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venerdì 23 ottobre 2009

Taricco: "Politica ha dovere di pronunciarsi su Politecnico"


Pregiatissimo Prof. Profumo, ho letto, con una certa sorpresa, le interviste da lei rilasciate in data odierna su alcuni importanti quotidiani nazionali. Vi ho trovato una determinata difesa delle scelte effettuate ieri dal Senato Accademico del Politecnico e la rivendicazione di una netta visione strategica per il futuro dell’Università e del Politecnico. La 'politica', lei dice, non dovrebbe impicciarsi e dovrebbe volare più alto. Mi permetta su questo e sulle decisioni assunte ieri, sommessamente, di esprimere alcune considerazioni. Credo la politica abbia non il diritto, ma il dovere, di pronunciarsi su scelte che inevitabilmente avranno impatto sui territori e sulla formazione dei giovani di oggi e dei professionisti e di coloro che avranno responsabilità domani. Ho sempre pensato, e continuo a pensare, che sui modelli organizzativi ci sia spazio per un confronto anche perché nessuna ricetta ha certezze matematiche e garanzia di risultati assicurata. Il decentramento fu, tra le altre cose, una risposta ad un crescente intasamento universitario che permise di sperimentare un modello, sicuramente con pregi e difetti, ma che ebbe il merito, su alcuni territori, di mettere in moto dinamiche positive di sviluppo. A Mondovì, in questi anni, è cresciuta la collaborazione con il territorio. Sono stati avviati programmi di sostegno a ricerca e sperimentazione su temi connessi alle sfide dello sviluppo locale e tutto questo ha riscontrato un grande interesse coinvolgendo gli enti locali e lo stesso corpo studentesco. Credo che buttare via tutto questo, per riconcentrare tutto su Torino, sia una semplificazione che quanto meno avrebbe meritato altro approfondimento. Non ho capito se l’aver avviato una riorganizzazione del Politecnico, che in qualche misura anticipa l’emanazione formale dei provvedimenti ministeriali previsti, sia per totale condivisione degli stessi o per necessità di cogliere al balzo un’occasione. Ciò che percepisco invece, come sommamente vero è, che tutti i discorsi sull’articolazione a rete di un sistema universitario e le chiamate ad un impegno concreto dei territori e delle amministrazioni locali, suonano oggi terribilmente falsi e quasi ironici. Il dover ridurre e riaccorpare i corsi non dovrebbe automaticamente voler dire doverli portare tutti a Torino. Se è vero che si può usare la videoconferenza credo che da Mondovì si possa guardare verso Torino ma credo sia possibile anche il contrario. Di fronte ad una scelta ministeriale che di fatto taglia risorse in modo abnorme, pone parametri a detta delle stesse università inapplicabili, comporta riduzioni di personale drastiche, invece di chiedere flessibilità nella applicazione si è scelto di applicarle pedissequamente smantellando il sistema, ignorando le esigenze e le sfide del territorio. Alle richieste di questa Regione di poterne ragionare anche con il Ministero si è risposto con un sostanziale “non c’è tempo” bocciando come folli le proposte della stessa. Credo la Regione Piemonte, anche alla luce dell’impegno e della collaborazione messa in campo in questi anni, avrebbe meritato attenzione e trattamento diversi. Nella mia concezione di rispetto istituzionale vi è sicuramente consapevolezza dei ruoli di ciascuno e chiarezza sui soggetti che sono chiamati a decidere. Credo però sia giusto rimarcare l’unilateralità di una decisione che non tiene in nessun modo conto del rischio della fine di un processo che forse, non per tutte le sedi decentrate ma sicuramente per Mondovì, stava avviando sinergie positive e che era frutto di importanti investimenti del territorio a suo tempo condivisi con lo stesso Politecnico e che ora diventeranno carta straccia. Se è giusto, in generale, che ognuno risponda delle proprie scelte, credo sia vero, nel particolare, che ciò vale anche in questo caso. Scusandomi per l’intromissione, mi è comunque gradita l’occasione per porgere sinceri saluti. Mino Taricco

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