico-disciplinare oggetto del bando; qualora il numero dei professori ordinari ovvero associati in servizio nell’ateneo per il settore scientifico-disciplinare oggetto della valutazione sia inferiore a cinque, la commissione è integrata con docenti di pari livello anche di altri atenei di settori affini secondo la normativa vigente ovvero con docenti del medesimo settore di altri atenei scelti all’interno della lista di cui all’articolo 8, comma 3, lettera e); possesso da parte dei componenti della commissione dei requisiti di cui all’articolo 8, comma 3, lettera g);
disciplina delle modalità per la selezione dei candidati da invitare a tenere una lezione pubblica nella sede dell’ateneo che ha indetto la procedura con esclusione di prove scritte o orali;
facoltà per la commissione, al termine delle procedure di selezione e in assenza di candidati in possesso di adeguati requisiti di merito, di non indicare alcun candidato ai fini delle procedure di cui alla lettera f);
formulazione della proposta di chiamata da parte del dipartimento, ovvero della struttura di cui all’articolo 2, comma 3, lettera e), con voto favorevole della maggioranza dei professori di prima fascia, relativamente alle chiamate dei professori di prima e seconda fascia, e dei professori di prima e seconda fascia relativamente alle chiamate dei ricercatori a tempo determinato; la proposta, corredata del parere favorevole dell’organo di cui all’articolo 2, comma 3, lettera f), è deliberata dal consiglio di amministrazione su proposta motivata del rettore;
nelle procedure di selezione per posti di ricercatore a tempo determinato, qualora entro trenta giorni dalla certificazione della regolarità degli atti da parte del rettore il vincitore rinunci alla nomina, il rettore può richiedere alla commissione, entro e non oltre i successivi sessanta giorni, altra proposta di chiamata, fermo restando quanto previsto dalla lettera e);
facoltà per gli istituti a ordinamento speciale e le università non statali di disciplinare autonomamente la composizione della commissione di cui alla lettera c) nonché le procedure di cui alla lettera f), fermo restando il numero minimo di cinque componenti.

3. Le università procedono altresì alla copertura di posti di professore di prima e seconda fascia mediante:
procedure di selezione riservate al personale in servizio nell’ateneo;
procedure di chiamata diretta di cui all’articolo 1, comma 9, legge n. 230 del 2005, e successive modificazioni;
procedure di chiamata diretta di cui all’articolo 12, comma 6, a partire dal quinto anno successivo alla stipula dei contratti di cui al medesimo articolo.

4. Le procedure di cui al comma 3, di cui viene comunque assicurata la pubblicità all’interno dell’ateneo, si svolgono con le modalità di cui al comma 2, lettere b), c), d), e), f) e h).

5. Nei cinque anni successivi all’attivazione delle procedure di selezione di cui all’articolo 12, le procedure di reclutamento di cui ai commi 2 e 3 sono programmate e avviate nel rispetto dei seguenti vincoli:
non più di un terzo dei posti di professore di ruolo di prima e di seconda fascia, la cui copertura è programmata da ciascun dipartimento, ovvero da ciascuna struttura di cui all’articolo 2, comma 3, lettera e), può essere destinato alle procedure di cui al comma 3, lettera a);
almeno un terzo dei posti di professore di prima e di seconda fascia resi disponibili in ciascun dipartimento, ovvero da ciascuna struttura di cui all’articolo 2, comma 3, lettera e), è coperto da professori non in ruolo presso l’università banditrice da almeno cinque anni.

6. Decorso il termine di cui al comma 5, i vincoli ivi previsti sono sostituiti dai seguenti:
a) almeno un quinto dei posti di professore di ruolo di seconda fascia, la cui copertura è programmata da ciascun dipartimento, ovvero da ciascuna struttura di cui all’articolo 2, comma 3, lettera e), è destinato alle procedure di cui al comma 2;
b) almeno un terzo dei posti di professore di prima fascia resi disponibili in ciascun dipartimento, ovvero da ciascuna struttura di cui all’articolo 2, comma 3, lettera e), è coperto da professori non in ruolo presso l’università banditrice da almeno cinque anni.

7. A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di ateneo di cui al comma 2, perde di efficacia, nei confronti dello stesso, l’articolo 1, comma 8, della legge n. 230 del 2005.

Articolo 10
Assegni di ricerca

1. Le università, nell'ambito delle relative disponibilità di bilancio, possono conferire assegni per lo svolgimento di attività di ricerca. I bandi, resi pubblici anche per via telematica sui siti dell’ateneo, del Ministero e dell’Unione europea, contengono informazioni dettagliate sulle specifiche funzioni, sui diritti e i doveri relativi alla posizione e sul trattamento economico e previdenziale spettante.

2. Possono essere destinatari degli assegni studiosi in possesso di curriculum scientifico professionale idoneo allo svolgimento di attività di ricerca, con esclusione del personale di ruolo dei soggetti di cui al comma 1. I medesimi soggetti possono stabilire che il dottorato di ricerca o titolo equivalente conseguito all'estero ovvero, per i settori interessati, il titolo di specializzazione di area medica corredato da una adeguata produzione scientifica, costituiscono requisito obbligatorio per l'ammissione al bando.

3. Gli assegni possono avere una durata compresa tra uno e tre anni, sono rinnovabili e non cumulabili con borse di studio a qualsiasi titolo conferite, ad eccezione di quelle concesse da istituzioni nazionali o straniere utili ad integrare, con soggiorni all'estero, l'attività di ricerca dei titolari. La titolarità del contratto non è compatibile con la partecipazione a corsi di laurea, laurea specialistica o magistrale, dottorato di ricerca o specializzazione medica, in Italia o all’estero, e comporta il collocamento in aspettativa senza assegni per il dipendente in servizio presso amministrazioni pubbliche.

4. Le università disciplinano le modalità di conferimento degli assegni con apposito regolamento, prevedendo la possibilità di attribuire gli stessi mediante le seguenti procedure:
a) pubblicazione di un unico bando relativo alle aree scientifiche di interesse dell'ateneo, seguito dalla presentazione direttamente dai candidati dei progetti di ricerca, corredati dai titoli e dalle pubblicazioni e valutati da parte di un'unica commissione che può avvalersi, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, di esperti revisori di elevata qualificazione italiani o stranieri esterni all'ateneo, e che formula, sulla base dei punteggi attribuiti, una graduatoria per ciascuna delle aree interessate;
b) pubblicazione di bandi relativi a specifici programmi di ricerca dotati di propri finanziamenti, secondo procedure stabilite dall'ateneo.

5. Agli assegni di cui al presente articolo si applicano, in materia fiscale, le disposizioni di cui all'articolo 4 della legge 13 agosto 1984, n. 476, e successive modifiche, nonché, in materia previdenziale, quelle di cui all'articolo 2, commi 26 e seguenti, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modifiche.

6. L’importo dell’assegno è determinato dall’ateneo in misura non inferiore al settantacinque per cento del trattamento economico complessivo iniziale spettante ai ricercatori di ruolo confermati.

7. Il Ministro destina annualmente una quota del finanziamento ordinario al finanziamento di assegni di ricerca da attribuire con apposito bando, su base nazionale e per raggruppamenti di settori scientifico-disciplinari, previa presentazione di specifici programmi di ricerca, a giovani studiosi di elevate e comprovate capacità, in possesso dei requisiti di cui al comma 2, scelti all’esito di procedura avviata con apposito bando. I vincitori possono scegliere l’università e la struttura ove svolgere la propria attività, con l’assenso delle stesse. La selezione dei vincitori è affidata a una o più commissioni i cui componenti sono designati dal Ministro su proposta dell'ANVUR nel rispetto dei criteri di cui all’articolo 8, comma 3, lettera g), e si avvalgono, per la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche e dei programmi di ricerca, di esperti revisori di elevata qualificazione italiani e stranieri, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica. E’ oggetto di valutazione altresì l’adeguatezza della sede prescelta rispetto allo svolgimento del programma di ricerca presentato.

8. Gli assegni non danno luogo a diritti in ordine all'accesso ai ruoli dei soggetti di cui al comma 1.

9. La durata complessiva dei rapporti instaurati con i titolari degli assegni di cui al presente articolo e dei contratti di cui all’articolo 12, intercorsi anche con atenei diversi, statali, non statali o telematici, con il medesimo soggetto, non può in ogni caso superare i dieci anni, anche non continuativi. Ai fini della durata dei predetti rapporti non rilevano i periodi trascorsi in aspettativa per maternità o per motivi di salute secondo la normativa vigente.

Articolo 11
Contratti per attività di insegnamento

1. Le università, anche sulla base di specifiche convenzioni con gli enti pubblici e le istituzioni di ricerca di cui all'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 1993, n. 593, e successive modificazioni, possono stipulare contratti, a titolo gratuito o oneroso, per attività di insegnamento al fine di avvalersi della collaborazione di esperti di alta qualificazione in possesso di un significativo curriculum scientifico o professionale. I predetti contratti sono stipulati dal rettore, su proposta dei competenti organi accademici.

2. Le università possono altresì stipulare contratti a titolo oneroso, nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio, per far fronte a specifiche esigenze didattiche, anche integrative, con soggetti in possesso di adeguati requisiti scientifici e professionali, ad esclusione del personale tecnico-amministrativo delle università. Il possesso del titolo di dottore di ricerca o equivalente, del titolo di specializzazione medica limitatamente alle aree cliniche, ovvero dell’abilitazione scientifica nazionale costituisce titolo preferenziale ai fini dell’attribuzione dei predetti contratti. I contratti sono attribuiti previo espletamento di procedure disciplinate con propri regolamenti, che assicurino la valutazione comparativa dei candidati e la pubblicità degli atti. Il trattamento economico spettante ai titolari dei predetti contratti è determinato, entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.


Articolo 12
Ricercatori a tempo determinato

1. Per svolgere attività di ricerca, di didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti, le università possono stipulare contratti di lavoro subordinato a tempo pieno e determinato. Il contratto regola altresì le modalità di svolgimento delle attività di didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti, cui sono riservate trecentocinquanta ore annue, e delle attività di ricerca.

2. I destinatari sono scelti mediante procedure pubbliche di selezione di cui all’articolo 9, riservate ai possessori del titolo di dottore di ricerca o titolo equivalente, del diploma di specializzazione medica limitatamente alle aree cliniche, ovvero della laurea magistrale o equivalente, unitamente ad un curriculum scientifico professionale adatto allo svolgimento di attività di ricerca, e degli specifici requisiti individuati con decreto del Ministro.

3. Ai fini della selezione, la commissione di cui all’articolo 9, comma 1, lettera c), attribuisce un punteggio numerico accompagnato da sintetica motivazione per ciascuno dei titoli e delle pubblicazioni presentati dai candidati secondo parametri e criteri definiti con decreto del Ministro.

4. I contratti hanno durata triennale e possono essere rinnovati una sola volta per un ulteriore triennio previa positiva valutazione delle attività didattiche e di ricerca svolte, sulla base di modalità, criteri e parametri definiti con decreto del Ministro.

5. I destinatari dei contratti di cui ai commi 1 e 4 possono partecipare alle procedure di selezione di cui al comma 2 indette da altri atenei e, se vincitori delle stesse, possono stipulare contratti di durata pari al periodo mancante alla scadenza del contratto in essere, aumentato al massimo di un anno, fermo restando quanto previsto dal comma 7.

6. Le università, secondo quanto previsto dall’articolo 9, comma 3, e in conformità agli standard qualitativi individuati con apposito regolamento di ateneo nell’ambito dei criteri fissati con decreto del Ministro, possono procedere alla chiamata diretta dei destinatari del secondo contratto triennale di cui al comma 4, i quali entro e non oltre la scadenza di tale contratto, conseguono l’abilitazione alle funzioni di professore associato, di cui all’articolo 8. I chiamati, alla scadenza del secondo contratto, sono inquadrati nel ruolo dei professori associati.

7. Si applicano le disposizioni di cui all’articolo 10, comma 9.

8. Il trattamento economico spettante ai destinatari dei contratti di cui al comma 1 è pari al trattamento iniziale spettante al ricercatore confermato a tempo pieno, incrementato del venti per cento. Per i titolari dei contratti di cui al comma 4, il predetto trattamento annuo lordo onnicomprensivo può essere elevato fino a un massimo del trenta per cento.

9. Il Ministro destina annualmente una quota del finanziamento ordinario delle università al finanziamento di bandi per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato da destinare, su base nazionale e per raggruppamenti di settori scientifico-disciplinari, a giovani studiosi di elevate e comprovate capacità in possesso dei titoli e requisiti di cui al comma 2, previa presentazione di specifici programmi di ricerca. La selezione dei vincitori è affidata a una o più commissioni composte da eminenti studiosi, anche stranieri, designati dal Ministro su proposta dell'ANVUR nel rispetto dei criteri di cui all’articolo 8, comma 3, lettera g), che si avvalgono per la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche e dei programmi di ricerca di esperti revisori di elevata qualificazione italiani e stranieri, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. E’ oggetto di valutazione altresì l’adeguatezza della sede prescelta rispetto allo svolgimento del programma di ricerca presentato.

10. I contratti di cui al presente articolo non danno luogo a diritti in ordine all'accesso ai ruoli dei soggetti di cui al comma 1.

Articolo 13
Collocamento a riposo dei professori e dei ricercatori

1. La concessione dell’opzione di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 ai professori e ricercatori universitari è subordinata alla sussistenza di adeguate risorse finanziarie nel bilancio di ateneo, in coerenza con la programmazione strategica triennale di ateneo di cui all’articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 43 del 2005, e successive modificazioni, e nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni.

Articolo 14

Disciplina dei lettori di scambio

1. In esecuzione di accordi culturali internazionali che prevedono l’utilizzo reciproco di lettori, le università possono conferire a studiosi stranieri in possesso di qualificata e comprovata professionalità incarichi annuali rinnovabili per lo svolgimento di attività finalizzate alla diffusione della lingua e della cultura del Paese di origine e alla cooperazione internazionale.

2. Gli incarichi di cui al comma 1 sono conferiti con decreto rettorale, previa delibera degli organi accademici competenti. Con decreto del Ministro, di concerto con il Ministro degli affari esteri e con il Ministro dell’economia e delle finanze sono definite le modalità per il conferimento degli incarichi, ivi compreso il trattamento economico a carico degli accordi di cui al comma 1.

Articolo 15
Norme transitorie e finali

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, possono essere avviate esclusivamente le procedure per la copertura dei posti di professore ordinario e associato, di ricercatore a tempo determinato e di assegnista di ricerca previste dal Titolo III.

2. All'articolo 1, comma 9, della legge n. 230 del 2005, come sostituito dall'articolo 1-bis del decreto-legge n. 180 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1 del 2009, al primo periodo, dopo la parola “triennio” sono inserite le seguenti parole: “o nell’ambito di specifici programmi di ricerca finanziati dal Ministero stesso”.

3. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge sono abrogati:
l’articolo 4 della legge 30 novembre 1989, n. 398;
l’articolo 1, commi 10 e 14, della legge n. 230 del 2005.

4. All’articolo 51, comma 6, della legge n. 449 del1997, sono soppresse le seguenti parole: “Le università,” ;

5. A decorrere dalla data di entrata in vigore dei regolamenti di cui all’articolo 8, comma 2, è abrogato il decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 164, ad eccezione degli articoli 13 e 14, comma 4.

6. Dall’attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

CONSIGLIO MINISTRI: IL COMUNICATO STAMPA

(AGI) - Roma, 28 ott. - La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica:

il Consiglio dei Ministri si e’ riunito oggi, alle ore 9,40 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Ministro Altero Matteoli, a norma dell’art.8 della legge n.400 del 1988, quale Ministro piu’ anziano.

Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato, Su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, Mariastella Gelmini, un disegno di legge per la riforma del sistema universitario. Si tratta di un provvedimento incisivo ed

organico, che interviene sui nodi cruciali del sistema: l’accentuazione dell’autonomia responsabile degli Atenei; strutture di governo e di organizzazione piu’ snelle ed incisive; meccanismi di finanziamento basati sul merito e sulle valutazioni; nuove

norme sul reclutamento dei docenti e relativi diritti e doveri. In particolare vengono ridefiniti organi ed articolazione interna delle Universita’, previste fusioni e federazioni di Atenei anche a fini di razionalizzazione delle sedi e delle strutture,

nonche’ la programmazione triennale del reclutamento del personale accademico. Il disegno di legge prevede una delega al Governo per l’introduzione di meccanismi premiali, per la razionalizzazione della normativa contabile, per la valorizzazione e

qualificazione delle attivita’ didattiche e della ricerca del personale. Sara’ richiesta una valutazione a posteriori delle politiche di reclutamento e verra’ rivista la normativa in materia di diritto allo studio. Viene prevista, tra l’altro,

l’istituzione di un Fondo speciale per il merito, finalizzato ad incoraggiare eccellenza e merito dei migliori studenti tramite l’erogazione di borse di studio e la garanzia su prestiti d’onore. Al fine di rendere comprovata e meritevole la

qualificazione scientifica del corpo docente, il disegno di legge prevede infine l’istituzione dell’abilitazione scientifica nazionale, che costituira’ requisito essenziale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori.

E’ stato poi approvato, Su proposta dal Ministro della giustizia, Angelino Alfano, uno schema di decreto legislativo che, in attuazione della delega conferita al Governo dalla legge n. 69 del 2009 in materia di processo civile, riforma la disciplina

della mediazione finalizzata alla conciliazione di tutte le controversie in materia civile e commerciale,con obiettivi di deflazione e di diffusione della cultura del ricorso a soluzioni alternative. Lo schema di decreto, inoltre, adegua la legislazione

ad alcune norme comunitarie che disciplinano la mediazione. Il provvedimento sara’ trasmesso alle Commissioni parlamentari per il parere. (AGI)

VIDEO/ Mariastella Gelmini presenta il ddl per la riforma dell’università






Scuola. "No iai tagli", studenti protestano in otto città

Da Diregiovani.it

ROMA - Oggi in otto citta' italiane studenti di scuole e universita' organizzeranno sit-in permanenti dal pomeriggio fino a notte fonda davanti alle prefetture delle loro citta' per "lanciare delle rivendicazioni chiare al governo Berlusconi e al ministro Gelmini". Gli studenti chiederanno, da Torino a Napoli, "il ritiro dei tagli su scuola, universita' e ricerca, una costruzione di un modello diverso di didattica e di apprendimento che sia discusso ed elaborato con gli studenti, un sistema di welfare che permetta agli studenti medi, agli universitari, ai dottorandi e agli studenti delle accademie di poter accedere liberamente ai canali del sapere". Ma anche "investimenti cospicui sulle politiche di diritto allo studio, dalla gratuita' dei trasporti, alla fornitura gratuita dei libri di testo, a borse di studio garantite agli studenti meno abbienti". A dare notizia delle iniziative e' l'Unione degli studenti. A Roma, in particolare, il presidio partira' alle 18 in piazza Santi Apostoli: i ragazzi monteranno le loro tende per restare fino a notte fonda. A Napoli la protesta e' scattata gia' alle 10 in piazza del Plebiscito. A Genova presidio in via Roma dalle 18 con tende e musica. Anche a Taranto e Bari saranno allestite tendopoli davanti alle prefetture.

Università, al via la riforma: "Più meritocrazia"

Da Ilgiornale.it

Roma - Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge per la riforma universitaria presentato dal ministro dell’Istruzione, Gelmini. Lo riferiscono fonti ministeriali. Il Consiglio dei ministri ha anche approvato il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali.

Gelmini: "Disegno di legge coraggioso"
"È un disegno di legge coraggioso che vuole affrontare i problemi dell’università". Lo afferma il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, sul ddl di riforma del sistema universitario. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sottolinea: "Quella dell’università è una grande riforma, molto impegnativa. È stato trovato un equilibrio tra modello continentale e quello americano, con prevalenza del modello continentale. È stato anche raggiunto un equilibrio tra Stato, regioni ed università".

Novità per i ricercatori È una riforma dell’università dai contenuti decisamente importanti. La linea di demarcazione rispetto all’attuale modello accademico è tracciata da una nuova ripartizione dei fondi ministeriali per sovvenzionare gli atenei: grazie alla quale il governo intende dire addio ai sovvenzionamenti a pioggia per fare largo all’assegnazione dei fondi solo alle università più virtuose; viceversa per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori. Il testo del disegno di legge potrebbe presentare alcune novità rispetto a quanto già noto. Una delle novità è stata annunciata ieri dal ministro Gelmini durante la registrazione del Maurizio Costanzo Show: la riforma "perché favorirà innanzitutto i ricercatori: rimanere tali fino a 60 anni non è giusto. La riforma servirà anche ad andare in loro soccorso per evitare questo".

Premi agli atenei virtuosi
Nel disegno di legge è previsto infatti che ai ricercatori venga rinnovato il contratto solo per un periodo limitato, superato il quale dovranno necessariamente approdare alla carriera di docenti associati. In caso contrario saranno costretti ad abbandonare la carriera universitaria. Del resto, tutte le novità contenute nel nuovo regolamento "per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca, ad iniziare dai 525 milioni di euro pari al 7% del cosiddetto "Fondo ordinario, si riconducono ad una parola chiave: meritocrazia. Per determinare la graduatoria delle università migliori il Miur ha già reso noti i parametri di riferimento: la qualità dell’offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l’efficacia e l’efficienza delle sedi didattiche. Determinante sarà lo `spessore delle pubblicazioni realizzate da docenti e ricercatori, oltre che il livello delle lezioni svolte in aula: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, non a caso, in base alla qualità della ricerca e un terzo in base alla qualità della didattica. Per chi non si adeguerà, limitandosi a svolgere didattica ed esami, scatterà il dimezzamento dello scatto biennale di stipendio e l’impossibilità di accedere a livelli di docenza superiori. Per docenti e ricercatori diventerà indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri, ma anche di articoli scientifici, il cui grado di qualità verrà comunque verificato ogni due anni da un’apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicità annuale da parte dello stesso Miur). La produttività scientifica sarà determinante: "coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche (...) sono esclusi - si legge nel nuovo regolamento - dalla partecipazione alle commissioni di valutazione".