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giovedì 10 dicembre 2009

Fusione Torino-Milano? - L'opinione di Carlo Vincenzo Ferraro


Cari amici e colleghi,

vi invio alcune riflessioni sulla "fusione" Torino-Milano. Se vi e' piu' comodo potete leggerle sul
file allegato.

Dopo l'inaugurazione dell'anno accademico e le prime indiscrezioni sui giornali riguardo alla "fusione" con il Politecnico di Milano avevo pensato subito all'idea di inviarvi qualche elemento di riflessione, ma avevo poi soprasseduto.
Difatti il Rettore del Politecnico di Milano aveva smentito seccamente ogni accordo: in una e-mail ai dipendenti del suo Politecnico diceva di essere allibito di quanto detto dal nostro Rettore e di quanto leggeva sui giornali, di aver chiesto al nostro Rettore di non parlare di accordi raggiunti in quanto (parole sue) "non esiste uno straccio di progetto". Il tutto insieme a varie considerazioni piuttosto acri. La cosa mi e' risultata sgradevole. Il nostro Rettore e con esso tutto l'Ateneo venivano messi in pessima luce.
La smentita sembrava pero' aver confinato l'argomento nell'ambito di un "malinteso". E-mail sull'argomento erano diventate fuori luogo. In fin dei conti il nostro Rettore a noi, durante l'inaugurazione dell'anno accademico, aveva parlato soltanto di "unione e coordinamento delle forze", di "avviare un sereno dialogo di cooperazione ed alleanza scevro da ogni eccesso di reciproca diffidenza ed infondato
localismo" tutte cose ampiamente condivisibili che a me e a tanti altri lasciava intendere l'inizio di una difficile ma proficua discussione con Milano, non necessariamente finalizzata alla fusione.

Poi purtroppo e' ripreso con gran vigore sui giornali il tam tam di notizie che davano per fatto l'accordo, con i politici che cominciavano a schierarsi, comprese le ultime notizie per cui sembrerebbe che il nostro Rettore abbia dichiarato che di accordi fra noi e Milano si parla da ben 18 mesi (v. La Stampa, 2 dic. 2009) e che esista un progetto di fusione gia' sul tavolo del Ministro Tremonti (v. La Stampa, 2 dic. 2009). Alcune volte i giornali ipotizzano gia' i settori di ricerca da concentrare a Torino e a Milano (v. La Stampa, 12 nov. 2009).

Ad alcuni colleghi che alle prime avvisaglie, prima ancora della smentita del Rettore del Politecnico di Milano, mi avevano chiesto se condividessi la procedura seguita e l'esclusione dal dibattito del Senato Accademico ho risposto che alcune grandi operazioni possono anche nascere da accordi di massima dei Rettori, che poi i rispettivi Atenei perfezionano se condividono l'indirizzo
dato.

Questa apertura di credito non e' pero' illimitata e non significa che sia soddisfatto dell'evoluzione della vicenda. Ovviamente mi baso sulle informazioni che tutti abbiamo: le comunicazioni del Rettore durante l'inaugurazione dell'anno accademico e la pioggia di notizie dai giornali, tutte da verificare. Di conseguenza nel seguito il condizionale sara' d'obbligo.

Non mi e' piaciuto molto che:

In 18 mesi di trattative non si sia ritenuto opportuno trovare il tempo per fornire un minimo, almeno di informazione, o cercare un minimo di assenso almeno in Senato Accademico (ovviamente, non parlo per me che ne faccio parte da soli 2 mesi).

Sembrerebbe ci si sia spinti fino a fare proposte al Ministro Tremonti senza consultazioni interne, almeno per quanto riguarda il Politecnico di Torino. Se e' davvero cosi' i due Rettori avrebbero esautorato e scavalcato tutti gli organi istituzionali. Le sorti dei due Politecnici si sarebbero decise fuori dai Politecnici stessi.

Dopo tanta sbandierata indipendenza del Politecnico dalla politica ora si assista alla corsa dei politici a commentare l'iniziativa, con i condizionamenti che ne derivano.

Non se ne sia parlato durante la campagna elettorale per l'elezione del Rettore.

Si sappia cosa si sta proponendo solo dai giornali, a volte magari in maniera distorta rispetto alla realta'. Siamo inondati da tante e-mail ed una che ci avesse spiegato cosa accadeva l'avremmo letta volentieri.

Seppur forse tardivamente penso che anche noi del Politecnico di Torino si abbia diritto a una informazione diretta da parte del nostro Rettore che ristabilisca la verita' delle cose.

Mi fermo qui con i "dispiaceri" e le richieste e passo all'analisi del futuro che ci attende.

E' chiaro che di fusione, ora che se ne e' cominciato a parlare, discuteremo ancora a lungo. Non si puo' pensare che dopo la sfuriata mediatica cali l'oblio. E' bene prepararsi per tempo, potendone discutere cosi' piu' serenamente e con maggiore ponderazione. Occorre riflettere seriamente e chiarirsi le idee su quelli che sono gli scenari che si prospettano e ricondurre il tutto sui binari istituzionali.

Escludo che si pensi di limitare il tutto a sinergie economiche, quali la messa in comune di programmi di segreteria o di contabilita', che si possa pensare solo a programmi di ricerca europei ai quali ci si presenti uniti per aumentare le probabilita' di successo, che si vogliano solo stimolare contatti fra gruppi di ricerca dei due Atenei. Tutto cio' si puo' fare fin da ora, senza clamori e con grande efficienza, ma non si parli in tal caso di fusione.

Passiamo allora a individuare uno scenario che potremmo vedere delinearsi.

E' chiaro che una fusione e' da pensare nell'ottica delle strategie dichiarate gia' in atto: e' impensabile perseguire strategie ondivaghe, da adattare ad ogni singolo caso. Pertanto l'unico sbocco coerente sarebbe quello di una fusione integrale dei due Atenei.
Quindi unici organi di governo: un solo Senato Accademico, un solo Consiglio di Amministrazione, un solo Rettore. Un unico progetto formativo. Creando i presupposti affinche' non si ricrei la situazione delle sedi decentrate di Torino. Ed allora una sola sede, Torino o Milano, per ognuno dei corsi di studio, sicuramente per quelli a minor numerosita'. Solo in questo modo si realizzerebbero razionalizzazioni e sinergie effettive (non tagli: ne abbiamo avuti fin troppi), specializzando le
Sedi. Infine, un unico progetto per la ricerca.

Questo lo scenario che potrebbe delinearsi. Unica differenza rispetto alle vicende recenti dovrebbe essere la fine dei tagli contrabbandati a volte per razionalizzazioni e l'inizio di razionalizzazioni e sinergie vere.

Con queste prospettive ritengo indispensabile che l'Ateneo si confronti. Per bocciarle, per promuoverle a pieni voti, per indicare una via piu' equilibrata.

Il confronto deve avvenire nel rispetto della democrazia interna, della qualita' dell'offerta formativa, del diritto allo studio, della qualita' della ricerca, delle opportunita' offerte ai nostri giovani ed al personale tutto, dell'indipendenza dalla politica. Occorre un dibattito che parta dalla base per risalire poi ai vertici invertendo la tendenza in atto, che tenda a valorizzare le risorse non a ridimensionarle. Nessun ambito meglio dell'Universita', sede della cultura, e' piu'
adatto per l'esercizio della democrazia in tal senso. E' tempo che l'Ateneo si riappropri della propria capacita' di elaborare idee.

Infine e' chiaro che la portata dell'argomento e' tale da superare ampiamente il livello di una modifica dello statuto, che pur richiederebbe un referendum. Deve essere chiaro che non si dovra' fare nulla "contro" l'Ateneo. Esso deve essere molto convinto delle nuove strade imboccate. Occorrera' un referendum con maggioranze estremamente qualificate, maggiori di quelle richieste per una semplice modifica di statuto: per intenderci i favorevoli dovranno essere almeno i due terzi degli aventi diritto al voto.

Spero con questa e-mail di aver aperto il dibattito.

Cordiali saluti, buona meditazione a tutti, Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Carlo Vincenzo Ferraro

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