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lunedì 26 ottobre 2009

SCUOLA/ Ma perché i critici della Gelmini non parlano mai di autonomia e di curricula?

da IlSussidiario.net (Elena Ugolini)

Lo sport nazionale in Italia, si sa, è quello di parlare di cose che non si conoscono o che, perlomeno, si sono lette in modo superficiale. Anche nel caso del regolamento di riforma dei licei, approvato in prima lettura al Consiglio dei Ministri il 2 Luglio scorso, siamo perfettamente in linea con questa discutibile tradizione. Mi riferisco alle critiche contro una riforma che avrebbe il demerito di cancellare con un colpo di spugna tutte le sperimentazioni che si sono realizzate in questi anni nelle scuole facendo nascere centinaia di licei diversi, con relativi esami di stato finali.

Il nuovo regolamento segna, da questo punto di vista, un cambiamento di rotta molto importante: esisteranno quadri orari fissati a livello nazionale corrispondenti a sei licei (artistico, classico, scientifico, linguistico, scienze umane e musicale- coreutico) e “solo” sei “maturità”, ma le scuole autonome avranno la possibilità di costruire il proprio piano dell’offerta formativa con ampi margini di libertà. Su un numero medio di 27 ore settimanali nel biennio e 30 nel triennio è prevista, infatti, la possibilità di una variazione del 20% sull’orario annuale complessivo nel primo biennio e nell’ultimo anno di corso, e del 30% nel secondo biennio.

Per fare un esempio, all’interno di uno stesso Liceo Scientifico ci potrà essere una sezione con meno latino e più inglese, in un’altra si potrà cominciare lo studio della fisica dal secondo anno, in un’altra si potrà inserire lo studio di una seconda lingua straniera o di un’altra delle discipline presenti all’intero del repertorio allegato al regolamento.

L’unico vincolo generale sarà relativo al fatto che ogni singola materia presente nel quadro orario indicato a livello centrale non potrà diminuire di più del 30% nell’arco del quinquennio (art. 10 comma C).

È un principio semplice che permetterà alle scuole di valorizzare quanto di buono viene dalle sperimentazioni, le professionalità presenti nei collegi docenti e, allo stesso tempo, di fare chiarezza sul valore dei percorsi di studio proposti agli studenti. Allo Stato spetta il compito di indicare con chiarezza i risultati d’apprendimento finali e la responsabilità di verificare che tali esiti siano raggiunti, alle singole scuole, con i propri docenti, spetta il compito di individuare attraverso quali passi raggiungere quegli obiettivi.

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