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giovedì 12 novembre 2009

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Attualità
Mercoledì 11 Novembre 2009 ore 18:53

A Torino, anche il Poli di Mondovì per nuovo Anno Accademico
Questa mattina, alle 11, è stato inaugurato, presso l'Aula Magna 'G. Agnelli' del Politecnico di Torino, l'Anno Accademico 2009/2010. All'evento era presente anche una delegazione della sede decentrata di Mondovì. Luca Bazzano, rappresentante degli studenti al Senato Accademico nonché studente del Poli monregalese, avrebbe dovuto leggere il suo discorso inaugurale dopo quello del Rettore Francesco Profumo del rettore e prima dell'intervento dell'ospite John Elkann. Vice Presidente Gruppo Fiat. All'ultimo momento il suo intervento è stato scalato all'ultima posizione degli interventi quando ormai tutte le autorità, i giornalisti e le televisioni se ne erano andate assieme all'ospite Elkann. Durante l'inaugurazione. un gruppo di studenti facenti parte del Collettivo Politecnico (di Torino), assieme ai precari della ricerca, ha fatto irruzione durante la cerimonia per leggere un comunicato e protestare contro il nuovo ddl e contro la mancanza di un tavolo per la conferma dei contratti con i precari. Prima dell'irruzione ci sono stati leggeri scontri con la polizia che ha cercato di evitarne l'ingresso. Gli studenti di Mondovì hanno partecipato alle manifestazioni nel cortile interno del politecnico. Pubblichiamo per intero il discorso di Luca Bazzano: Autorità, Professori, Magnifici Rettori, colleghi studenti L’inaugurazione di questo anno accademico 2009/2010 avviene in un momento estremamente delicato per il sistema universitario nazionale e per il nostro Ateneo in particolare. Ci troviamo di fronte all’applicazione di nuove norme riguardanti l’assetto del sistema universitario. In questo periodo di crisi globale, invece di investire nell’istruzione e nella ricerca, si sono effettuati i maggiori tagli proprio in questi settori. Il governo, ormai da un anno, prima con la legge 133, poi con la 1/2009 nonché con l’ultimo DDL Gelmini che si va ad approvare, sta mettendo in atto un piano di privatizzazione del sistema universitario, dando meno fondi agli atenei attraverso l’F.F.O. e permettendo agli esterni di entrare nel C.D.A. degli atenei. I rappresentanti degli studenti si sono espressi a favore della necessità di pensare ad una razionalizzazione del sistema universitario che una mala amministrazione del sistema 3+2 e dell’autonomia universitaria hanno causato. Ma una riforma di questo genere deve avvenire interloquendo con tutte le parti che compongono l’ateneo con le diverse consapevolezze che queste possono apportare, e gli studenti sono tra questi. La rigidezza con cui invece il governo persegue le sue logiche di privatizzazione dell’istruzione universitaria senza consultazione delle parti in causa e con mandato agli atenei ad adeguarsi alle leggi vigenti in tempi brevi, ci sconcerta. Il Politecnico di Torino, ha iniziato un adeguamento alle leggi vigenti in Italia, modificando la propria offerta formativa con l’intento di una razionalizzazione del proprio ateneo. Sappiamo che è necessario tenere conto, nell’ottica di questa riorganizzazione, dei rigidi parametri che sono imposti prima dalla 133/2008, poi dal D.M. 1/2009 e infine dalla Nota 160 del M.I.U.R, ma, con il presupposto di non avere sprechi, crediamo che un’università pubblica non possa basarsi esclusivamente su conteggi meramente numerici ed economici. Gli studenti ritengono quindi che il Politecnico debba prendere una posizione netta, chiara e contraria, anche alla luce del ruolo guida che sta assumendo in Italia; dovrebbe dunque chiedere che i parametri imposti dalle norme siano più elastici, visti anche i pareri dettati dalla nota del CUN del 4 novembre 2009. Il Consiglio Universitario Nazionale esprime una forte preoccupazione in ordine agli effetti negativi e distorsivi che l’applicazione integrale delle norme proposte dalla nota n° 160 del M.I.U.R. comporterebbe sulla qualità dell’offerta formativa; ribadisce inoltre l’urgenza che si cambi radicalmente impostazione tenendo in debito conto un approccio quantitativo ma coniugandolo ad una prospettiva che privilegi la qualità Alla luce di queste posizioni, viste le criticità emerse su più fronti, anche interni, nell’ultimo periodo, pur restando in un ottica di riforma e ridimensionamento della didattica gli studenti auspicano che si possano ridiscutere alcuni punti chiave delle delibere assunte dall’ultimo Senato Accademico. Le manifestazioni di disagio che sono emerse in varie occasioni in questi tempi segnalano come sia necessario che una riorganizzazione così radicale debba essere portata avanti ponderando accuratamente le scelte e ascoltando tutti i dovuti interlocutori, tra cui ovviamente gli studenti. I tagli ai poli extraurbani dovrebbero tenere in conto di un serio e accurato dialogo col territorio, andando al di là delle sole problematiche politiche ed economiche e tenendo conto degli investimenti fatti dalla società civile nel tempo. Le scelte possono solo essere effettuate con la consapevolezza che: • il 14% degli studenti che frequentano le sedi decentrate non avrebbero condotto studi universitari se queste non ci fossero state; • I dati di Almalaurea dimostrano chiaramente che per molte nostre sedi si ha un alto livello formativo, un ottima risposta dal mondo del lavoro che impiega la quasi totalità dei laureati, mentre i restanti, da quanto dichiarato da Almalaurea, continuano il loro percorso formativo con Dottorati di ricerca; • Il taglio della didattica nelle sedi decentrate non per forza corrisponde ad un miglioramento della didattica nella sede centrale. Occorrerebbe salvaguardare i progetti che hanno saputo essere incisivi sul territorio, e dove non, mantenere effettivi i dati ottenuti dall’usufrutto di una sede decentrata attiva: si tratta allora di apportare potenziamento nel diritto allo studio, di richiedere una più organica struttura di servizi allo studente, di ravvivare la ricerca ed il trasferimento tecnologico, andando a tagliare laddove davvero esistono gli sprechi o dove il tipo di formazione non è adeguata. Non si tratta quindi di difendere l’università sotto casa ma di salvaguardare ciò che c’è di buono. Nell’ottica di una pur necessaria riforma, occorre valutare con attenzione questi fattori onde evitare di tagliare dove esiste ancora nel complesso l’eccellenza. Il disagio di molti studenti che non si sentono rappresentati dovrebbe essere indicativo di come in seno ad una riforma della Governance universitaria, la partecipazione studentesca non può che essere implementata e ravvivata. L’attuale ddl proposto dal Ministro invece, va chiaramente nella direzione opposta. Riteniamo che occorra, anche in questo caso, che il Politecnico prenda una posizione chiara e di contrarietà nella quale venga ribadita l’importanza della centralità degli studenti nel sistema universitario. Anche se l’attuale peso della rappresentanza studentesca e quindi degli studenti è minimo, proprio in mancanza di una legge che sancisca la dignità e l’importanza della componente studenti all’interno degli organi di governo, le rappresentanze studentesche coinvolte, si sono sempre rese disponibili e si sono sempre impegnate a portare avanti un dialogo aperto, critico e costruttivo con le istituzioni nell’ottica di realizzare un’università migliore. I dottorandi del politecnico di Torino si associano agli studenti in questa richiesta di centralità del sistema universitario. Ribadiscono l’inaccettabilità non solo del taglio del Fondo di Finanziamento Ordinario ma il principio stesso della retrocessione nella lista delle priorità governative. I dottorandi del Politecnico si associano inoltre alla campagna condotta dall’ADI, Associazione Italiana Dottorandi e Dottori di Ricerca, per la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca. Chiedono quindi una formazione più strutturata, un avvio alla ricerca più sistematizzato, maggiori connessioni con gruppi di ricerca esteri e maggiori contatti con il mondo delle industrie. I dottorandi, da parte loro, si impegnano a prestare maggiore ascolto ai bisogni dell’industria, e a portare in università la voglia di cambiare, insieme, il futuro della nostra città e del Paese. La formazione e la ricerca sono pilastri portanti per costruire una società virtuosa, soprattutto in un periodo di criticità quale è questo. Anche in quest’ottica ribadiamo il ruolo sociale di un’università pubblica e la necessità di fare investimenti economici in questo senso, ma non solo: • è necessario che sia garantito e potenziato il diritto allo studio attraverso finanziamenti agli studenti meritevoli e tramite un criterio di tassazione più equo, magari basato su una fasciazione continua o tramite un coefficiente di reddito. Anche questo è in contrasto con le scelte del nuovo DDL dove la gestione e l'impostazione data al diritto allo studio, orientato verso criteri quali i prestiti d'onore, collidono con il concetto stesso di Università come luogo di formazione dei saperi liberi e non legati a logiche di mera monetizzazione; • Investire nella formazione superiore significa investire nel futuro e fornire un miglioramento a tutto il sistema sociale non solo creando ottimi professionisti ma educando e formando delle persone competenti; • anche in questi termini è necessario andare al di là dei rigidi parametri numerici delle leggi vigenti e ascoltare il forte malcontento instauratosi nelle università italiane alla luce del disegno di legge. Riteniamo, come studenti, che l’università debba essere luogo di crescita, formazione e dialogo, al di là dei soli valori dell’eccellenza e della economia. Occorre quindi una consapevolezza complessiva della fondamentale importanza del sistema universitario e dei delicati ruoli che esso svolge; noi studenti siamo pronti a portare proposte concrete e implementare un dialogo già attivo ma che può ancora migliorare. Grazie per l’attenzione Luca Bazzano

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