Appuntamenti

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giovedì 17 dicembre 2009

Appello del Comune di Borghetto Santo Spirito contro la chiusura del Politecnico di Mondovì



Ringraziamo la comunità di Borghetto Santo Spirito per la solidarietà dimostrata in questo appello.

martedì 15 dicembre 2009

eccolo al ministero l'ex direttore amministrativo del poli. Tomasi.

http://www.pubblica.istruzione.it/organizzazione/dg_uni1.shtml

Il Poli guarda alla Russia



Il Rettore del Politecnico di Torino, in seguito alla secca smentita di Obama su una possibile fusione del MIT di Boston e della NASA con l'ateneo Piemontese, ha ribadito che il progetto andrà comunque avanti e guarda verso nuove frontiere.
Profumo afferma: "visto che in Italia nessuno mi capisce, io vado dal compagno Medvedev". Saputa la notizia Massimo Sorli ha immediatamente chiesto un incontro con Vladimir Putin per portare un laboratorio per le macchine agricole al Cremlino.
Gilli leggermente scettico sul progetto: "avrei preferito un Campus a Vladivostock"
La Gelmini: "Un grande passo verso la fine della guerra fredda".

giovedì 10 dicembre 2009

il commento da un blog di un nostro sostenitore, ci scusiamo per non averlo pubblicato prima

Fanno il deserto e la chiamano università

Pubblicato da Marco on martedì 20 ottobre 2009 / Etichette: Gelmini, Mondovì, Politecnico, Politica locale, Profumo


In queste settimane gli amici del Politecnico di Mondovì e di altre sedi distaccate stanno protestando contro la decisione di chiudere queste sedi.
Vorrei esprimere la mia solidarietà agli amici studenti provando ad esporre alcuni piccoli ragionamenti che possono essere utili.
Premetto di essere sempre stato molto scettico nei confronti del proliferare delle sedi universitarie in tutta Italia. A mio parere in questo paese l'idea di aprire università sotto le case dei clienti (perchè questo, in realtà, hanno sempre pensato) è stata una pura operazione di marketing che non aveva niente a che fare con il diritto allo studio e con la qualità della didattica. Le sedi distaccate hanno senso se hanno legami con il territorio e sono perfettamente autonome. Se i professori e i dipendenti fanno i pendolari non ha senso fare una sede decentrata. Spesso accade che a rimetterci siano gli studenti stessi che si ritrovano con professori svogliati e demotivati.
Questa premessa è necessaria.
Detto questo, proviamo a capire cosa sta accadendo ora. Il ministro Gelmini ha messo in ginocchio l'università italiana con tagli senza senso. Le difficoltà di facoltà e dipartimenti in tutta Italia sono drammaticamente serie: non ci sono risorse nè per la ricerca nè per la didattica. Purtroppo conosco personalmente una situazione fatta di precariato e mancanza di fondi.
Cosa chiedono gli studenti del Poli di Mondovi?
1) Apertura di un tavolo di discussione tra il Politecnico, la Città di Mondovì, la Regione e le rappresentanze di studenti e docenti.

Concertazione. Una richiesta sacrosanta. Ogni decisione democratica deve essere presa collettivamente. Da un po' di anni le università non hanno niente di democratico e gli studenti non contano assolutamente niente. Tutto è mercato.


2) Rafforzamento, a livello amministrativo, del rapporto tra università ed enti locali: maggiore cooperazione da entrambi i fronti al fine di favorire un’interrelazione proficua tra università e tessuto sociale-imprenditoriale del territorio circostante (basta cattedrali nel deserto!). Sottolineiamo, a titolo d’esempio, come il settore agroalimentare, di fondamentale importanza per il nostro paese e per l’UE, trovi qui un’eccezionale opportunità di integrazione tra ricerca applicata e aziende locali (non altrettanto riproponibile nel polo metropolitano torinese)


Ecco perchè la mia premessa era necessaria. Il punto è esattamente quello di evitare cattedrali nel deserto. Gli studenti sono perfettamente consapevoli di questo. Ad esempio una sede del corso di laurea in economia agraria ha più senso farla a Cuneo che a Torino.

3) Rafforzare l’alto grado di specializzazione dei corsi di laurea del polo di Mondovì onde giustificare il radicamento sul territorio -di cui al punto precedente- e renderlo un polo di eccellenza la ricerca applicata. Attualmente a Torino non esistono Corsi di Ingegneria Civile Per la Gestione delle Acque, Ingegneria Agroalimentare e Architettura (Ambiente e Paesaggio), corsi indubbiamente strategici. Chiediamo all’Ateneo di ragionare circa un nuovo assetto del decentramento, fondato sul criterio della specializzazione e peculiarità dei poli.

Questo è il punto più importante. Le sedi decentrate assumono un senso quando sono specializzate e legate con il territorio. Accanto alla specializzazione questi decentramenti devono garantire uno stretto collegamento tra didattica e ricerca per evitare il pendolarismo dei professori e ricercatori.

4) Capire come mai il Politecnico di Torino sia la prima università in Italia a dar seguito alla nota ministeriale n° 160 del 4/09/2009, considerata soprattutto la posizione di altri importanti atenei politecnici italiani, i quali stanno ancora portando avanti nei confronti del Ministero la discussione circa le modalità attuative migliori della riforma dell’Istruzione Pubblica (Legge 6 agosto 2008 n.133, Legge 9 gennaio 2009 n.1) cui la suddetta nota fa riferimento. 5) Valutare la possibilità di un appello alla Corte dei Conti da parte dei sindaci della Provincia.

Questi punti si commentano da soli. Gli studenti hanno l'innegabile pregio di proporre, oltre a protestare.
Mi sembrano ridicole alcune giustificazioni di Profumo che parla di teledidattica: una presa in giro. La teledidattica in facoltà come ingegneria e architettura è un insulto alla didattica stessa: pensare di spiegare un esercizio con i video è pazzia.
Un serio ripensamento sul decentramento è necessario ma questo dovrebbe essere fatto per migliorare la dittatica e la ricerca e non per il bilancio. Se si vogliono tagliare le sedi decentrate bisogna garantire il diritto allo studio attraverso maggiori agevolazioni per i pendolari favorendo l'integrazione.
In conclusione, in attesa della decisione del senato accademico di domani 21 ottobre, posso solo dire agli amici di Mondovì che tutta l'Università italiana è in lotta per questa riforma assassina del ministro Gelmini e che la loro è solo una battaglia di quella grande guerra contro chi vuole un paese più ignorante e servo.

http://lanternarossa.blogspot.com/2009/10/fecero-il-deserto-e-la-chiamarono.html

da: http://lanternarossa.blogspot.com

Fusione Torino-Milano? - L'opinione di Carlo Vincenzo Ferraro


Cari amici e colleghi,

vi invio alcune riflessioni sulla "fusione" Torino-Milano. Se vi e' piu' comodo potete leggerle sul
file allegato.

Dopo l'inaugurazione dell'anno accademico e le prime indiscrezioni sui giornali riguardo alla "fusione" con il Politecnico di Milano avevo pensato subito all'idea di inviarvi qualche elemento di riflessione, ma avevo poi soprasseduto.
Difatti il Rettore del Politecnico di Milano aveva smentito seccamente ogni accordo: in una e-mail ai dipendenti del suo Politecnico diceva di essere allibito di quanto detto dal nostro Rettore e di quanto leggeva sui giornali, di aver chiesto al nostro Rettore di non parlare di accordi raggiunti in quanto (parole sue) "non esiste uno straccio di progetto". Il tutto insieme a varie considerazioni piuttosto acri. La cosa mi e' risultata sgradevole. Il nostro Rettore e con esso tutto l'Ateneo venivano messi in pessima luce.
La smentita sembrava pero' aver confinato l'argomento nell'ambito di un "malinteso". E-mail sull'argomento erano diventate fuori luogo. In fin dei conti il nostro Rettore a noi, durante l'inaugurazione dell'anno accademico, aveva parlato soltanto di "unione e coordinamento delle forze", di "avviare un sereno dialogo di cooperazione ed alleanza scevro da ogni eccesso di reciproca diffidenza ed infondato
localismo" tutte cose ampiamente condivisibili che a me e a tanti altri lasciava intendere l'inizio di una difficile ma proficua discussione con Milano, non necessariamente finalizzata alla fusione.

Poi purtroppo e' ripreso con gran vigore sui giornali il tam tam di notizie che davano per fatto l'accordo, con i politici che cominciavano a schierarsi, comprese le ultime notizie per cui sembrerebbe che il nostro Rettore abbia dichiarato che di accordi fra noi e Milano si parla da ben 18 mesi (v. La Stampa, 2 dic. 2009) e che esista un progetto di fusione gia' sul tavolo del Ministro Tremonti (v. La Stampa, 2 dic. 2009). Alcune volte i giornali ipotizzano gia' i settori di ricerca da concentrare a Torino e a Milano (v. La Stampa, 12 nov. 2009).

Ad alcuni colleghi che alle prime avvisaglie, prima ancora della smentita del Rettore del Politecnico di Milano, mi avevano chiesto se condividessi la procedura seguita e l'esclusione dal dibattito del Senato Accademico ho risposto che alcune grandi operazioni possono anche nascere da accordi di massima dei Rettori, che poi i rispettivi Atenei perfezionano se condividono l'indirizzo
dato.

Questa apertura di credito non e' pero' illimitata e non significa che sia soddisfatto dell'evoluzione della vicenda. Ovviamente mi baso sulle informazioni che tutti abbiamo: le comunicazioni del Rettore durante l'inaugurazione dell'anno accademico e la pioggia di notizie dai giornali, tutte da verificare. Di conseguenza nel seguito il condizionale sara' d'obbligo.

Non mi e' piaciuto molto che:

In 18 mesi di trattative non si sia ritenuto opportuno trovare il tempo per fornire un minimo, almeno di informazione, o cercare un minimo di assenso almeno in Senato Accademico (ovviamente, non parlo per me che ne faccio parte da soli 2 mesi).

Sembrerebbe ci si sia spinti fino a fare proposte al Ministro Tremonti senza consultazioni interne, almeno per quanto riguarda il Politecnico di Torino. Se e' davvero cosi' i due Rettori avrebbero esautorato e scavalcato tutti gli organi istituzionali. Le sorti dei due Politecnici si sarebbero decise fuori dai Politecnici stessi.

Dopo tanta sbandierata indipendenza del Politecnico dalla politica ora si assista alla corsa dei politici a commentare l'iniziativa, con i condizionamenti che ne derivano.

Non se ne sia parlato durante la campagna elettorale per l'elezione del Rettore.

Si sappia cosa si sta proponendo solo dai giornali, a volte magari in maniera distorta rispetto alla realta'. Siamo inondati da tante e-mail ed una che ci avesse spiegato cosa accadeva l'avremmo letta volentieri.

Seppur forse tardivamente penso che anche noi del Politecnico di Torino si abbia diritto a una informazione diretta da parte del nostro Rettore che ristabilisca la verita' delle cose.

Mi fermo qui con i "dispiaceri" e le richieste e passo all'analisi del futuro che ci attende.

E' chiaro che di fusione, ora che se ne e' cominciato a parlare, discuteremo ancora a lungo. Non si puo' pensare che dopo la sfuriata mediatica cali l'oblio. E' bene prepararsi per tempo, potendone discutere cosi' piu' serenamente e con maggiore ponderazione. Occorre riflettere seriamente e chiarirsi le idee su quelli che sono gli scenari che si prospettano e ricondurre il tutto sui binari istituzionali.

Escludo che si pensi di limitare il tutto a sinergie economiche, quali la messa in comune di programmi di segreteria o di contabilita', che si possa pensare solo a programmi di ricerca europei ai quali ci si presenti uniti per aumentare le probabilita' di successo, che si vogliano solo stimolare contatti fra gruppi di ricerca dei due Atenei. Tutto cio' si puo' fare fin da ora, senza clamori e con grande efficienza, ma non si parli in tal caso di fusione.

Passiamo allora a individuare uno scenario che potremmo vedere delinearsi.

E' chiaro che una fusione e' da pensare nell'ottica delle strategie dichiarate gia' in atto: e' impensabile perseguire strategie ondivaghe, da adattare ad ogni singolo caso. Pertanto l'unico sbocco coerente sarebbe quello di una fusione integrale dei due Atenei.
Quindi unici organi di governo: un solo Senato Accademico, un solo Consiglio di Amministrazione, un solo Rettore. Un unico progetto formativo. Creando i presupposti affinche' non si ricrei la situazione delle sedi decentrate di Torino. Ed allora una sola sede, Torino o Milano, per ognuno dei corsi di studio, sicuramente per quelli a minor numerosita'. Solo in questo modo si realizzerebbero razionalizzazioni e sinergie effettive (non tagli: ne abbiamo avuti fin troppi), specializzando le
Sedi. Infine, un unico progetto per la ricerca.

Questo lo scenario che potrebbe delinearsi. Unica differenza rispetto alle vicende recenti dovrebbe essere la fine dei tagli contrabbandati a volte per razionalizzazioni e l'inizio di razionalizzazioni e sinergie vere.

Con queste prospettive ritengo indispensabile che l'Ateneo si confronti. Per bocciarle, per promuoverle a pieni voti, per indicare una via piu' equilibrata.

Il confronto deve avvenire nel rispetto della democrazia interna, della qualita' dell'offerta formativa, del diritto allo studio, della qualita' della ricerca, delle opportunita' offerte ai nostri giovani ed al personale tutto, dell'indipendenza dalla politica. Occorre un dibattito che parta dalla base per risalire poi ai vertici invertendo la tendenza in atto, che tenda a valorizzare le risorse non a ridimensionarle. Nessun ambito meglio dell'Universita', sede della cultura, e' piu'
adatto per l'esercizio della democrazia in tal senso. E' tempo che l'Ateneo si riappropri della propria capacita' di elaborare idee.

Infine e' chiaro che la portata dell'argomento e' tale da superare ampiamente il livello di una modifica dello statuto, che pur richiederebbe un referendum. Deve essere chiaro che non si dovra' fare nulla "contro" l'Ateneo. Esso deve essere molto convinto delle nuove strade imboccate. Occorrera' un referendum con maggioranze estremamente qualificate, maggiori di quelle richieste per una semplice modifica di statuto: per intenderci i favorevoli dovranno essere almeno i due terzi degli aventi diritto al voto.

Spero con questa e-mail di aver aperto il dibattito.

Cordiali saluti, buona meditazione a tutti, Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Carlo Vincenzo Ferraro

martedì 8 dicembre 2009

Fase sperimentale: il primo collegamento in E-Learning con la casa bianca.


Profumo afferma: "visto che in Italia nessuno mi capisce, io vado da Obama". Saputa la notizia Massimo Sorli ha immediatamento chiesto un laboratorio per le macchine agricole al Pentagono. La Gelmini: " Un esempio di decentramento intelligente".

sabato 5 dicembre 2009

Il nostro buio futuro?

Vercelli : Ci sono i presupposti per ricorrere al TAR

https://www.swas.polito.it/services/Rassegna_Stampa/articolo.asp?id=29314.pdf

giovedì 3 dicembre 2009

mercoledì 2 dicembre 2009

lunedì 30 novembre 2009

Zero esami. L'Università dei fantasmi

Nello scorso anno uno studente su sei non ha passato nemmeno un appello

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/98132/

ANDREA ROSSI - LA STAMPA - TORINO

Gli emissari della facoltà di Lettere da qualche settimana si sono messi alle loro calcagna. Li cercano, li chiamano: «Lei è iscritto all’Università da oltre un decennio e non si è ancora laureato. Da anni non sostiene un esame. Che cosa intende fare?». L’obiettivo non dichiarato è accompagnarli gentilmente verso l’uscita, il più presto possibile.

A Lettere gli universitari di lungo corso sono circa trecento, iscritti alla laurea a ciclo unico, prima ancora della riforma del «3+2» del 1999. Di quasi tutti, l’Università ha perso le tracce da tempo. Fino a poco fa nessuno se ne curava: pagavano le tasse e non si facevano mai vedere, l’ateneo incassava senza dover offrire loro alcun servizio. Adesso, però, quei trecento - e quelli delle altre facoltà di Università e Politecnico - rischiano di trasformarsi in una zavorra. La riforma voluta dal ministro Gelmini parla chiaro: gli atenei saranno premiati anche in base alla «produttività», cioè la percentuale di iscritti che poi si laureano, e lo fanno senza essere fuori corso.

Il guaio è che i fuori-corso di lungo periodo sono solo la punta dell’iceberg. Sotto c’è una massa di universitari che risulta iscritta ma di fatto non esiste: non va a lezione, non dà esami, e se li dà non li supera. Il dato - elaborato dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario - è desolante: nel 2008 quasi uno su cinque, a Torino, non ha ottenuto nemmeno un credito formativo. Significa che non ha superato esami né laboratori.

Università o Politecnico fa poca differenza: 17,2 per cento contro 16 per cento, dati leggermente sotto la media nazionale e lontani da certi eccessi (La Sapienza 34 per cento, Bari 32, Messina 30) ma che fanno pur sempre riflettere. «Nella maggioranza dei casi si tratta di studenti al primo o secondo anno che si accorgono di aver sbagliato facoltà», spiega il preside della facoltà di Lingue Paolo Bertinetti. Vero, entrambi gli atenei torinesi perdono circa il venti per cento delle loro matricole: 2550 in via Po e un migliaio in corso Duca degli Abruzzi. «Tentano un paio d’esami, non li passano e si arrendono», dice Bertinetti. «Con la crisi sono aumentati - aggiunge il preside di Ingegneria I Donato Firrao -. Ci provano, magari prendono anche la borsa di studio e se non va si ritirano».

Resta un dato: secondo il Cnvsu l’anno scorso i «desaparecidos» sono stati oltre 11 mila all’Università e 4 mila al «Poli». Ci dev’essere qualcos’altro, allora. «Il 3+2 ha dilatato la durata degli studi e fatto lievitare i fuori corso», analizza Bertinetti. Gli studenti individuano altri fattori: «Le differenze sono marcate tra le facoltà in cui c’è obbligo di frequenza e quelle in cui non c’è, tra i corsi a numero chiuso e quelli liberi, tra gli studenti con una borsa di studio e gli altri», racconta Luca Spadon, rappresentante degli studenti all’Università.

Non è finita: alcune facoltà, vedi Economia, piazzano all’inizio esami «sbarramento». «E tutto è organizzato sulle esigenze dei docenti anziché degli studenti. Non a caso gli appelli sono stati ridotti e concentrati: ci si trova a sostenere parecchi esami in un colpo solo», dice Spadon. Senza contare chi lavora e, a volte, finisce per perdere di vista l’università: «Abbiamo ragazzi di 28-30 anni, fuori corso da 4 o 5 che cominciano a lavorare e così si allontanano “psicologicamente” dall’ateneo», spiega Bernardino Chiaia, vicerettore per la Didattica del Politecnico.

Gli atenei sono corsi ai ripari. Al Politecnico, già l’anno scorso, hanno anticipato l’orientamento per gli studenti. «Negli ultimi due anni delle superiori lavoriamo con le scuole. Cerchiamo di introdurre già la metodologia universitaria e spiegare come si affrontano gli studi», spiega Chiaia. L’immagine, però, è quella di un parcheggio di massa, che la crisi forse ha ingigantito. Le matricole quest’anno sono cresciute di molto. Non sempre è sinonimo di qualità. «Al test d’ingresso di Scienze della formazione, che non è vincolante, su un punteggio massimo di 100 c’è chi è riuscito a prendere -20», racconta Spadon. A Scienze della formazione nel 2008 uno studente su quattro non ha dato esami.

sabato 14 novembre 2009

Università, tagliare su quella pubblica e tacere sulla privata

Università, tagliare su quella pubblica e tacere sulla privata di Giulio Peruzzitutti gli articoli dell'autore
Dubbi sull’adeguatezza di questo governo ad affrontare i problemi del Paese sorgono da più parti. Basti pensare alle dichiarazioni sulla crisi economica: «La crisi non c’è... contrordine c’è anche qui,mabisogna pensare positivo (chi non lo fa è nemico dell’Italia)… la via italiana per uscire dalla crisi è quella psicologica». Per non parlare delle dichiarazioni sulla pandemia da influenza A/H1N1: «La situazione è sotto controllo... è sotto controllo, ma l’Italia è il Paese più colpito d’Europa». Ancora non è stato detto che pensando positivo non ci si ammalerà. Probabilmente ci stanno pensando. Maoltre alledichiarazioniquellochesconcertaè il metodo di governo. Non si governa “contro” parti dello Stato e della pubblica amministrazione ma “con” le varie realtà. Si fanno o si annunciano leggi contro i pubblici dipendenti, contro i medici, contro i magistrati, contro i docenti della scuola e dell’università, contro i ricercatori. Nessuna delle comunità su cui si legifera viene coinvolta. Queste infatti vengono viste come controparte dell’azione del Governo che oggi sempre di più si sostituisce impropriamente all’azione del Parlamento. Si tende alla vessazione e al controllo centralistico, non a motivare al lavoro e a responsabilizzare. Invece di uscire dalle secche di un opportunismo diffuso, dell’assenza di prospettive alte, della mancanza di coinvolgimento e del progressivo affievolirsi della passione dei vari soggetti, si preferisce attaccare a testa bassa le varie comunità. L’ultimo atto, per ora, di questa nefasta rappresentazione è il disegno di legge di riforma dell’università pubblica (non vengono infatti toccate le università private, che pure ricevono finanziamenti dallo Stato). Dopo aver sparato nel mucchio sugli universitari e sull’università pubblica, si mette in cantiere un disegno di legge partorito senza alcun confronto con la comunità accademica. Dopo aver strillato contro l’autoreferenzialità dell’accademia, il ministero procede in modo autoreferenziale. Nel disegno di legge si mortifica l’autonomia e quindi la responsabilità delle pubbliche università, non si dà spazio alla pluralità delle figure professionali presenti negli atenei (per esempio, nel Cda, dove almeno il 40% non deve appartenere ai ruoli dell’ateneo, sembra sparire la rappresentanza del personale tecnico-amministrativo), si prevede un’ampia delega al Governo su argomenti cruciali, si ipertrofizza l’influenza del ministero dell’economia e delle finanze, si disegna un percorso di reclutamento che di fatto bloccherà per vari anni il ricambio generazionale, si dà (giustamente) ampio risalto al ruolo che dovrebbe svolgere l’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) che però non si sa quando sarà operativa. E tutto senza “ulteriori oneri per lo Stato”. Se questo disegno di legge andasse in porto così com’è sarebbeun disastro.
10 novembre 2009

Aumentiamo le sottoscrizioni

Centinaia di prof per l'Università pubblica
"Noi, docenti universitari di ruolo attivi in diversi atenei e facoltà, seguiamo con crescente apprensione le vicende dell'Università italiana e le scelte assunte in proposito dal governo in carica". Inizia così il testo di un appello promosso da un vasto numero di docenti universitari e che ha già raccolto in tre giorni oltre cento firme. Tra queste, quelle di costituzionalisti, economisti, storici, genetisti, filosofi, politologi, fisici e antropologi. L'appello critica aspramente il ddl di riforma dell'Università approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre, un progetto che "accentra il potere in capo ai rettori e a Consigli di amministrazione non elettivi, fortemente esposti agli interessi privati" e che "attacca decine di migliaia di studiosi e ricercatori precari". Imminente l'apertura del sito www.perluniversitapubblica.it "Oggi decidiamo di prendere pubblicamente la parola dopo avere letto il ddl di riforma dell'università approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre - si legge nell'appello -, un progetto che ci sembra giustificare le più vive preoccupazioni soprattutto per quanto attiene alla governance degli atenei (per il previsto accentramento di potere in capo ai rettori e a consigli di amministrazione non elettivi, fortemente esposti agli interessi privati) e per ciò che concerne la componente più debole della docenza: decine di migliaia di studiosi, giovani e meno giovani, che da molti anni prestano la propria opera gratuitamente o, nel migliore dei casi, in qualità di assegnisti o borsisti, nel quadro di rapporti di collaborazione precari. Le novità che il governo prospetta in materia di governance degli atenei ci paiono prive di qualsiasi ambizione culturale e di ogni volontà di risanare effettivamente i problemi dell'università pubblica, e ispirate esclusivamente a una logica autoritaria e privatistica, tesa a una marcata verticalizzazione del processo di formazione delle decisioni a discapito dell'autonomia degli atenei. Riteniamo che l'università debba cambiare, ma occorre a nostro giudizio procedere in tutt'altra direzione, salvaguardando il carattere pubblico dell'università e favorendo la partecipazione democratica di tutte le componenti del sistema universitario. Quanto previsto per la vasta area del precariato ci sembra profondamente iniquo e irrazionale, tale da mettere a repentaglio la funzionalità di molti dipartimenti. I tagli alle finanze degli atenei e la nuova normativa per l'accesso alla docenza preludono all'espulsione in massa dal sistema universitario di persone meritevoli, stimate anche in ambito internazionale, che da tempo lavorano nell'università italiana, tra le ultime in Europa per quantità di docenti di ruolo e tra le più sfavorite per rapporto docenti/studenti. Al di là della retorica sul valore strategico della conoscenza e della ricerca, il governo - ostacolando i nuovi accessi, conservando le vecchie logiche baronali e non introducendo alcuna misura preventiva contro il malcostume accademico - pianifica un enorme spreco di risorse finanziarie, impiegate per la formazione di tanti studiosi ai quali sarà impedito l'accesso ai ruoli dell'università, e una perdita secca in termini di capacità, competenza ed esperienza, che rischia di determinare un incolmabile divario tra l'Italia e i Paesi più avanzati.Chiediamo al governo di fermarsi, ma ci rivolgiamo anche al mondo universitario affinché faccia sentire la propria voce e manifesti con forza le proprie ragioni e preoccupazioni. Non difendiamo lo status quo: invochiamo una riforma seria che ampli gli spazi di partecipazione, salvaguardi il carattere pubblico dell'università e tuteli l'autonomia della didattica e della ricerca. Non ignoriamo l'esigenza di verificare la qualità dell'insegnamento e del lavoro scientifico di ciascun docente: esigiamo l'adozione di rigorose procedure di valutazione, non graduatorie improvvisate e funzionali a campagne di stampa più o meno denigratorie, ma criteri oggettivi, adeguati alle diverse specificità disciplinari e capaci di rilevare anche i pregi, internazionalmente riconosciuti, della ricerca italiana. Non auspichiamo un reclutamento ope legis: chiediamo lo stanziamento delle risorse necessarie a consentire l'accesso ai ruoli, previo concorso, di quanti abbiano acquisito, negli anni del precariato, comprovate competenze e attitudini professionali.L'università pubblica non può essere governata in modo autoritario né gestita con criteri ragionieristici. Il lavoro di quanti ne garantiscono l'attività deve essere riconosciuto e tutelato. La conoscenza è una risorsa del Paese e un diritto fondamentale che la Costituzione riconosce a ciascun cittadino della Repubblica.Per adesioni: perluniversitapubblica@gmail.comTra gli altri hanno sottoscritto l'appello:giuristi: Luigi Ferrajoli , Gianni Ferrara, Mario Dogliani, Giuseppe Ugo Rescigno, Gaetano Azzariti, Massimo Villone, Giuseppe Mosconibiologi: Guido Barbujanieconomisti:Giorgio Lunghini , Riccardo Bellofiore, Riccardo Realfonzo, Antonella Stiratistorici: Adriano Prosperi, Roberto Escobar, Giovanna Procacci, Angelo d'Orsi, Alessandro Portelli, Gianpasquale Santomassimofilosofi: Alberto Burgio, Elena Pulcinisociologi Alessandro Dal Lago, Salvatore Paliddapolitologi: Alfio Mastropaolo, Michele Prosperofisici: Franco Pipernoantropologi: Annamaria RiveraPrime adesioni: Guido Abbattista (Univ. di Trieste), Mario Alcaro (Univ. della Calabria), Alessandra Algostino (Univ. di Torino), Fabio Amaya (Univ. di Bergamo), Annarita Angelini (Univ. di Bologna), Gaetano Azzariti (Univ. di Roma La Sapienza), Valeria Babini (Univ. di Bologna), Franco Bacchelli (Univ. di Bologna), Stefano Bajma Griga (Univ. di Torino), Guido Barbujani (Univ. di Ferrara), Riccardo Bellofiore (Univ. di Bergamo), Paolo Bianchini (Univ. di Torino), Francesco Bilancia (Univ. di Chieti-Pescara G. d'Annunzio), Liliana Billanovich (Univ. di Padova), Luca Bortolussi (Univ. di Trieste), Patrick Boylan (Univ. di Roma Tre), Davide Bubbico (Univ. di Salerno), Alberto Burgio (Univ. di Bologna), Tullia Catalan (Univ. di Trieste), Sara Cervai (Univ. di Trieste), Lorenzo Chieffi (Univ. di Napoli II), Luisa Chierichetti (Univ. di Bergamo), Pietro Ciarlo (Univ. di Cagliari), Roberto Ciccone (Univ. di Roma Tre), Alessandro Dal Lago (Univ. di Genova), Alisa Dal Re (Univ. di Padova), Ferruccio Damiani (Univ. di Torino), Claudio De Fiores (Univ. di Napoli II), Federico Della Valle (Univ. di Trieste), Maurizio Del Ninno (Univ. di Urbino), Lucia Delogu (Univ. di Torino), Gianmario De Muro (Univ. di Cagliari), Fabio De Nardis (Univ. del Salento), Mariangiola Dezani (Univ. di Torino), Alfonso Di Giovine (Univ. di Torino), Guerino D'Ignazio (Univ. della Calabria), Mario Dogliani (Univ. di Torino), Angelo d'Orsi (Univ. di Torino), Lea Durante (Univ. di Bari), Antonio Erbetta (Univ. di Torino), Maria Cristina Ercolessi (Univ. di Napoli L'Orientale), Serena Facci (Univ. di Roma Tor Vergata), Luisa Faldini (Univ. di Genova), Luigi Ferrajoli (Univ. di Roma Tre), Gianni Ferrara (Univ. di Roma La Sapienza), Giovanni Fiaschi (Univ. di Padova), Lorenzo Fischer (Univ. di Torino), Saverio Forestiero (Univ. di Roma Tor Vergata), Walter Fornasa (Univ. di Bergamo), Fabio Frosini (Univ. di Urbino), Ferruccio Gambino (Univ. di Padova), Giovanni Garofalo (Univ. di Bergamo), Cristina Gena (Univ. di Torino), Franco Grignani (Univ. di Perugia), Giorgio Inglese (Univ. di Roma La Sapienza), Manlio Iofrida (Univ. di Bologna), Cristina Jandelli (Univ. di Firenze), Domenico Jervolino (Univ. di Napoli Federico II), Guido Liguori (Univ. della Calabria), Alberto Lucarelli (Univ. di Napoli Federico II), Giorgio Lunghini (Iuss di Pavia), Fulvio C. Manara (Univ. di Bergamo), Giovanna Mancini (Univ. di Teramo), Domenica Marabella (Univ. di Torino), Maria Rosaria Marella (Univ. di Perugia), Paola Marsocci (Univ. di Roma La Sapienza), Alfio Mastropaolo (Univ. di Torino), Giovanni Mazzetti (Univ. della Calabria), Antonella Meo (Univ. di Torino), Maria Grazia Meriggi (Univ. di Bergamo), Raul Mordenti (Univ. di Roma Tor Vergata), Ugo Morelli (Univ. di Bergamo), Vittorio Morfino (Univ. di Milano Bicocca), Giuseppe Mosconi (Univ. di Padova), Angela Musumeci (Univ. di Teramo), Walter Nocito (Univ. della Calabria), Giuseppe Noto (Univ. di Torino), Donatella Orecchia (Univ. di Roma Tor Vergata), Salvatore Palidda (Univ. di Genova), Alessandro Pandolfi (Univ. di Urbino), Armando Petrini (Univ. di Torino), Barbara Pezzini (Univ. di Bergamo), Paolo Picone (Univ. di Roma La Sapienza), Mariapaola Pierini (Univ. di Torino), Franco Piperno (Univ. della Calabria), Giovanni Pizza (Univ. di Perugia), Margherita Platania (Univ. di Salerno), Alessandro Portelli (Univ. di Roma La Sapienza), Donatella Possamai (Univ. di Venezia), Giovanna Procacci (Univ. di Modena), Franco Prono (Univ. di Torino), Adriano Prosperi (Scuola Normale Superiore di Pisa), Michele Prospero (Univ. di Roma La Sapienza), Elena Pulcini (Univ. di Firenze), Luigi Punzo (Univ. di Cassino), Riccardo Realfonzo (Univ. del Sannio), Giuseppe Ugo Rescigno (Univ. di Roma La Sapienza), Annamaria Rivera (Univ. di Bari), Roberto Romboli (Univ. di Pisa), Stefano Rosso (Univ. di Bergamo), Marco Ruotolo (Univ. di Roma Tre), Gianpasquale Santomassimo (Univ. di Siena), Alessandro Savorelli (Scuola Normale Superiore, Pisa), Giovanni Serges (Univ. di Roma Tre), Massimo Siclari (Univ. di Roma Tre), Filippo Silvestri (Univ. di Bari), Laura Silvestri (Univ. di Roma Tor Vergata), Alessandro Somma (Univ. di Ferrara), Igor Sotgiu (Univ. di Torino), Antonella Stirati (Univ. di Roma Tre), Ciro Tarantino (Univ. della Calabria), Laura Teza (Univ. di Perugia), Massimiliano Tomba (Univ. di Padova), Alessandro Triulzi (Univ. di Napoli L'Orientale), Valentina Valentini (Univ. di Roma La Sapienza), Claudio Venza (Univ. di Trieste), Caterina Verrigni (Univ. di Chieti-Pescara G. d'Annunzio), Giovanna Vertova (Univ. di Bergamo), Francesca Vianello (Univ. di Padova), Massimo Villone (Univ. di Napoli Federico II), Adriano Vinale (Univ. di Salerno), Piero Violante (Univ. di Palermo), Stefano Visentin (Università di Urbino), Pasquale Voza (Univ. di Bari), Paolo Zatti (Univ. di Padova)

venerdì 13 novembre 2009

il video dell'inaugurazione con il nostro discorso....alla fine...

http://www.celm.polito.it/polistream/gestione/pagina.php?id=193

Auto blu e caschi blu

Sull'inaugurazione dell'anno accademico 11 novembre 2009

http://colpo.org



Oggi in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2009/2010, abbiamo voluto esprimere il nostro dissenso nei confronti della politica che l'ateneo sta portando avanti negli ultimi anni. Dopo aver partecipato a un'assemblea di lavoratori e precari del Politecnico, in cui si è discusso principalmente dei problemi dei precari della ricerca, abbiamo deciso di prender parte a modo nostro all'inaugurazione. Una cerimonia a cui sono stati invitati politici, militari e rappresentanti di aziende private, ma non studenti, lavoratori e precari!
Il nostro ingresso è stato impedito in modo violento dalle forze dell'ordine, schierate davanti alle porte dell'aula magna. A dare man forte alla DIGOS è stata chiamata anche la celere, fino a quel momento chiusa nelle quattro camionette parcheggiate davanti al Politecnico. Un clima surreale: un'università assediata dalle forze dell'ordine, con transenne che impedivano di accedere al cortile, trasformato per l'occasione in parcheggio per le auto blu dei signori in toga e in pelliccia. Negli ultimi mesi questa è la terza volta che il rettore autorizza l'ingresso della polizia al Politecnico, e questo dimostra che stiamo andando incontro ad un'università sempre più chiusa e militarizzata, in cui non c'è possibilità di dialogo, ma solo di obbedienza.
Non per gentile concessione del prorettore Gilli, ma con l'astuzia siamo entrati dal retro, portando rumorosamente le nostre critiche e richieste, interrompendo l'inaugurazione blindata, formale e fatta di velleità, disturbando per una decina di minuti la corte al servizio dei signori. La generale indifferenza in cui è caduto il nostro intervento, con tanti ospiti illustri che abbandonavano la sala per evitare le contestazioni, dimostra ancora una volta la volontà di non considerare ed escludere gli studenti da qualsiasi processo decisionale all'interno dell'ateneo.
Vogliamo un sapere libero, non in mano alle aziende. Per questo continueremo a ribadire con tutta la nostra voce che il modello aziendale di università non ci piace, che dare in mano ai privati la guida degli atenei è la morte dell'istruzione pubblica. La cultura legata ad interessi privati seguirà le stesse logiche di mercato che stanno distruggendo la nostra società.
Col.Po – Collettivo Politecnico, Torino

La nota 160: un problema non solo piemontese

Università, Imperia rischia la chiusura
Repubblica — 08 novembre 2009 pagina 7 sezione: GENOVA
IL POLO didattico di Imperia dell'Università di Genova è a rischio chiusura: il nuovo ordinamento, che il ministro Gelmini ha annunciato con una nota del 4 settembre scorso e che deve ancora essere varato, promette un giro di vite sul proliferare di corsi e curricula negli atenei italiani. Il numero dei docenti, nel polo imperiese, si potrebbe rivelare insufficiente per soddisfare i parametri necessari imposti dal ministero: quelli attuali prevedono 4 docenti per ogni anno di corso, sia per la laurea triennale che per la specialistica. «Il problema non esiste - taglia corto il rettore Giacomo Deferrari - non sappiamo ancora quali saranno i parametri indicati dal ministero e, per ora, Imperia è perfettamente in regola». Ma sono in molti però all' interno dell' ateneo a indicare il polo del Ponente a rischio, indicando la scarsità di docenti. Basti pensare cosa accadrà alle stesse facoltà a Genova. A Lettere, per prepararsi ai tagli del nuovo ordinamento, sta già lavorando una commissione che ha fatto i conti. Se le cose andranno come annunciato, nel giro di 4-5 anni, Lettere taglierà i corsi del 50%, passando da sei a tre. E non solo per effetto Gelmini, ma anche per il turn over dei professori, che passeranno a Lettere da 150 a 90 nello stesso arco di tempo. L' ancora di salvezza per Imperia potrebbe essere custodita nel "Prés", l' associazione di sei università (quattro francesi e due italiane), cui Genova partecipa e di cui il rettore Deferrari è vicepresidente: la sede distaccata del Ponente potrebbe diventare eccellenza nella regione, grazie all' accensione di corsi transfrontalieri. Per Imperia il rettore ha già accennato a un corso sull' ecologia ambientale tra Imperia e l' Università di Nizza. E questo implicherebbe il coinvolgimento a Ponente della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. «Alla fine di agosto ho chiesto al ministero un finanziamento accessorio proprio per l' accensione di corsi transfrontalieri di questo tipo a Imperia - spiega Deferrari - e c' è sicuramente l' interesse del territorio su questo». Il rettore però indica come l' accensione dei nuovi corsi non sia alternativa alla sopravvivenza della permanenza delle facoltà che oggi lavorano a Imperia: Lettere (con il Dams), Giurisprudenza e Economia. Ma c' è un progetto che risolverebbe la situazione: lo ha presentato al rettore alcuni giorni fa Maurizia Migliorini, professore del dipartimento Diras di Lettere. Il progetto riguarda l' istituzione, con Nizza, di un corso di "Progettazione dei sistemi turistici e culturali", che ha l' atout di coinvolgere e rendere più forti le tre facoltà già esistentia Imperia. «Qui si tratta di salvaguardare posti di lavoro che già esistono - indica Migliorini - o ci reinventiamo Imperia come sede di un polo internazionale oppure l' esperienza di quella realtà didattica è destinata a concludersi». - MICHELA BOMPANI

giovedì 12 novembre 2009

ODG APPROVATO IN MAGGIORANZA DALLA REGIONE PIEMONTE


targatocn.it

Attualità
Mercoledì 11 Novembre 2009 ore 18:53

A Torino, anche il Poli di Mondovì per nuovo Anno Accademico
Questa mattina, alle 11, è stato inaugurato, presso l'Aula Magna 'G. Agnelli' del Politecnico di Torino, l'Anno Accademico 2009/2010. All'evento era presente anche una delegazione della sede decentrata di Mondovì. Luca Bazzano, rappresentante degli studenti al Senato Accademico nonché studente del Poli monregalese, avrebbe dovuto leggere il suo discorso inaugurale dopo quello del Rettore Francesco Profumo del rettore e prima dell'intervento dell'ospite John Elkann. Vice Presidente Gruppo Fiat. All'ultimo momento il suo intervento è stato scalato all'ultima posizione degli interventi quando ormai tutte le autorità, i giornalisti e le televisioni se ne erano andate assieme all'ospite Elkann. Durante l'inaugurazione. un gruppo di studenti facenti parte del Collettivo Politecnico (di Torino), assieme ai precari della ricerca, ha fatto irruzione durante la cerimonia per leggere un comunicato e protestare contro il nuovo ddl e contro la mancanza di un tavolo per la conferma dei contratti con i precari. Prima dell'irruzione ci sono stati leggeri scontri con la polizia che ha cercato di evitarne l'ingresso. Gli studenti di Mondovì hanno partecipato alle manifestazioni nel cortile interno del politecnico. Pubblichiamo per intero il discorso di Luca Bazzano: Autorità, Professori, Magnifici Rettori, colleghi studenti L’inaugurazione di questo anno accademico 2009/2010 avviene in un momento estremamente delicato per il sistema universitario nazionale e per il nostro Ateneo in particolare. Ci troviamo di fronte all’applicazione di nuove norme riguardanti l’assetto del sistema universitario. In questo periodo di crisi globale, invece di investire nell’istruzione e nella ricerca, si sono effettuati i maggiori tagli proprio in questi settori. Il governo, ormai da un anno, prima con la legge 133, poi con la 1/2009 nonché con l’ultimo DDL Gelmini che si va ad approvare, sta mettendo in atto un piano di privatizzazione del sistema universitario, dando meno fondi agli atenei attraverso l’F.F.O. e permettendo agli esterni di entrare nel C.D.A. degli atenei. I rappresentanti degli studenti si sono espressi a favore della necessità di pensare ad una razionalizzazione del sistema universitario che una mala amministrazione del sistema 3+2 e dell’autonomia universitaria hanno causato. Ma una riforma di questo genere deve avvenire interloquendo con tutte le parti che compongono l’ateneo con le diverse consapevolezze che queste possono apportare, e gli studenti sono tra questi. La rigidezza con cui invece il governo persegue le sue logiche di privatizzazione dell’istruzione universitaria senza consultazione delle parti in causa e con mandato agli atenei ad adeguarsi alle leggi vigenti in tempi brevi, ci sconcerta. Il Politecnico di Torino, ha iniziato un adeguamento alle leggi vigenti in Italia, modificando la propria offerta formativa con l’intento di una razionalizzazione del proprio ateneo. Sappiamo che è necessario tenere conto, nell’ottica di questa riorganizzazione, dei rigidi parametri che sono imposti prima dalla 133/2008, poi dal D.M. 1/2009 e infine dalla Nota 160 del M.I.U.R, ma, con il presupposto di non avere sprechi, crediamo che un’università pubblica non possa basarsi esclusivamente su conteggi meramente numerici ed economici. Gli studenti ritengono quindi che il Politecnico debba prendere una posizione netta, chiara e contraria, anche alla luce del ruolo guida che sta assumendo in Italia; dovrebbe dunque chiedere che i parametri imposti dalle norme siano più elastici, visti anche i pareri dettati dalla nota del CUN del 4 novembre 2009. Il Consiglio Universitario Nazionale esprime una forte preoccupazione in ordine agli effetti negativi e distorsivi che l’applicazione integrale delle norme proposte dalla nota n° 160 del M.I.U.R. comporterebbe sulla qualità dell’offerta formativa; ribadisce inoltre l’urgenza che si cambi radicalmente impostazione tenendo in debito conto un approccio quantitativo ma coniugandolo ad una prospettiva che privilegi la qualità Alla luce di queste posizioni, viste le criticità emerse su più fronti, anche interni, nell’ultimo periodo, pur restando in un ottica di riforma e ridimensionamento della didattica gli studenti auspicano che si possano ridiscutere alcuni punti chiave delle delibere assunte dall’ultimo Senato Accademico. Le manifestazioni di disagio che sono emerse in varie occasioni in questi tempi segnalano come sia necessario che una riorganizzazione così radicale debba essere portata avanti ponderando accuratamente le scelte e ascoltando tutti i dovuti interlocutori, tra cui ovviamente gli studenti. I tagli ai poli extraurbani dovrebbero tenere in conto di un serio e accurato dialogo col territorio, andando al di là delle sole problematiche politiche ed economiche e tenendo conto degli investimenti fatti dalla società civile nel tempo. Le scelte possono solo essere effettuate con la consapevolezza che: • il 14% degli studenti che frequentano le sedi decentrate non avrebbero condotto studi universitari se queste non ci fossero state; • I dati di Almalaurea dimostrano chiaramente che per molte nostre sedi si ha un alto livello formativo, un ottima risposta dal mondo del lavoro che impiega la quasi totalità dei laureati, mentre i restanti, da quanto dichiarato da Almalaurea, continuano il loro percorso formativo con Dottorati di ricerca; • Il taglio della didattica nelle sedi decentrate non per forza corrisponde ad un miglioramento della didattica nella sede centrale. Occorrerebbe salvaguardare i progetti che hanno saputo essere incisivi sul territorio, e dove non, mantenere effettivi i dati ottenuti dall’usufrutto di una sede decentrata attiva: si tratta allora di apportare potenziamento nel diritto allo studio, di richiedere una più organica struttura di servizi allo studente, di ravvivare la ricerca ed il trasferimento tecnologico, andando a tagliare laddove davvero esistono gli sprechi o dove il tipo di formazione non è adeguata. Non si tratta quindi di difendere l’università sotto casa ma di salvaguardare ciò che c’è di buono. Nell’ottica di una pur necessaria riforma, occorre valutare con attenzione questi fattori onde evitare di tagliare dove esiste ancora nel complesso l’eccellenza. Il disagio di molti studenti che non si sentono rappresentati dovrebbe essere indicativo di come in seno ad una riforma della Governance universitaria, la partecipazione studentesca non può che essere implementata e ravvivata. L’attuale ddl proposto dal Ministro invece, va chiaramente nella direzione opposta. Riteniamo che occorra, anche in questo caso, che il Politecnico prenda una posizione chiara e di contrarietà nella quale venga ribadita l’importanza della centralità degli studenti nel sistema universitario. Anche se l’attuale peso della rappresentanza studentesca e quindi degli studenti è minimo, proprio in mancanza di una legge che sancisca la dignità e l’importanza della componente studenti all’interno degli organi di governo, le rappresentanze studentesche coinvolte, si sono sempre rese disponibili e si sono sempre impegnate a portare avanti un dialogo aperto, critico e costruttivo con le istituzioni nell’ottica di realizzare un’università migliore. I dottorandi del politecnico di Torino si associano agli studenti in questa richiesta di centralità del sistema universitario. Ribadiscono l’inaccettabilità non solo del taglio del Fondo di Finanziamento Ordinario ma il principio stesso della retrocessione nella lista delle priorità governative. I dottorandi del Politecnico si associano inoltre alla campagna condotta dall’ADI, Associazione Italiana Dottorandi e Dottori di Ricerca, per la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca. Chiedono quindi una formazione più strutturata, un avvio alla ricerca più sistematizzato, maggiori connessioni con gruppi di ricerca esteri e maggiori contatti con il mondo delle industrie. I dottorandi, da parte loro, si impegnano a prestare maggiore ascolto ai bisogni dell’industria, e a portare in università la voglia di cambiare, insieme, il futuro della nostra città e del Paese. La formazione e la ricerca sono pilastri portanti per costruire una società virtuosa, soprattutto in un periodo di criticità quale è questo. Anche in quest’ottica ribadiamo il ruolo sociale di un’università pubblica e la necessità di fare investimenti economici in questo senso, ma non solo: • è necessario che sia garantito e potenziato il diritto allo studio attraverso finanziamenti agli studenti meritevoli e tramite un criterio di tassazione più equo, magari basato su una fasciazione continua o tramite un coefficiente di reddito. Anche questo è in contrasto con le scelte del nuovo DDL dove la gestione e l'impostazione data al diritto allo studio, orientato verso criteri quali i prestiti d'onore, collidono con il concetto stesso di Università come luogo di formazione dei saperi liberi e non legati a logiche di mera monetizzazione; • Investire nella formazione superiore significa investire nel futuro e fornire un miglioramento a tutto il sistema sociale non solo creando ottimi professionisti ma educando e formando delle persone competenti; • anche in questi termini è necessario andare al di là dei rigidi parametri numerici delle leggi vigenti e ascoltare il forte malcontento instauratosi nelle università italiane alla luce del disegno di legge. Riteniamo, come studenti, che l’università debba essere luogo di crescita, formazione e dialogo, al di là dei soli valori dell’eccellenza e della economia. Occorre quindi una consapevolezza complessiva della fondamentale importanza del sistema universitario e dei delicati ruoli che esso svolge; noi studenti siamo pronti a portare proposte concrete e implementare un dialogo già attivo ma che può ancora migliorare. Grazie per l’attenzione Luca Bazzano

mercoledì 11 novembre 2009

Assemblea degli studenti del Poli su pronunciamento del CUN


http://www.targatocn.it

Al Politecnico di Torino, sede di Mondovì, dove è ancora in corso l'occupazione da parte degli studenti che si oppongono alla chiusura della stessa, davanti ad una folta platea è stata illustrata nel dettaglio la risposta data dal CUN (Consiglio Universitario Nazionale) alla circolare ministeriale 160 del 4 settembre scorso sulla razionalizzazione e qualificazione dell'offerta formativa "finalizzate all’adozione di misure idonee alla ottimizzazione del sistema universitario ed alla maggiore qualificazione dell’offerta formativa".

Il parere espresso dal CUN è negativo, anzi, una vera bocciatura. Non si sa, al momento, quali potranno essere le ricadute del pronunciamento, categorico nell'esprimere forte preoccupazione in ordine "agli effetti negativi e distorsivi che l’applicazione integrale delle norme proposte nella nota del 4 settembre 2009, prot. 160, comporterebbe sulla qualità dell’offerta formativa, e segnala contestualmente l’inefficacia di buona parte di esse ai fini della qualificazione dell’offerta formativa e dell’accreditamento dei corsi di studio". Di sicuro il Ministro Gelmini, che per prima aveva chiesto al CUN di esprimere un'opinione a riguardo della circolare, non potrà non tenerne conto.

Domani, per l'inaugurazione dell'Anno Accademico, sarà presente a Torino anche una piccola delegazione di studenti del Politecnico monregalese. L'appuntamento è alle 10 in corso Duca degli Abruzzi, per poi dirigersi presso la sede del Politecnico di Torino e assistere alla manifestazione ma, come dicono gli stessi studenti, senza creare disturbo o boicottare l'evento in alcun modo.

B. S.

"Il Consiglio universitario boccia la circolare Gelmini", gli studenti del Politecnico di Mondovì mercoledì parleranno a Torino per salvare la sede

IL RAPPRESENTANTE MONREGALESE BAZZANO:
"RICHIEDEREMO ORA AL NOSTRO ATENEO DI RIVEDERE ALCUNE DECISIONI PRESE DAL SENATO ACCADEMICO"



MARCO TURCO - La “nota” del ministro Maria Stella Gelmini non può essere applicata integralmente: i suoi effetti sono “negativi e distorsivi”. Così il Consiglio universitario nazionale boccia il taglio della didattica negli atenei.


Mercoledì mattina gli studenti di Mondovì saranno all’inaugurazione del nuovo Anno accademico, dove faranno sentire le loro rimostranze. Da settimane ormai occupano per protesta la sede del Poli.

E avranno modo di portare la loro voce davanti ai presenti: sarà il rappresentante monregalese in Senato Accademico, Luca Bazzano, a tenere il discorso riservato agli studenti. «Per ribadire – ci dice Bazzano – la nostra forte critica alle politiche del Governo iniziate un anno fa con la 133 e approdate alla circolare della Gelmini, che imprimono insostenibili tagli alle Università pubbliche andando nella direzione sempre più netta della privatizzazione. Richiederemo al Politecnico (che è stato il primo Ateneo ad applicare questa norma) di rivedere alcune decisioni prese dal Senato Accademico, ribadendo anche quanto sia necessario un maggior dialogo col territorio e con gli studenti».

Proprio in questi giorni è poi arrivata la risposta del Cun con il parere sull’ultima circolare del ministro Gelmini: quella nota che fissa i “paletti” per il taglio della didattica. «Il Cun esprime la propria forte preoccupazione – si legge nel documento – in ordine agli effetti negativi e distorsivi che l’applicazione integrale delle norme proposte nella nota del 4 settembre 2009, prot. 160, comporterebbe sulla qualità dell’offerta formativa, e segnala contestualmente l’inefficacia di buona parte di esse ai fini della qualificazione dell’offerta formativa e dell’accreditamento dei corsi di studio».

Fatta salva la condivisione dell’esigenza di adottare provvedimenti volti alla razionalizzazione e qualificazione dell’offerta formativa, il Cun smentisce, numeri alla mano, il parere secondo cui oggi si sia in presenza di un surplus di corsi di studio. Non solo: «si rileva che, se l’obiettivo è quello di intervenire al fine di razionalizzare e qualificare l’offerta formativa, appaiono del tutto immotivate le deroghe previste per le Università non statali che di tale sistema fanno parte; si valuta negativamente l’ipotesi che i provvedimenti annunciati vadano a colpire i corsi di studio con pochi studenti in maniera indifferenziata e con riferimento al solo dato numerico, senza entrare nel merito della loro rilevanza per il sistema paese».

Infine: «Il Cun richiama l’attenzione sul fatto che, anche alla luce dell’esperienza recente, cercare di indirizzare il comportamento degli Atenei soltanto stabilendo vincoli numerici ha spesso prodotto un rispetto puramente formale delle regole e ha causato effetti distorsivi, opposti a quelli che i provvedimenti si proponevano, con grave danno per gli studenti e per il sistema».

lunedì 9 novembre 2009

Approvato dal CUN un parere sulla nota del MIUR del 4 settembre

Il parere (link al documento) approvato dal Consiglio Universitario Nazionale, nella giornata del 5 novembre 2009, sulla nota del Ministro Gelmini del 4 settembre 2009, contiene molti ed importanti spunti interessanti.
Infatti, fatta salva la condivisione dell’esigenza di adottare provvedimenti volti alla razionalizzazione e qualificazione dell’offerta formativa nella prospettiva dell’accreditamento, il CUN, oltre a smentire, numeri alla mano, che non si è in presenza di una proliferazione abnorme di corsi di studio, esprime numerose riserve sui percorsi che in quella nota si ipotizzano:
  • preoccupazione per la qualità dell’offerta formativa
  • impostazione fortemente dirigista e centralista
  • perseguimento di obiettivi di riduzione della spesa e non già di razionalizzazione e qualificazione
  • analisi solo quantitativa e non qualitativa sui corsi di studio
e questi sono solo alcuni dei punti evidenziati dal parere del CUN.
Sulla base delle proprie osservazioni il Consiglio Universitario Nazionale suggerisce quindi un cambio nell’impostazione del documento, adottando criteri più semplici ed efficaci.

Inaugurazione Anno Accademico: studenti del Poli a Torino

Da TargatoCN.it

Continuano le agitazioni degli studenti del Politecnico di Mondovì, che mercoledì 11 novembre saranno a Torino in occasione dell'inaugurazione del nuovo Anno Accademico. Obiettivo degli studenti che ormai da settimane occupano la sede monregalese del Poli, quello di farsi sentire e far notare la loro presenza, in modo pacifico, caratteristica che ha sempre contraddistinto il loro operato, anche nei momenti più concitati della protesta, ma deciso.

Per spiegare il senso della loro presenza a Torino, gli studenti del Poli, domani alle 13.15, incontreranno la stampa. Nel corso della conferenza leggeranno anche il parere espresso dal CUN (Consiglio Univeristario Nazionale) sul ddl di riforma del sistema univeristario ad opera del Ministro Maria Stella Gelmini. Il CUN, cui lo stesso Ministro si sarebbe rivolto per avere un'opinione a riguardo, avrebbe nettamente bocciato i contenuti della riforma.

Da PIEMONTE INFORMA: tema del decentramento universitario

L’assessore regionale all’Università, Andrea Bairati, ha scritto una lettera al rettore dell’Università di Torino, Ezio Pelizzetti, per chiedergli, quale presidente pro tempore del Comitato regionale di coordinamento universitario, l’anticipo della prossima riunione prevista per la fine di gennaio 2010.
“Alla luce del recente dibattito sul decentramento universitario - sostiene Bairati - credo sia opportuno convocare quanto prima il Co.Re.Co, dove sono seduti i quattro rettori, il sottoscritto e gli studenti eletti negli organi di rappresentanza. Secondo l’articolo 2 del decreto del presidente della Repubblica 27 gennaio 1998 n.25, sono strumenti e modalità della programmazione dei sistemi universitari l’istituzione, la soppressione o la trasformazione di corsi, facoltà o atenei. È per questo motivo che credo si debba aggiungere all’ordine del giorno del Co.Re.Co un punto per adempiere ai nostri compiti, esprimendo un parere motivato sulla programmazione e sull’utilizzazione delle strutture universitarie. Ritengo dunque opportuno che, nel rispetto della normativa, il rettore del Politecnico di Torino presenti al Co.Re.Co l’istanza di soppressione dei corsi e ne richieda un parere”.
Nel corso dell’intervento svolto il 3 novembre in Consiglio regionale, Bairati ha inoltre ribadito: “Non vogliamo entrare nella legittima autonomia di deliberazione del Politecnico: mi auguro però che si possa discutere con il professor Profumo di un atto che non riguarda solo il Politecnico ma tutto il sistema universitario piemontese. Infatti, saranno da affrontare con urgenza anche materie esclusive di competenza regionale, come il diritto allo studio. Vogliamo garantire a tutti gli studenti iscritti nel nostro territorio la continuità dei servizi che fino a oggi l’Edisu Piemonte ha garantito”.

Gelmini: «Più risorse ai poli avanzati»

Da Ilsole24ore.com


Nel terzo millennio la ricerca si fa in squadra. Ed è proprio per questo che il ministro per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Mariastella Gelmini, inserirà nel nuovo piano il concetto di «costellazione di imprese».

-Ministro Gelmini, nelle classifiche internazionali l'Italia risulta in coda nelle spese di ricerca misurate come percentuale del Prodotto interno lordo. Con quali effetti sul nostro sistema produttivo?
La ricerca è un fattore essenziale per sviluppo e occupazione. La riforma universitaria, basata sulla promozione dei giovani e sul merito, fa parte di questa strategia. Senza promuovere l'eccellenza e la concentrazione delle risorse nei poli avanzati, non è possibile pensare di raggiungere gli obiettivi di Lisbona per la ricerca Ue, che prevede per l'Italia di investire il 2,5% del Pil.

-Gli economisti più attenti sostengono che le aziende, specie le Pmi dei distretti, fanno moltissima innovazione incrementale, sul modello giapponese del kaizen, che viene sistematicamente incorporata nel prodotto finale. In sostanza parecchia ricerca effettuata dall'Italia non risulta formalizzata anche perché le statistiche tengono conto solo di quella dei grandi gruppi, in laboratorio. Che cosa ne pensa?
Siamo un paese dove l'innovazione è diffusa molto più capillarmente di quanto l'Ocse non riesca a valutare. Si pensi alle eccellenze nella fisica nucleare, nell'aerospaziale o nella tutela del patrimonio culturale per le quali siamo al top nel mondo.

-Che cosa prevede il nuovo programma nazionale in gestazione?
Il piano della ricerca tiene fortemente conto del tessuto connettivo italiano coinvolgendo l'industria nel processo di definizione degli obiettivi. La creatività è un elemento del patrimonio genetico delle Pmi e l'innovazione è parte fondativa della nostra imprenditorialità. Lo sforzo che sto facendo è quello di favorire l'aggregazione delle Pmi per meglio affrontare le sfide della competitività internazionale, creando massa critica in termini patrimoniali ed economici.

-Che obiettivi specifici si è data?
Nella definizione delle priorità del prossimo bando sulla ricerca industriale del piano operativo nazionale di ricerca è stato elaborato per la prima volta il concetto di "costellazione di imprese", proprio in attuazione di una strategia di squadra.

-L'Italia, come accennato, ha numerosi esempi di eccellenza, specie nell'innovazione dei settori chiave della nostra industria: le 4 A (arredamento, automazione, agroalimentare, abbigliamento) si fanno rispettare in tutto il mondo. Come si spiega tutto questo?
Non è affatto una contraddizione. Esistono, come dicevo, molte altre eccellenze della nostra ricerca, al di là dei distretti. Il lavoro che sto portando avanti è quello di valorizzarle tutte il più possibile, evitando la polverizzazione delle risorse, anche per poter essere più competitivi nella Ue ed attingere così più efficacemente ai fondi europei. Ho voluto la ricostituzione della direzione generale per l'Internazionalizzazione della ricerca come un segnale molto chiaro in tal senso.

-Il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, propone (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) un piano Marshall della ricerca per l'economia. Che cosa ne pensa?
Il rettore Profumo ha ragione a parlare della necessità di un programma d'azione forte su questo tema. Ma, a differenza del piano Marshall, che aveva aiuti stranieri, il mio piano nazionale, ormai in dirittura d'arrivo, mira a ottimizzare l'uso delle risorse nazionali e ad attrarre il massimo delle risorse Ue.

-Quali sono i fondi che pensa di mettere a disposizione del sistema?
Su questo punto ho il sostegno della conferenza dei Rettori che ha compreso e sostiene la mia strategia dell'internazionalizzazione. Il programma quadro Ue vale 50 miliardi. Il prossimo, a partire dal 2013, sarà di oltre 100 miliardi. L'Italia parteciperà attivamente sia alla seconda fase del programma in corso sia alla definizione delle priorità dell'ottavo per costruire bandi il più possibile vicini alle priorità e alle eccellenze della ricerca italiana e migliorare quindi la nostra competitività internazionale.

-Quali sono le novità del programma nazionale della ricerca 2009-2013?
La promozione delle eccellenze è uno dei principi guida, insieme all'aggregazione delle risorse intorno a questi poli, alla promozione dei talenti e all'internazionalizzazione. Per la definizione delle priorità abbiamo voluto il massimo coinvolgimento degli altri ministeri, delle regioni, delle università, degli enti pubblici di ricerca, dell'industria e delle parti sociali.

-Come pensate di andare incontro alle richieste delle imprese?
Le aziende attraversano un momento difficile. La soluzione non sono gli aiuti a pioggia, bensì la collaborazione nella definizione di obiettivi più ambiziosi che rilancino l'innovazione come volano economico del paese.

-Che cosa si può fare per evitare altre delusioni tipo click day sul credito d'imposta alla ricerca?
Stiamo lavorando, insieme ai ministeri dell'Economia e delle Finanze e dello Sviluppo economico, titolari di tale competenza, per trovare la maggiori forme possibili di incentivo che favoriscano gli investimenti privati. Si tratta di un work in progress che deve tener conto di tutte le necessità economiche del paese e che costituisce per me una priorità assoluta.

venerdì 6 novembre 2009

INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 2009/2010

Mercoledì 11 novembre - Aula Magna “G. Agnelli” - ore 11
Cerimonia (ad invito e trasmessa in modalità streaming dalle aule 1 e 3 e su www.polito.it)


INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 2009/2010
Relazione di Francesco Profumo, Rettore
Indirizzo di saluto di studenti e personale tecnico amministrativo
Intervento di John Elkann, Vice Presidente Gruppo Fiat
Prolusione sul tema “Città e saperi scientifici e sociali: vita e crisi delle parole” di Carlo Olmo, Ordinario di Storia dell’Architettura presso il Politecnico di Torino
Dall’homo faber alla knowledge factory, dalla fabbrica del tangibile a quella dell’intangibile: l’invisibile forza del sapere è sempre più presente nei prodotti, nei servizi e ancor più nelle persone che governano imprese ed istituzioni.Il sapere nelle organizzazioni è oggi un valore strategico e costituisce un fattore competitivo nell’attrarre talenti e risorse sul territorio.La tradizione politecnica, da 150 anni, interpreta il collegamento fra il mondo delle idee e la dimensione del fare, anticipando l’ibridazione dei saperi e l’integrazione di culture diverse per una crescita armonica e sostenibile della società.

giovedì 5 novembre 2009

Sindaci hanno manifestato a Torino per difendere il Poli

Oltre trenta i primi cittadini della Granda che questa mattina, rispondendo all’invito del sindaco di Mondovì, Stefano Viglione, sono intervenuti alla manifestazione di protesta contro la chiusura delle sedi decentrate regionali del Politecnico organizzata davanti all’ingresso dell’ateneo a Torino. Una rappresentanza nutrita e partecipata della comunità monregalese e cebana, alla quale si sono unite, in spirito di solidarietà, anche le Amministrazioni di Cuneo (con l’assessore Spedale) e Savigliano (con l’assessore Piola), dove sono presenti altri decentramenti universitari della nostra provincia: “Voglio ringraziare i colleghi sindaci che anche in questa occasione non hanno fatto mancare il proprio sostegno – ha detto Viglione – testimoniando da un lato come il Politecnico sia davvero una risorsa di tutta la comunità e dall’altro la capacità del territorio monregalese e cebano di essere coeso e di saper lavorare insieme”. Una manifestazione di dissenso, come ha spiegato Viglione, “per impedire che cali un velo di silenzio sul provvedimento di soppressione dei corsi di laurea del polo cuneese del Politecnico da parte del Senato Accademico, provvedimento che è purtroppo in linea con un inaccettabile processo di costante depauperamento di risorse e servizi a discapito dei territori provinciali ed a favore di un sempre più diffuso torino-centrismo”.

Uniti mano per mano, i sindaci hanno formato un simbolico “cordone tricolore” davanti all’ingresso del Politecnico torinese, portando all’attenzione di studenti, docenti e passanti la “voglia di resistere” del territorio contro un provvedimento giudicato iniquo, arbitrario e penalizzante: “abbiamo consegnato al pro-rettore Gilli – ha aggiunto Viglione – la richiesta della nostra comunità perchè venga istituito un tavolo di concertazione ai massimi livelli con la presenza del Ministero dell’Istruzione, della Regione Piemonte e del Politecnico di Torino, e con il coinvolgimento di tutti gli Enti del territorio della provincia di Cuneo interessati: un tavolo di lavoro per trovare insieme soluzioni utili a scongiurare la chiusura della sede di Mondovì del Politecnico. Dopo i giorni della protesta, oggi deve essere il giorno delle proposte e ci auguriamo perciò che a breve la nostra istanza trovi positivo accoglimento”.

Mondovì: Politecnico, si riunisce la 'commissione strategia'

Oggi a Torino si riunirà la 'commissione strategia per l'offerta formativa': saranno presenti i presidi di tutte le facoltà del Politecnico di Torino e i rappresentanti degli studenti in Senato Accedemico e, per l’ennesima volta in queste settimane, si discuterà della riforma della didattica in atto nell'ateneo torinese. Ieri, intanto, il territorio ha nuovamente manifestato il suo dissenso nei confronti dello smantellamento della didattica nella sede di Mondovì: una delegazione di una trentina di sindaci dal monregalese e del cebano a cui si sono unite, in spirito di solidarietà, anche le Amministrazioni di Cuneo (con l’assessore alla cultura Alessandro Spedale) e Savigliano (con l’assessore Gianpiero Piola) - dove sono presenti altri decentramenti universitari della nostra provincia - ha manifestato di fronte alla sede torinese del Politecnico.


Abbiamo consegnato al pro-rettore Gilli – ha dichiarato il Sindaco Stefano Viglione – la richiesta della nostra comunità perchè venga istituito un tavolo di concertazione ai massimi livelli con la presenza del Ministero dell’Istruzione, della Regione Piemonte e del Politecnico di Torino, e con il coinvolgimento di tutti gli Enti del territorio della provincia di Cuneo interessati: un tavolo di lavoro per trovare insieme soluzioni utili a scongiurare la chiusura della sede di Mondovì del Politecnico. Dopo i giorni della protesta, oggi deve essere il giorno delle proposte e ci auguriamo perciò che a breve la nostra istanza trovi positivo accoglimento”. In tal senso, ieri si è anche riunito il Consiglio di facoltà di Architettura II, presenti il preside della facoltà Rocco Curto, i professori di Torino e Mondovì, i rappresentanti degli studenti (per Mondovì Giovanni Gasco e Giacomo Nasi). Si è parlato del nuovo piano formativo della laurea triennale che sarà interfacoltà tra Architettura I e II per cui sono previsti esami con moduli da sei crediti, con grandi Atelier pluridisciplinari. L'attuale corso di studi in Architettura per l'ambiente e paesaggio (ad oggi attivo nella sede monregalese) rimarrà attivo ma presso la sede di Torino e cambiando nome. Decisioni definitive verranno probabilmente prese nel prossimo consiglio di facoltà: gli studenti intanto si sono impegnati a rivedere questo piano formativo e a proporne uno alternativo.

Intanto l’Aquis, Associazione per la qualità delle università italiane statali, di cui fa parte anche il Politecnico di Torino, rilascia dichiarazioni di fuoco all’indirizzo del Ministro Gelmini: “La politica di tagli indiscriminati del finanziamento pubblico per l'università é in evidente e vistosa controtendenza rispetto a quanto avviene in questo momento storico nei Paesi europei a noi più vicini non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista storico-culturale e socio-economico, come Francia, Spagna e Repubblica Federale Tedesca, dove i Governi stanno realizzando azioni importanti di rifinanziamento mirato dei rispettivi sistemi universitari” e ancora “non è in alcun modo pensabile poter realizzare operazioni di redistribuzione su base 'qualitativa' con risorse pesantemente decrescenti”.

mercoledì 4 novembre 2009

«Il governo ha confermato i tagli E gli atenei aumenteranno le tasse»

da Ilgiornaledivicenza.it

UNIVERSITÀ. Un documento dei rettori aderenti ad Aquis (tra cui Padova e Verona) risponde al Ddl del ministro Gelmini
«La sua politica è contraddittoria I nostri bilanci restano in rosso»


PADOVA
Con le attuali previsioni di finanziamento, molte università si troveranno con i bilanci in forte deficit, con la conseguente necessità di aumentare le tasse per gli studenti. È quanto affermano i rettori delle università aderenti ad Aquis, in un appello al Presidente della Repubblica, al Governo, al Parlamento per salvare il sistema delle università pubbliche in Italia e per non «uscire definitivamente dall'area europea della formazione superiore».
L'Aquis è l'Associazione per la qualità delle università italiane statali, che riunisce gli atenei di Bologna, Chieti-Pescara, della Calabria, Catania, del Salento (Lecce), Milano Bicocca, Modena e Reggio Emilia, Padova (di cui è rettore Giuseppe Zaccaria) Politecnico delle Marche, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Roma Tor Vergata, Trento, Verona (di cui è rettore Alessandro Mazzucco).
I rettori, che pure hanno apprezzato la volontà dimostrata dal ministro Gelmini con il ddl di riforma e che sono disponibili ad una «discussione serena e priva di pregiudiziali», avvertono che «si troveranno nella necessità di presentare per il 2010 bilanci di previsione con deficit previsti e dichiarati di consistente entità, rispetto ai quali occorrerà predisporre piani di rientro pluriennali che obbligheranno ad una ulteriore contrazione della spesa distribuita sui bilanci dei prossimi anni».
«In assenza di una correzione della linea politica del Governo sul finanziamento alle università, che riduca in modo consistente i tagli al fondo di finanziamento ordinario - è detto nell'appello - sarà necessario per gli atenei procedere a deliberare sensibili aumenti della contribuzione studentesca».
Inoltre, i rettori aderenti ad Aquis rilevano come la «politica di tagli indiscriminati del finanziamento pubblico per l'università sia in evidente e vistosa controtendenza rispetto a quanto avviene in questo momento storico nei Paesi europei a noi più vicini non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista storico-culturale e socio-economico, come Francia, Spagna e Repubblica Federale Tedesca, dove i Governi stanno realizzando azioni importanti di rifinanziamento mirato dei rispettivi sistemi universitari».
I rettori fanno presente che la politica del governo è contraddittoria: da un lato si afferma la necessità «di introdurre forme di attribuzione con carattere premiale di parte dei fondi pubblici sulla base di una valutazione dei risultati», ma dall'altro «non è in alcun modo pensabile poter realizzare operazioni di redistribuzione su base "qualitativa" con risorse pesantemente decrescenti».
«Si riduce l'impegno del Paese nella formazione superiore».

Oggi i sindaci del territorio a Torino per il Politecnico

http://www.targatocn.it/it/zone_mo.php

Una nuova iniziativa, l’ennesima in queste settimane, promossa dal sindaco di Mondovì, Stefano Viglione, a sostegno della ‘sopravvivenza’ della sede decentrata del Politecnico provinciale: questa mattina sono i primi cittadini del Monregalese e del Cebano – insieme a Cuneo e Savigliano, anch’esse sedi di decentramenti - a far sentire la propria voce ai vertici dell’Ateneo torinese, manifestando con la fascia tricolore davanti all’ingresso del Politecnico di Torino in corso Duca degli Abruzzi. “Un’iniziativa – ha osservato Viglione – che ha l’obiettivo di non permettere, come probabilmente auspica il Rettore, che sull’argomento cali un velo di silenzio, dopo i giorni delle proteste e delle proposte. Vogliamo far sentire la voce del territorio, far capire una volta di più a chi con ostinazione e irremovibilità ci vuole togliere il Poli che esso è un pezzo della nostra società e della nostra terra. Noi non vogliamo che ciò accada e perciò vogliamo fare squadra per dire no ad un 'torino-centrismo' sempre più diffuso ed opporci a qualunque tentativo di sottrarre servizi al territorio: oggi, infatti, si tratta del Politecnico, domani potrebbe toccare agli ospedali, ai tribunali, alle poste, alle scuole...”.

UNIVERSITA': POLITECNICO TORINO MANTERRA' SEDE DI VERRES

(ANSA) - AOSTA, 3 NOV - Con la decisione del Ministero dell'istruzione di ridurre le ore di didattica del Politecnico a discapito delle lezioni nelle sedi distaccate era infatti stato paventato il rischio di una chiusura della sede decentrata. Un'ipotesi che a questo punto cade.

"Ciò che è attivo oggi - ha spiegato ancora Rollandin - resta. I piani di studio già attuati non subiranno alcuna modifica mentre quelli che prenderanno il via dal 2010 verranno svolti sfruttando tutte le modalità previste in ambito universitario". Ciò si tradurrà con la trasformazione delle lezioni in videoconferenze in collegamento con Torino: "Questo

- ha aggiunto Rollandin - permetterà di mantenere un elevato
livello nella didattica e consentirà, in prospettiva, di ipotizzare l'attivazione delle lauree specialistiche di secondo livello, fermo restando che a Verres rimarranno operativi i laboratori e quindi anche gli stessi studenti".

Nuovi sviluppi sono prospettati anche dal rettore Profumo che ha annunciato: "Restano tutte le condizioni per creare in Valle d'Aosta un forte polo tecnologico dove l'alta formazione incontra la ricerca applicata e le imprese. Anche per questo il nostro impegno a Verres è destinato a intensificarsi: accanto alla specializzazione legata alla meccatronica siamo intenzionati a sviluppare quella relativa alla sorveglianza ambientale e quella legata all'energia".

Rollandin ha infine puntualizzato: "Il Politecnico, seguendo le indicazioni ministeriali, può erogare 100 mila ore di didattica. Attualmente le ore di lezione sono 180 mila tra sede centrale e sedi distaccate. Il mantenimento della didattica nell'università di Verres è quindi legato a questo problema e non a una questione finanziaria. Voglio quindi ricordare che il finanziamento della sede verreziese è coperto solo per il 40% da risorse statali". (ANSA).

lunedì 2 novembre 2009

La nuova Offerta Formativa 2010/2011

Da www.polito.it

Il Senato Accademico nella seduta del 21 ottobre scorso ha approvato le linee guida per la progettazione dell’offerta formativa per l’Anno Accademico 2010/2011, in accordo con la disciplina dettata dal DM 270 e con le successive indicazioni contenute della nota del MIUR prot. 160. Il piano approvato dal Senato si propone di coniugare sostenibilità e qualità della didattica, attraverso la ridefinizione completa dei percorsi triennali e di Laurea Magistrale, la valorizzazione delle sedi decentrate in termini di ricerca, trasferimento tecnologico e servizi, il rafforzamento delle politiche di internazionalizzazione, l’applicazione di paradigmi adeguati ai diversi segmenti formativi e la sperimentazione di nuove tecnologie.

L’offerta per la Laurea Triennale nel prossimo Anno Accademico sarà così articolata:
Laurea triennale
Ingegneria: 1° anno comune per 55 crediti (Analisi I, Chimica, Inglese, Geometria, Fisica I, Informatica, Scienze umane/Economia)
2° anno organizzato per aree disciplinari (Industriale, Ambientale/Civile/Edile, Informazione, Gestionale)
3° anno differenziato per corso di laurea
Architettura: Laurea interfacoltà in Architettura
Lauree in Disegno industriale e Pianificazione e Urbanistica.

Le Lauree Magistrali sono state riprogettate, conservando e valorizzando la varietà dell’offerta formativa, con particolare attenzione alle aree culturali emergenti e interdisciplinari, con elevato impatto sull’attività di ricerca.

Le scelte del Senato Accademico sono state ispirate dalle seguenti linee di indirizzo:
- La centralità degli studenti ed il ruolo di una grande università pubblica, che mira a garantire un’adeguata preparazione tecnica e professionale (fondata su una solida formazione di base) ad un congruo numero di studenti di primo livello e una preparazione di elevata qualità agli studenti della Laurea Magistrale e del Dottorato di Ricerca. Conseguentemente il Politecnico ha deciso di non ridurre il numero di studenti attraverso l’introduzione di numeri programmati per le lauree triennali, con l’eccezione dei corsi di Laurea per cui è previsto per Legge.

- La progettazione di un’offerta formativa che sappia coniugare sostenibilità e qualità, dove i Professori e i Ricercatori possano dedicare un tempo congruo alla ricerca scientifica, alla preparazione e all’approfondimento delle tematiche trattate nelle lezioni e dove si assicuri un’adeguata assistenza agli studenti, con tutorati ed esercitazioni offerti a gruppi non eccessivamente numerosi, in un campus universitario dotato di strutture appropriate (laboratori didattici e di ricerca, biblioteche, etc.) con una presenza stanziale dei docenti.

- Il proseguimento delle politiche di internazionalizzazione dell’Ateneo, che hanno portato ad un sostanziale incremento degli studenti stranieri di primo e secondo livello, raggiungendo percentuali molto al di sopra della media italiana, paragonabili a quelle delle migliori università tecniche europee, e la previsione di percorsi internazionali che conducano al titolo congiunto con una o più università straniere di prestigio per i corsi di Laurea Magistrale.

- La valorizzazione delle opportunità offerte dalle Nuove Tecnologie (Video-streaming, prodotti multimediali), che comportano un profondo ripensamento delle modalità di erogazione dell’offerta formativa con riferimento al nuovo contesto socio-culturale in cui docenti e studenti (Digital Natives) si trovano a operare, con significativi vantaggi per coloro che non hanno la possibilità di frequentare le lezioni (studenti lavoratori, fuori sede, portatori di handicap, ecc.).

Il Senato Accademico ha preso atto che i vincoli di sostenibilità non consentono margini per l’attivazione di corsi di Laurea e Laurea Magistrale presso sedi non metropolitane, ma nel contempo ha deciso di rafforzare, alla luce del piano strategico di Ateneo e delle proprie linee di indirizzo, la caratterizzazione delle sedi decentrate in termini di ricerca, trasferimento tecnologico, servizi al territorio e localizzazione di attività formative non istituzionali (Master di I e II livello) e di percorsi formativi professionalizzanti (Istituti Tecnici Superiori).

Un importante aspetto della riforma riguarderà infatti l’adozione di un nuovo modello di alta formazione, che preveda accanto ai percorsi accademici curricolari di primo, secondo e terzo livello, concentrati nella sede metropolitana, percorsi professionalizzanti post-secondari (Istituti Tecnici Superiori), rivolti ai diplomati delle Scuole Medie Superiori. Questi nuovi percorsi formativi saranno prevalentemente localizzati nelle sedi decentrate del Politecnico e verranno progettati congiuntamente dai principali attori del sistema socio-economico, in particolare dalla Regione e dagli Enti locali, dalle Imprese, dalle parti sociali e dagli Enti di formazione accreditati, dalle Scuole Superiori e dal Politecnico.
Il Senato ha conseguentemente deciso di avviare le procedure per la disattivazione della II Facoltà di Ingegneria presso la sede di Vercelli e per lo spegnimento dei corsi di Laurea e Laurea Magistrale presso le altre sedi non metropolitane, garantendo comunque in tutte le sedi adeguate modalità per il regolare completamento di tutti i corsi di studio organizzati secondo l’ordinamento 509 vigente nell’a.a. 2009/2010.

http://www.swas.polito.it/services/poli_flash/dettaglio_news.asp?id_newsletter=19&id_news=145

Gelmini e meritocrazia: col suo CV, è credibile?

Da Corriere.it

Caro Beppe,
Ho letto i tuoi giudizi sul ministro Gelmini e il commento piccato di un lettore e vorrei entrare in merito alla discussione. Ho vinto recentemente a 39 anni un concorso pubblico in Francia. Questo e’ il mio CV: diploma liceo scientifico statale 60/60, laurea in Fisica 110/110 lode, dottorato alla SISSA, 6 anni a Londra (MRC), un anno a Yale, 4 anni a Basilea e ora posto all’INSERM. 26 pubblicazioni in stampa e sono editor di un libro. Sono una mosca bianca? Assolutamente no, sono uno dei tanti, sicuramente non tra gli scienziati di punta e non mi ritengo un genio. Infatti, se guardiamo alle statistiche pubblicate dall’INSERM, il profilo degli altri vincitori e’ molto simile al mio. Tutta gente che ha fatto grandissimi sacrifici ed esperienze e superato ostacoli. La mia ambizione non e’ quella di fare il ministro, voglio fare ricerca, ma ci sono altre persone (vedi Associazione Marie Curie) che con un CV simile vorrebbero contribuire a rinnovare universita’ e ricerca in Europa. E persone che sono arrivate da qualche parte solo attraverso i loro sacrifici sono un esempio per i piu’ giovani. Ora veniamo alla Gelmini che parla di “meritocrazia”. Con il suo CV e’ credibile? Che esempio da’ ai giovani? Prendiamo due ragazze: una e’ la prima della classe, si laurea col massimo in corso, fa il dottorato e poi gira il mondo senza raccomandazioni distinguendosi ovunque per il suo lavoro. L’altra e’ bocciata, passa a fatica in una scuola privata, passa un concorso con un sotterfugio. Vi sembra normale che questa persona stia sulla poltrona che decide se la sua coetanea piu’ brava debba oppure no avere un posto a tempo indeterminato? Ma se (come la Gelmini giustamente dice) devono essere i migliori ad andare avanti, come mai lei e' ministro? Cordiali saluti,


Marco Canepari, p_artusi@virgilio.it